-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Lo Studiolo del Palazzo Ducale di Urbino torna al suo antico splendore dopo un lungo restauro
Beni culturali
Lo Studiolo del Palazzo Ducale di Urbino riapre al pubblico, dopo la chiusura che si era registrata nel novembre 2024 a causa di interventi di restauro e di un generale riallestimento dell’ambiente, volti a conferire un nuovo aspetto alla sala. L’idea che ha presieduto i lavori è stata quella di «Offrire un Palazzo Ducale sempre più accessibile, in grado di rispondere alle moderne esigenze della museografia e di emozionare il visitatore che arriva a Urbino», come affermato dal Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.
L’obiettivo è stato quello di restituire l’unitarietà quattrocentesca dello Studiolo, affinché si avvicinasse quanto più possibile al progetto di Federico da Montefeltro, mantenendone i colori originali ed eliminando gli eccessivi orpelli ottocenteschi vi sono stati apposti. Vi è, tuttavia, un elemento di forte novità, risultato del partenariato tra la Galleria Nazionale delle Marche e il Museo del Louvre di Parigi.
Le pareti decorate da tarsie lignee ospitano 14 dei 28 ritratti appartenenti al fregio Uomini illustri del passato e del presente, opera del fammingo Giusto di Gand e Pedro Berreguete. Da ora, anche gli altri 14 corredano le pareti dello Studiolo, riunendosi all’altra metà lunga serie, grazie alle riproduzioni hi-tech dei dipinti che attualmente si trovano nel museo parigino, che ha messo a disposizione le fotografie in alta risoluzione delle opere mancanti.
Palazzo Ducale apre le porte dello studiolo contestualmente all’inaugurazione della monografica Formazione e ruolo di Cantarini nella pittura dei Seicento dedicata alla figura de Il Pesarese.

I lavori effettuati nello studiolo si inscrivono nella più ampia cornice di interventi restaurativi generali del Palazzo Ducale, con particolare attenzione per il piano nobile, appartamento del Duca. Gli interventi operati sono stati preceduti da un attento studio, da una minuziosa analisi di documentazione d’archivio, volti ad avvicinare gli spazi al loro aspetto originario. Il processo di restauro è stato curato da Luigi Gallo, in collaborazione con il funzionario architetto Francesco Primari, lo storico dell’arte Giovanni Russo e la restauratrice Giulia Papini.
Lo studio privato del Duca, collocato nel piano nobile del palazzo, è la sala più intima dell’intero complesso architettonico quattrocentesco. Un luogo raccolto, di meditazione individuale e religiosa quiete, la cui realizzazione si colloca all’incirca intorno al 1473-1476. Le decorazioni lignee che sfilano lungo le pareti della stanza, il soffitto a cassettoni dorati, realizzati entrambi a Firenze dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano e, infine, il fregio che illustrava i ventotto ritratti di Uomini illustri del passato e del presente, disposti originariamente su due registri.
Tra i personaggi raffigurati, i pensatori antichi e Dottori della Chiesa, disposti nella parete Nord: Platone, Aristotele, Tolomeo, Boezio, San Gregorio, San Girolamo, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino. Vi erano poi intellettuali antichi e moderni quali, tra gli altri, Bartolo da Sassoferrato, Pio II, Giovanni Bessarione, Alberto Magno, Sisto IV. Fu il passaggio sotto la famiglia Barberini porre fine all’unitarietà della serie. La collezione, infatti, si scisse: 14 dipinti, incorporati nella collezione del cardinale Antonio Barberini, furono acquistati dallo Stato italiano e trasferiti a Urbino nel 1934. Gli altri 14, finiti nella collezione Sciarra-Colonna, furono acquistati nel 1863 da Napoleone III e destinati al Louvre, non facendo mai ritorno in Italia.
È proprio in forza dell’unitarietà e del disegno originale che si intendono restituire che la collaborazione con il Louvre ha permesso allo spettatore di godere dell’intera serie di ritratti, grazie all’impiego di tecnologie innovative.