08 aprile 2025

Crescono le vendite nella fascia bassa del mercato. Per il resto, è crisi

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A dirlo è il nuovo report di Art Basel e UBS, con un totale di $ 57,5 miliardi nel 2024 (-12% sul 2023). Ma aumenta il numero di opere assegnate a meno di $ 50.000

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Art Basel Paris 2024. What Pipeline, Bruno Zhu. Courtesy of Art Basel

57,5 ​​miliardi. È questo il valore delle vendite registrate nel mercato dell’arte nel 2024, a dirlo è l’ultimissimo Art Basel and UBS Global Art Market Report, come sempre a firma di Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics. Vale a dire il 12% in calo rispetto al 2023 ($ 65 miliardi), anche se il numero di transazioni è cresciuto del 3% – leggi: si riducono le vendite nei segmenti più alti del mercato, ma il dinamismo resta vivace nella fascia medio-bassa. La stessa situazione che constatavamo anche in Italia, nel corso delle fiere più recenti, miart inclusa, dove gli affari si attestavano tutti al di sotto dei € 50.000. «Sebbene il mercato sia in declino da due anni», conferma McAndrew, «tra gli sviluppi positivi c’è la crescita delle vendite per i livelli più bassi e accessibili. Il numero di opere d’arte assegnate a prezzi inferiori a $ 50.000 è aumentato e ci sono state prove di successo da parte di dealers e case d’asta nel raggiungere nuovi acquirenti». La strategia necessaria, di rimando: puntare su un pubblico più ampio, su una maggiore diversificazione. «Continuare ad espandere il mercato rimarrà essenziale per la sua crescita a lungo termine».

Quindi, in numeri: diminuiscono del 6% le vendite dei dealer, del 25% quelle delle aste, da una parte all’altra del globo, al netto di guerre, tensioni geopolitiche, tassi d’interesse alle stelle, inflazione. Con una parentesi significativa. Il valore delle opere d’arte vendute all’incanto per oltre $ 10 milioni è sceso del 45% nel 2024, in coda a un calo già considerevole (del 40%) nel 2023; mentre il mercato sotto i $ 5000 è cresciuto sia nei valori (+7%) che nel numero di lotti venduti (+13%). Bene, complessivamente, per le private sales, che registrano un avanzamento del 14% anno su anno, dritto fino a $ 4,4 miliardi – compensando parzialmente il calo delle aste pubbliche. Crollo in discesa libera anche per le vendite online, diminuite dell’11% ($ 10,5 miliardi), che è comunque il 76% in più rispetto al 2019, per dovere di cronaca, l’anno pre-pandemia. E che cosa comprano quindi, i collectors, in generale? Il settore Post-War e Contemporary è ancora quello più incisivo (52% delle vendite); male per gli Old Masters, che registrano il 25% in meno rispetto al 2023 ($ 803 milioni, il valore più basso degli ultimi 15 anni), nonostante un aumento del 7% dei vecchi maestri, in numeri, passati al vaglio del martello.

A proposito della mappatura delle vendite: restano gli States al comando dell’art market globale – nessuna sorpresa, tutte le opere più costose dell’anno passato sono state assegnate tra i grattacieli della Grande Mela, come da tradizione, da L’Empire des Lumières di Magritte ($ 121,2 milioni) a Standard Station di Ed Ruscha ($ 68,3 milioni) alle Ninfee di Monet ($ 65,5 milioni). Per citare solo le top 3. E quindi: rappresentano il 43% delle vendite gli USA in valore, mentre il Regno Unito ha riconquistato la sua posizione di secondo mercato dell’arte con una quota del 18%, a dispetto della Cina – la stessa Cina che, nel 2024, ha registrato iun calo vertiginoso del 31%, $ 8,4 miliardi, il livello più basso dal 2009, medaglia di bronzo nella classifica mondiale. Sguardo all’Europa, con un totale delle vendite pari a $ 8,3 miliardi, un calo dell’8% rispetto al 2023 e un contributo impressionante da parte della Francia – che porta a casa oltre la metà del totale ($ 4,2 miliardi), è di fatto il quarto mercato più grande su scala globale.

«Da un punto di vista economico, le prospettive dovrebbero essere di continuità», dichiara Paul Donovan, Chief Economist di UBS Global Wealth Management. «Tuttavia, la politica introduce uno stato di incertezza, con lo spostamento verso il nazionalismo economico che porta protezionismo commerciale, restrizioni alla circolazione dei lavoratori e limiti ai flussi di capitale». Restiamo a guardare.

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