28 ottobre 2021

Cristallino 2021 apre al Genius Loci e riparte dal Museo Etnografico della Romagna

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La nuova edizione di Cristallino Festival attualizza il concetto di genius loci e riparte da una doppia mostra al Museo Etnografico di Santarcangelo e da una serie di appuntamenti, fino a dicembre

Oscar Dominguez

Cristallino Festival è la piattaforma per il contemporaneo con l’obiettivo di dare risalto alle esperienze che operano nel presente, dai linguaggi visivi e a quelli performativi, dall’arte al design, alle pratiche multidisciplinari con sede in Romagna. Ormai giunto alla sua decima edizione, Cristallino ha intrecciato un dialogo intensivo con il territorio in cui è nato e cresciuto, realizzando formule innovative per la diffusione e la conoscenza del panorama contemporaneo, a partire dai luoghi concreti in cui la cultura diventa generativa: officine, spazi indipendenti, atelier. Mai come in questa occasione il concetto di “ritorno a casa” è stato centrale. Cristallino Festival si è infatti insediato, dal 23 ottobre 2021, negli spazi di un museo denso di significati culturali ed etnografici, il MET – Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, con sede a Santarcangelo di Romagna, istituzione in qualche maniera avulsa al linguaggio delle arti propriamente intese, in quanto destinato alla conservazione delle memorie popolari.

Massimiliano Fabbri

A partire dal nostro passato condiviso, si dirama un percorso espositivo e un circuito di eventi visibili fino al 12 dicembre 2021 (e oltre) che la direttrice artistica di Cristallino Festival, Roberta Bertozzi, e i suoi collaboratori hanno voluto “innestare” su queste stratificazioni storico-antropologiche. “ALBUM AGRESTE” è infatti la bi-personale degli artisti Oscar Dominguez e Massimiliano Fabbri invitati a elaborare un progetto visivo site-specific che, partendo dalle suggestioni degli oggetti raccolti nel MET, potesse innescare una riflessione estetica intesa a estendere l’eco materiale e poetica dei manufatti custoditi al suo interno, raccontando l’imperfetta, affettiva e talvolta ingenua relazione con un patrimonio della sapienza di una vita rurale e contadina, privata e collettiva, che ci ha preceduto.

A fronte del modello sociologico “liquido” individuato da Zygmunt Bauman per interpretare il modus vivendi contemporaneo, in questo momento storico, sembra si avverta come più urgente la necessità ripartire da quei luoghi cui ci si sente in qualche modo legati, tornando ad avere delle relazioni significative attraverso le quali ci riconosciamo.

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