05 luglio 2022

Addio a Lisetta Carmi, fotografa dallo sguardo sincero e poetico

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Considerata tra le pioniere del linguaggio fotografico moderno, con le sue immagini dense di realtà e spiritualità scattate in giro per il mondo, Lisetta Carmi è morta oggi, a 98 anni

Lisetta Carmi, 1968, foto Giannino Galloni

Sguardo sincero e intriso di poesia, autrice del lungo e complesso romanzo visivo dello sviluppo dell’Italia dalle macerie del Dopoguerra, Lisetta Carmi è morta oggi, a 98 anni. Considerata tra le pioniere del linguaggio fotografico moderno, con le sue immagini dense di realtà e suggestioni scattate nel cuore delle città – in particolare la sua Genova – ritrasse alcune tra le personalità più influenti del Novecento, come Ezra Pound, Lucio Fontana, Lele Luzzati, Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino, Sylvano Bussotti e Jacques Lacan.

Lisetta Carmi, foto © Toni Thorimbert
Lisetta Carmi, foto © Toni Thorimbert

La strada della musica

Annalisa “Lisetta” Carmi nacque a Genova, il 15 febbraio 1924, da una famiglia borghese di origine ebraica. Giovanissima iniziò a studiare pianoforte, al quale si dedicò completamente dopo il 1938, quando fu espulsa dalla scuola per la sua religione. Nonostante le leggi razziali, riuscì a sostenere l’esame del Conservatorio di Genova. Fuggita in Svizzera insieme alla famiglia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Lisetta continuò gli studi di musica al Conservatorio di Zurigo e, nel 1946, ritornata in Italia, si laureò in pianoforte al Conservatorio di Milano.

In quegli anni la sua carriera sembrava avviata nel settore musicale, con concerti in giro per il mondo e recensioni positive. Al repertorio classico di Beethoven e Scarlatti, accostò brani di musicisti italiani del Novecento come Luigi Dallapiccola, Luigi Cortese e Tito Aprea. Dopo una tournée in Israele, si esibì con il maestro They riproducendo la Suggestione diabolica, Opera 4 e La toccata, Opera 11 di Prokofiev presso il Centro siderurgico Oscar Sinigaglia dell’Italsider di Cornigliano e nelle Ferriere della Fiat a Torino, per il documentario “L’uomo, il fuoco, il ferro”, una collaborazione fra Kurt Blum e il fratello Eugenio Carmi, apprezzato artista astrattista e, dal 1956 al 1965, responsabile dell’immagine proprio per l’Italsider di Cornigliano.

Il bivio della fotografia

Nel 1960, nell’ambito dei movimenti di protesta della Camera del Lavoro di Genova, nonostante il parere contrario del maestro, decise di partecipare agli scioperi e di abbandonare la musica, per intraprendere la strada della fotografia, inseguendo un ideale di libertà che l’avrebbe accompagnata nel resto della sua vita.

Inizia così una sorta di seconda fase di scoperta del sé e del mondo, durante la quale Lisetta Carmi intraprese diversi viaggi verso l’Oriente, culminati nell’incontro con il maestro indiano Babaji, avvenuto il 12 marzo del 1976, data che segna un’altra svolta della sua vita. Nel 1979 fonda a Cisternino, in Puglia, l’ashram Bhole Baba e, da quel momento in poi, si dedica alla diffusione degli insegnamenti del suo maestro. Le sue fotografie, però, sono rimaste oggetto di grande attenzione sia in Italia che all’estero.

Fu l’amico musicologo Leo Levi, avendola invita a partire per la Puglia, dove lo studioso avrebbe registrato i canti della comunità ebraica di San Nicandro Garganico, a spingerla alla fotografia, per ritrarre le esperienze di viaggio. In questa occasione, Lisetta acquistò la sua prima macchina fotografica, un’Agfa Silette con nove rullini.

Fiduciosa per i riscontri positivi e incuriosita dai possibili sviluppi, insieme al fratello Eugenio si recò a Berna dove Kurt Blum le insegnò a stampare le fotografie. In questo periodo si formò compiutamente il suo sguardo, costantemente alla ricerca dell’oltre, della realtà oltre il velo e, alla luce di questa attitudine, si può meglio comprendere anche la sua successiva svolta verso la spiritualità orientale.

