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miart che fine hai fatto? Intorno alla sorte della fiera milanese regna un difficile silenzio
Fiere e manifestazioni
L’ultima comunicazione dello spostamento delle date di miart, la fiera d’arte contemporanea internazionale di Milano, è stata lo scorso 6 marzo, esattamente 4 mesi fa: dallo svolgimento iniziale previsto per aprile lo slittamento a settembre, dal 13 al 15.
Da allora su miart – diretta da Alessandro Rabottini – regna un silenzio tombale che sta continuando, anche se siamo certi che da Fiera Milano – ente partecipato con Regione Lombardia – che gestisce, tra le altre manifestazioni, anche la fiera d’arte, un segno di vita non tarderà ad arrivare. Se non altro, nel peggiore dei casi, per annullare l’edizione 2020 e posticiparla ad aprile 2021, come hanno fatto praticamente tutte le fiere d’arte contemporanea di tutto il mondo, da Art Basel a Frieze, come ha fatto il Salone del Mobile, e come stanno facendo anche le Biennali, da Venezia a San Paolo.
Non ci sarebbe nulla di strano, e nulla da recriminare: tutti sappiamo che questo 2020 pandemico per certi versi sarà da considerare un “anno perso” e che, altresì, dovrebbe permetterci di riconsiderare nuove questioni forse meno “spicciole”.
È vero che Fiera Milano sta vivendo un momento di riassestamento importante: lo scorso 3 giugno l’Amministratore Delegato Fabrizio Curci si è dimesso per intraprendere un nuovo percorso professionale, e l’incarico è attualmente ricoperto dal nuovo Presidente, Carlo Bonomi, già presidente designato di Confindustria nonché presidente di Assolombarda, che è andato a sostituire il dimissionario Antonio Caorsi, la scorsa primavera.
miart “dal vivo” a settembre? Fuori tempo massimo
Possiamo capire, insomma, che il periodo non sia facile ma quel che è certo è che questo silenzio che coinvolge non solo gli organi di stampa ma soprattutto i principali players di miart, ovvero le gallerie partecipanti e le istituzioni cittadine in attesa di conoscere anche quale sarà il destino dell’Art Week – che da qualche anno regalava a Milano un euforico vento culturale di grande appeal – non faccia assolutamente bene alla reputazione della città che fino a pochi mesi fa veleggiava alla grande nel mare della contemporaneità, degli eventi e non solo.
Lo ribadiamo: dato il periodo non ci stupiremmo affatto se miart 2020 venisse annullata, ma anzi sarebbe l’occasione per rimboccarsi le maniche in vista di un rilancio in grande stile per l’edizione 2021. Perché restando su questo tacitato filo del rasoio il rischio è di farsi notevolmente più male. Specialmente se si volesse a tutti i costi preparare la fiera “dal vivo” per settembre: a partire da oggi, per lavorarci, siamo sicuri che basterebbero un paio di mesi di un’estate incerta?
Siamo sicuri che i galleristi – che già stanno facendo ufficiosamente sentire le proprie ragioni a Fiera Milano – accetterebbero di partecipare senza avere un terreno dalle buone condizioni sotto i piedi?
Perché non lanciare, per esempio, una versione online di miart 2020 come hanno fatto un po’ tutti in questi mesi? Abbiamo la certezza che, sui tavoli di Fiera Milano, diverse proposte e diverse ipotesi percorribili siano arrivate. Perché continuare tenendo le bocche cucite, in un mutismo che danneggia più di mille cancellazioni?