14 dicembre 2019

A Riga, l’arte contemporanea fiorisce con la Biennale: ecco temi e artisti

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Arrivata alla seconda edizione, la Biennale d’arte contemporanea di Riga sembra voler fare sul serio, con produzioni nuove e nomi importanti. C’è anche un italiano

Alex Baczynski-Jenkins, Until a thousand roses bloom (with Warsaw in the background), 2018, Courtesy the artist and Foksal Gallery Foundation. Photo Spyros Rennt

RIBOCA, la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Riga, una delle manifestazioni emergenti più interessanti degli ultimi tempi, ha annunciato tema e partecipanti della sua seconda edizione. And suddenly it all blossoms, e all’improvviso tutto sboccia, frase ripresa dal verso di un’opera della poetessa lettone Māra Zālīte è il titolo della seconda Biennale d’arte di Riga che, curata da Rebecca Lamarche-Vadel, si terrà dal 16 maggio all’11 ottobre 2020.

Il tempo sospeso sul Baltico

And suddenly it all blossoms. Una frase che sembra evocare una atmosfera di sospensione, quasi di magia e di incantamento, come davanti a un paesaggio bloccato sotto una pesante coltre di neve ma che, quasi da un momento all’altro, svela nuovi, sfavillanti, inaspettati colori. Situazione che, da quelle parti, deve essere piuttosto caratterizzante. Oltre che metaforica. E il richiamo alla poesia, in particolare alla daina, un componimento poetico tradizionale nella letteratura lettone, non è affatto casuale. In effetti, il progetto prende ispirazione proprio dalla storia di Riga e delle Repubbliche Baltiche, terre di guerre e crisi economiche, occupazioni e moti di indipendenza.

Perché, al di là dei traumi, la solidarietà tra esseri umani è stata il sentimento che è resistito a tutte le stagioni, anche a quelle più dure. Il senso è quello della rinascita, per offrire nuove alternative alle visioni cinicamente apocalittiche dei sovranismi e dei nazionalismi di ogni genere che stanno imperversando per l’Europa.

Gli artisti che parteciperanno alla Biennale di Riga 2020

Per questa edizione 2020, la Biennale d’arte contemporanea di Riga presterà attenzione alle voci, ai gesti, ai ritmi che sono stati taciuti e censurati per troppo tempo, andando oltre alle categorie ereditate dal modernismo e invitando artisti provenienti da differenti esperienze. I grandi nomi non mancano. Tra i vari, segnaliamo almeno Pawel Althamer, Nina Beier, Hicham Berrada, Dora Budor, Cyprien Gaillard, Pierre Huyghe, Marguerite Humeau, Lina Lapelytė, Paul B. Preciado, Ugo Rondinone, Jaanus Samma, Tomás Saraceno, Augustas Serapinas. La maggior parte de partecipanti proviene dall’area baltica, da Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Russia, e poi da Argentina, Austria, Belgio, Croazia, Francia, Grecia, Messico, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti.

E c’è anche un italiano, Emanuele Coccia, che abbiamo sentito anche alla Milano Arch Week che, però, oltre a essere di base in Francia, è più un filosofo e uno scrittore, che un artista, se vogliamo dar peso a queste schematizzazioni dal retaggio modernista, appunto. In ogni caso, il suo contributo sarà sicuramente interessante, considerando il tema del suo ultimo saggio, pubblicato da Il Mulino, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza. Anche alla prima edizione della Biennale d’Arte di Riga, c’era un italiano: Danilo Correale.

Da notare che l’85% degli artisti invitati presenterà delle nuovi commissioni, prodotte appositamente per l’occasione e sviluppate in stretta relazione con il territorio e con le comunità di riferimento. Per tutta la durata della Biennale di Riga, verranno organizzati talk, workshop e un programma di live performance, a cura di Sofia Lemos, con la partecipazione di ricercatori e studiosi di diverse discipline.

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