Nel 1962 fu assunta come fotografa di scena al Teatro Duse, avendo modo di entrare in contatto con il vivace ambiente teatrale e nello stesso anno realizzò un reportage in Sardegna. Contemporaneamente realizzò un’opera grafica dedicata al “Quaderno Musicale di Annalibera” di Luigi Dallapiccola. In questo progetto, il lavoro musicale del compositore viene accostato a un corrispettivo segno fotografico, per ognuno degli 11 brani presenti nel quaderno: procede infatti stampando un negativo, esponendolo alla luce per farlo diventare scuro e quindi graffiandolo. Infine sceglie una sua fotografia e una dell’artista, accompagnandole da un suo testo scritto. Il volume verrà pubblicato dalla casa editrice Sedizioni solo nel 2005.

Lisetta Carmi, Genova, 1963 ca © Lisetta Carmi-Martini & Ronchetti
Lisetta Carmi, Genova, 1963 ca © Lisetta Carmi-Martini & Ronchetti

Assunta dal Comune di Genova per alcuni servizi fotografici in vari luoghi della città, come l’anagrafe, gli ospedali Gaslini e Galliera, il centro storico e le fogne cittadine, nel 1963 iniziò a frequentare la Galleria del Deposito, fondata dal Gruppo Cooperativo di Boccadasse, dove entra in contatto con le avanguardie artistiche del tempo.

Nel 1964 l’amica Enrica Basevi, allora dirigente della Società di Cultura di Genova, le propose di aderire al progetto “Genova porto: monopoli e potere operaio”. Lisetta Carmi realizzò un reportage che testimoniava le condizioni di lavoro dei camalli e le fotografie furono diffuse attraverso una serie di mostre, tra le quali, una alla Casa della Cultura di Genova-Calata del Porto organizzata dalla FILP-CGIL. Le immagini furono esposte anche in altre città, tra cui a Torino, e in Unione Sovietica.

Lisetta Carmi, I Travestiti, 1965-1971, Courtesy Galleria Martini & Ronchetti

Dal 5 al 19 dicembre del 1965 realizzò un fotoreportage sulla metropolitana di Parigi, le cui immagini sarebbero confluite nel volume “Métropolitain”, libro d’artista composto dalle sue fotografie e alcuni testi di Instantanés dello scrittore sperimentale Alain Robbe-Grillet, che l’anno successivo vince il secondo posto al Premio per la cultura della Fotografia di Fermo.

Il 31 dicembre, grazie all’amico Mauro Gasperini, Lisetta Carmi incontra la comunità di travestiti che occupava l’ex ghetto ebraico di Genova. Nacque un legame profondo e intenso, durato sei anni, in cui la donna fotografò la realtà di quella comunità, dando vita a uno dei suoi lavori più toccanti, sinceri e poetici. Le fotografie, accompagnate dai testi delle interviste dello psichiatra Elvio Fachinelli, verranno poi raccolte nel libro “I travestiti”, pubblicato nel 1972 da Sergio Donnabella, che fonda appositamente la casa editrice Essedi. Inizialmente il volume viene rifiutato dai canali di vendita ufficiali per i contenuti ritenuti scandalosi, ma con il corso del tempo acquisisce sempre più successo.

Lisetta Carmi, Ezra Pound, 1966, cm 30×40 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti

Da quel momento, una lunga serie di progetti, dal reportage sul movimento di protesta dei Provos, nei Paesi Bassi, al ritratto di Ezra Pound, vincitore del Premio Niepce, dall’alluvione di Firenze del 1966, al lungo viaggio in America Latina, tra Venezuela, Colombia e Messico. Nel 1970, dunque, il viaggio in Oriente, documentando documenta l’Afghanistan, l’India, il Nepal e il Pakistan.

«Non ho mai cercato dei soggetti […] mi sono venuti incontro, perché nel momento in cui la mia anima vibra insieme con il soggetto, con la persona che io vedo, allora io scatto. Tutto qui», scriveva Lisetta Carmi, in un testo inserito nel volume “Genova 1960/1970”, pubblicato da Humboldt Books nel 2019.

Negli ultimi anni si era acceso un vivissimo interesse per la sua ricerca fotografica, testimoniato da tante mostre e progetti espositivi. Tra gli ultimi, un progetto speciale in occasione della seconda tappa di ITALICS, a Monopoli, in collaborazione con il festival internazionale di fotografia e arte PhEST – See Beyond the Sea, nel cui ambito è in programma una mostra che aprirà il 2 settembre 2022 e presenterà una serie di scatti inediti, realizzati nel 1960 tra Puglia e Basilicata.

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