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ARTbite, l’arte contemporanea per tutti i collezionisti
Mercato
ARTbite, piccoli lavori di grandi artisti a piccoli prezzi. È questo il progetto che, dal 2019, coniuga l’arte contemporanea con Instagram, mettendo in vendita opere di piccole dimensioni, uniche e in edizione limitata create da artisti affermati o emergenti. Ed ecco che una pagina social diventa la vetrina per i collezionisti più disparati, ma anche un mezzo dinamico per addentrarsi nell’arte del presente e riscoprirla in modo inedito, divertente, mai banale. In che modo? Lo abbiamo chiesto alla sua fondatrice, Nicoletta Rusconi, collezionista, art dealer e art advisor impegnata da anni in progetti indipendenti in ambito artistico e culturale.
Intervista a Nicoletta Rusconi
Partiamo dalle origini: come è nata questa idea?
«Sono stata a lungo contraria a tutti i social, poi tre anni fa ero a Capalbio e alcuni amici mi hanno detto che oggi – con le pagine di musei, artisti, gallerie – sia da pazzi non avere Instagram, che sia necessario per avere una visione totale di quello che succede nel mondo. Era giugno e lì, senza troppe aspettative, ho creato il mio account. A luglio inizio a postare delle opere e mi succede una cosa bizzarra: carico la foto di un artista molto conosciuto, mi chiama un mio amico collezionista e mi chiede dove potrebbe acquistarla. Passano 10 giorni, pubblico l’immagine di una seconda opera e vengo contattata da un altro collezionista interessato a trovarla. Allora comincio a capire che questo mezzo – che io avevo a lungo snobbato – fosse in realtà utilissimo. Mi sono detta: ma se io, anziché farmi chiamare e mettermi a cercare le opere per i collezionisti, preparassi un account su Instagram con la mia selezione?»
Si arriva così al progetto di ARTbite, l’arte a piccoli morsi.
«Esatto, mi piaceva l’idea di un’arte contemporanea alla portata di tutti, di piccoli lavori che non avessero cifre esorbitanti. Quanti artisti hanno nel loro studio un piccolo lavoro mai ultimato, oppure un’opera finita ma che in galleria non è mai stata utilizzata, venduta o promossa? Ho impiegato quasi 2 anni a capire quale struttura dare al progetto, quale fascia di prezzo prendere in considerazione – alla fine ho optato per prezzi da 300 a 3000 euro. Quattro mesi prima del lockdown ho pubblicato la prima opera su ARTbite».
E come è andata?
«Il progetto è partito subito molto bene e in certi momenti siamo arrivati a toccare anche le 350.000 visualizzazioni a settimana. La particolarità è che io non sono una galleria, non devo seguire una linea, voglio solo dare visibilità… se i lavori mi piacciono, li scelgo, tutto qui. In questo modo anche il collezionista che ha già tutto sulla pagina si diverte come un matto: acquista e poi riempie le biblioteche e i tavoli di oggetti, fa regali. Se poi mi si chiede un’opera più importante – che supera il nostro tetto di 3000 euro – io rimando subito alle gallerie. Non voglio assolutamente entrare in competizione con loro».
Chi sono quindi i collezionisti di ARTbite?
«Sono di tipologie diversissime, direi tre. C’è il giovane che si accosta sapendo che con relativamente pochi soldi può portare a casa un pezzo di qualità; c’è il collezionista che ha già tutto, ma per cui collezionare è davvero una droga; e poi c’è quello che vuole creare una raccolta di ARTbite. Mi viene in mente una collezionista di pittura – ha davvero tutto, dai fondo oro ai grandi del Novecento – che proprio grazie ad ARTbite sta riscoprendo l’arte contemporanea e si sta divertendo a riempire tutti i tavoli di casa sua con piccole sculture che trova nella nostra selezione di Instagram. Questo è un aspetto che mi piace sempre molto: in un anno come quello che abbiamo passato – senza fiere, senza eventi dal vivo – visitare la pagina di ARTbite è stato come entrare in una fiera di giovani e scoprire le novità».
Adesso, però, con BITE&Go ha pensato anche a un incontro “reale” con i collezionisti…
«Mi sono detta: e se dopo la pandemia l’online non funziona? E così è nato il progetto itinerante BITE&go, mordi e scappa. Abbiamo ovviamente la vetrina visibile online su Instagram, ma poi a Cascina I.D.E.A., ad Agrate Conturbia, ho creato un piccolo spazio espositivo con alcuni ARTbite. A maggio abbiamo inaugurato la mostra personale di Vanessa Safavi e in quel contesto chi visitava le sue opere andava anche al piano superiore, nello spazio dedicato, e tornava a casa con un ARTbite. L’intenzione, adesso, è di rendere questo progetto itinerante, dalla campagna alla città. Ho affittato uno spazio a Milano per tre giorni, a metà novembre, e da lì mi piacerebbe poi spostarmi a Roma, a St. Moritz, a Monte Carlo. L’idea è quella di portare in giro gli artisti che sono in vendita su ARTBite grazie a BITE&Go».
Torniamo al progetto iniziale allora. La prima opera postata sulla pagina risale al novembre 2019 ed è un lavoro di Letizia Cariello, offerto per 300 euro, l’ultima – ad oggi – è un’incisione su vetro di Claudia Maina da 1.800 euro. Un ARTbite a cui è particolarmente affezionata?
«Parlando dei lavori con prezzi più irrisori e che per me erano stupendi, direi le spille di Piero Gilardi (costavano intorno ai 300 euro). Per quanto riguarda invece le opere più costose di ARTBite, mi viene in mente Giulio Frigo (tra gli altri, ha fatto un lavoro bellissimo per soli 1000 euro). Poi in realtà ce ne sono così tanti, dalla pittura di Giulia Dall’Olio al design di Matteo Pellegrino. ARTbite è tutto così, si può trovare l’artista giovane, quello mid-career, quello affermato, non voglio ci siano categorie. Io scelgo l’oggetto».
Ci sono anche dei lavori pensati ad hoc? Esiste un rapporto diretto – o comunque stretto – con gli autori delle opere proposte?
«Quasi tutti gli artisti presentati stanno creando opere appositamente per ARTbite, lavori che quindi non si possono trovare da altre parti. ARTbite in questo modo diventa un brand – ed è quello che vorrei».
L’arte contemporanea, l’arte “giovane” è la protagonista assoluta di ARTbite. Nell’anno d’oro della Crypto Art, ha pensato di includere anche opere NFTs nell’offerta?
«Per il momento no… solo quando la cosa mi appartiene e mi appassiona davvero posso prenderla in considerazione. A me in generale non importa che l’artista sia cool – quello che vende, vende e vende. Con l’arte non mi interessa produrre ricchezza, vado avanti per la bellezza delle opere e per il valore dell’artista. Scelgo un lavoro solo quando mi piace, quando mi racconta qualcosa».
Un’ultima domanda, quasi di rito. Se dovesse descrivere il progetto di ARTbite con tre parole?
«Innovativo, che non c’era. Generoso, che dà visibilità agli artisti e al sistema con un coinvolgimento totale. In futuro – anche grazie a BITE&Go – vorrei fosse una sorta di “pagina gialla”, un punto di partenza per andare a cercare gli artisti e scoprire quello che davvero piace».