03 novembre 2021

‘Nu-shu. Le parole perdute delle donne’: Raffaele Curi all’Arco di Giano, Roma

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Presentato da Alda Fendi, Presidente della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, e Daniela Porro, Soprintendente Speciale, Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, 'Nu-shu. Le parole perdute delle donne' si svolgerà il 5 novembre

Nu-shu di Raffaele Curi - Fondazione Alda Fendi-Esperimenti © Fondazione Alda Fendi

Le parole perdute delle donne è il nuovo esperimento di Raffaele Curi presentato dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e pensato per celebrare la riapertura, dopo ventotto anni, dell’Arco di Giano a Roma, con la Soprintendenza speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma diretta da Daniela Porro.

«I temi della presa di parola e dell’autodeterminazione delle donne sono al centro dell’action di Raffaele Curi, che lancia un invito a scardinare le logiche opprimenti della violenza di genere, al di là dei secoli e delle culture», hanno spiegato gli organizzatori.

L’action si svolgerà il 5 novembre alle 21.15 e si ripeterà alle 21.45, all’interno della cancellata all’Arco di Giano, in via di San Giovanni Decollato, a Roma. La partecipazione è gratuita, nel rispetto della normativa anti-Covid.

Nu-shu di Raffaele Curi – Fondazione Alda Fendi-Esperimenti © Fondazione Alda Fendi

L’action: 9 minuti contro la violenza di genere

«Raffaele Curi ammalia i suoi spettatori e li porta su un piano riflessivo, mescolando i segni dell’arte con i temi dell’attualità più incalzante. NU-SHU – Le parole perdute delle donne è un’action con le caratteristiche visionarie delle discipline dello spettacolo, della durata di nove minuti.
Il Nu-shu è l’unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto sviluppato in Cina tanto tempo fa dalle donne del popolo Yao, e da loro tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini. Cantato nelle riunioni delle donne o ricamato sui vestiti come una decorazione, il Nu-shu è un atto di ribellione alle imposizioni di una società maschilista che esclude le donne dalla vita pubblica; è riappropriazione di uno spazio vitale di esistenza che fa della parola uno strumento di libertà e di liberazione dall’uomo», hanno proseguito gli organizzatori.

Nu-shu di Raffaele Curi – Fondazione Alda Fendi-Esperimenti © Fondazione Alda Fendi

«All’interno della cancellata dell’Arco di Giano, – hanno precisato – settanta sontuosi kimono nuziali in seta bianca, frutto di una lunga ricerca condotta in Cina da Alda Fendi, evocano la presenza e le storie di altrettante donne, chiamate da Raffaele Curi a svelare al pubblico il loro volto e la forza della loro voce sulle note dell’aria Je veux vivre dans le rêve tratta da Romeo et Juliette di Charles Gounod, nella versione del soprano Nadine Sierra, fino all’accendersi della luna, simbolo dell’affascinante, ciclico mistero delle donne. L’unico a movimentare la scena sarà un uomo. Un atto di denuncia dei meccanismi culturali che sfociano nel femminicidio, quello firmato da Curi, che definisce questa sua action come una “carezza per le donne”: ovvero un invito a ritrovare la propria voce per denunciare ogni sopruso e un monito a educare le nuove generazioni fin dalla più tenera età, per scardinare la catena dell’odio nascosta dietro un’idea malsana di amore, che in realtà è possesso, prevaricazione e disconoscimento della dignità femminile».

Nu-shu di Raffaele Curi – Fondazione Alda Fendi-Esperimenti © Fondazione Alda Fendi

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