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Portal: la sezione di miart 2025 dove l’arte è senza confini
Fiere e manifestazioni
Dal 4 al 6 aprile 2025, Allianz MiCo Central si trasforma nel palcoscenico di miart 2025. Oltre Established (la sezione principale che spazia dai maestri dell’arte moderna alle produzioni più recenti) ed Emergent (con gallerie la cui programmazione si focalizza su realtà sperimentali e sulla promozione di voci emergenti) c’è la sezione Portal.
Il percorso espositivo di Portal si articola attraverso gli interventi di dieci gallerie internazionali, con un approccio progettuale che prende spunto dalla parabola artistica e umana di Robert Rauschenberg, a cento anni dalla sua nascita. Quest’anno, il tema della fiera meneghina è quello della narrazione collettiva, la sinergia ispirata dal dialogo e dalla collaborazione. Il titolo stesso di questa ventinovesima edizione, Among Friends, mutuato dall’ultima grande retrospettiva sull’artista, ne è la sintesi. In questa cornice, il curatore della sezione Portal, Alessio Antoniolli, spiega come l’idea della collaborazione – intesa come un laboratorio di linguaggi e prospettive – rappresenti il fil rouge dell’esposizione. «L’arte non è solo un’opera singola, ma l’incontro di storie diverse, da quelle dei popoli autoctoni del Perù alle voci emergenti del Ghana, passando per narrazioni di diaspora che collegano il Giappone al Brasile», racconta Antoniolli a exibart, sottolineando come questo caleidoscopio cosmopolita metta in luce le urgenze del presente e le contraddizioni del nostro tempo, rifiutando le categorizzazioni rigide e obsolete e mettendo in discussione la nostra comprensione di spazio e tempo.

Dalla penisola iberica, il lisbonese Coletivo Amarelo (E109) porta in mostra le mappe oniriche di Flavia Regaldo e Juliana Matsumura. La Richard Saulton Gallery (E110), con base a Londra, Roma e New York, presenta nella main section i lavori di Flaminia Veronesi, Giuseppe Penone e Cy Twombly, mentre nella sezione Portal, racconta le giungle urbane di Gino Marotta: un’oasi sintetica verde fluo, popolata da un fenicottero, un cammello, una giraffa che beve, una rosa e delle strane evoluzioni celesti. Un piccolo ecosistema artificiale in metacrilato colorato. Non meno intrigante è l’intervento di Santiago Yahuarcan, rappresentato da Crisis di Lima. L’artista peruviano, noto per dipingere sulla corteccia, trasforma la materia in fogli sui quali miti e divinità della foresta prendono vita, con il ricorrente simbolo degli occhi che osserva e racconta storie ancestrali.

Dall’Europa centrale, Jonas Roßmeißl di Klemm’s (E111), Berlino, propone tre opere che sfidano il pensiero etico convenzionale e inducono lo spettatore a riflettere sulla propria percezione di alcuni fenomeni sociali. Behälter è un embrione dimenticato, scartato e abbandonato da una banca del seme, inserito in una replica in acciaio di una drift chamber – un macchinario creato per la separazione cellulare – la cui forma ricorda quella di una piccola bara. Il lavoro pone l’attenzione sulle implicazioni bioetiche di questo tipo di istituzioni. L’opera è esposta vicino al provocatorio Gewaltvideo, che, attraverso una rielaborazione stilizzata di immagini di violenza, accompagnate dai versi del rapper americano Waka Flocka Flame e da una ballata sovietica, induce alla riflessione su tre diversi tipi di violenza e sui limiti della sua percezione. L’ultima opera presente nel booth è una scultura: un’elica deformata e capovolta, ormai inutilizzabile. Questi lavori, dal forte impatto visivo ed emotivo, testimoniano l’intento dell’artista di utilizzare l’arte come strumento per interrogarsi su dilemmi etici e morali che la contemporaneità ci sottopone.