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Roberto Alfano sperimenta con luce e alchimia: la mostra a Reggio Emilia
Fotografia
di redazione
Dal 24 aprile 2025, allo SpazioC21 di Reggio Emilia sarà visitabile la mostra A MATTER OF LIGHT: studio sulla materia luminosa (Vol. 1), esito della residenza dell’artista Roberto Alfano a Palazzo Brami, nel cuore storico della città emiliana. La mostra è accompagnata dai testi critici di Vittorio Parisi e Laura Gasparini, e arricchita da una pubblicazione omonima realizzata in edizione limitata in collaborazione con Luca Zoccola. Il progetto si inserisce nell’ambito della 20ma edizione di Fotografia Europea, una delle principali rassegne dedicate all’immagine fotografica contemporanea, che si svolge dal 2006 con un programma diffuso di mostre, incontri, installazioni e progetti site-specific, coinvolgendo istituzioni, gallerie indipendenti e spazi urbani.
La mostra allo SpazioC21 rappresenta una nuova tappa nella ricerca che l’artista, nato nel 1981 a Lodi, ha incentrato sulla ridefinizione delle coordinate dello stesso processo creativo, attraverso un’estetica dell’indefinitezza e dell’ibridazione. “A MATTER OF LIGHT” è il primo volume di una serie in divenire che interroga i limiti e le possibilità del linguaggio fotografico, attraverso l’interpretazione della materia luminosa come soggetto e strumento. Nella sua pratica, Alfano ibrida tecniche analogiche di stampa in camera oscura con interventi pittorici, restituendo immagini che si collocano in una zona di confine tra fotografia, pittura e alchimia.

Alfano ha sviluppato il suo interesse per l’arte a partire dalla prima metà degli anni Novanta, affascinato dal fenomeno dell’arte urbana. Nel corso degli anni questo interesse si tramuterà in una passione ossessiva per il disegno e la pittura. Le fonti primarie di ispirazione sono riconducibili alla cultura contemporanea underground, all’Art-Brut e alla pittura post-impressionista ed espressionista.
Accanto all’attività produttiva ed espositiva, l’artista si è specializzato nella conduzione di laboratori artistico-esperienziali rivolti a gruppi di persone portatrici di disabilità, o in condizione di disagio psicofisico e sociale. Come nel caso del progetto Aspie Girls, un laboratorio artistico rivolto a ragazze adolescenti nello spettro autistico, realizzato a Lodi. Negli ultimi anni, la ricerca di Alfano si è focalizzata sulla valorizzazione del processo creativo nella pratica artistica, con una continua intenzione d’indefinitezza intesa come emblema della libertà d’espressione.
Il progetto presentato allo SpazioC21 affonda le radici tanto nell’immaginario scientifico quanto nella dimensione magico-poetica della luce, evocando le prime sperimentazioni ottiche e chimiche dell’Ottocento. «Le ricerche di Roberto Alfano esposte nella mostra A matter of light Vol.1, raccolgono molte di queste suggestioni estetiche grazie a nuove sperimentazioni della materia fotosensibile che tracciano percorsi inediti», spiega Laura Gasparini nel suo testo, in cui traccia una rapida storia degli sviluppi fotografici.
«D’altronde proprio nell’arte fotografica, come spiega in modo chiaro e netto Walter Benjamin: “L’elemento decisivo per la fotografia resta sempre il rapporto del fotografo con la sua tecnica.” Tecnica perfezionata attraverso sperimentazioni, procedure sovvertite, errori al fine di raggiungere una capacità linguistica e di espressione unica e inequivocabile in nome dell’arte».
Per Alfano, dunque, questo sfondo storico rappresenta un terreno fertile da cui far germogliare nuove possibilità espressive. La luce è sia il mezzo che la materia stessa dell’opera, indagata nella sua fisicità, nei suoi riflessi e nelle sue assenze.
«Ma cosa accade quando, con un guizzo d’alchimista, il pittore decide di dismettere i propri fluidi d’elezione e manipolare quelli della fotografia? Cosa, quando non sono i pigmenti, ma la luce – o “materia luminosa”, come preferisce chiamarla Roberto Alfano – l’alleata del pittore nello scortare un’immagine dal futuro per farla approdare nel presente?», scrive Vittorio Parisi, nel testo che accompagna la mostra. «Le opere che compongono A Matter of light sono il risultato di questa alleanza liquida tra pittura e fotografia, per mezzo della quale quest’ultima torna a quello che Wall chiama “arcaismo dell’acqua, degli agenti chimici liquidi”, e che “connette la fotografia al suo passato, al tempo”».