07 marzo 2020

Roma Fotografia 2020: Tina Modotti e l’eros della rivoluzione

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A Palazzo Merulana, a Roma, un’iniziativa fotografica che coinvolge tre mostre tutte al femminile: si parte con l’esposizione dedicata a Tina Modotti, tra fiori, mani e rivoluzioni

Eros è la parola chiave che richiama alla sessualità e diventa il nucleo tematico di una mostra che vuole riferirsi all’erotismo facendo leva sul concetto di desiderio. Quella di Tina Modotti, a Palazzo Merulana, a Roma, si inserisce come l’incipit di altre due esposizioni dedicate a figure femminili: “Chiara Caselli. Come allo specchio” (dal 12 al 22 marzo) e “Stelle Silenti” (dal 26 marzo al 4 aprile), che vede come protagoniste le dive del cinema muto italiano.

“Il desiderio di essere me stessa” sarebbe stato il titolo del talk che avrebbe dovuto svolgersi a Palazzo Merulana per chiudere la mostra sulla Modotti in occasione della Festa della Donna ma è stato annullato per via delle misure precauzionali adottate in merito al coronavirus. L’idea era quella di partire dall’evoluzione creativa dell’artista per stimolare un dibattito su quel percorso che ogni donna affronta per raggiungere la propria realizzazione. Nonostante le restrizioni, la mostra è rimasta aperta, con l’obiettivo di portare avanti questa riflessione, grazie alla fruizione di originali lavori provenienti dall’Instituto de Investigaciones Estéticas (IIE) e dal Fondo “Manuel Toussaint” dell’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) di Città del Messico. Le immagini esposte, infatti, hanno un forte significato ideologico, sociale e simbolico. Sono figure che provengono da uno sguardo profondo e rivoluzionario.

Originaria di Udine e poi emigrata negli Stati Uniti, il periodo più proficuo della produzione di Tina è stato in Messico. Tra le foto, vediamo infatti ritratti di donne messicane, icone della tradizione del luogo e le rappresentazioni dei murales di Diego Rivera. A questi scatti si aggiungono dettagli umani e naturali, realizzati durante l’apprendistato sotto l’influenza di Edward Weston. Le mani, simbolo del lavoro, sottolineano il valore sociale, a esse si alternano eleganti immagini di fiori, allegorie di sensualità. Lo stile che emerge è talmente chiaro che l’immagine pura e senza artefatti, conferisce un senso di astrazione del tutto personale.

Ciò che risalta in questa mostra, curata da Maria Cristina Valeri e Alex Mezzenga in collaborazione con l’Associazione Culturale ONLUS 8 Marzo, organizzata da Palazzo Merulana, CoopCulture, Fondazione Cerasi insieme ad istituzioni culturali come l’Istituto Luce Cinecittà, lo Stadio di Domiziano, il patrocinio della Regione Lazio e Roma Capitale, è l’indagine che pone in relazione la fotografia e il desiderio attraverso il ritratto di un personaggio esemplare come Tina Modotti: femme fatale, attrice, spia, sarta, fotografa, artista ma soprattutto donna. Una iniziativa al femminile da non perdere, visitabile fino al 6 aprile.

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