26 gennaio 2021

Decentrare il mondo dell’arte? L’obiettivo di South South

di

La Goodman Gallery lancia una piattaforma che riunisce gallerie di 5 continenti, per far fronte a un sistema globale che privilegia i centri dominanti

South South
© South South

In Italia li chiamiamo “i sud del mondo”. Sono quelle regioni storicamente emarginate, trascurate, dove tutto può succedere e nulla davvero si sa; quelle terre dove i confini si confondono e che ancora oggi potremmo chiamare invisibili, come le città raccontate dal Marco Polo di Calvino. La nostra Storia è profondamente eurocentrica, c’è poco da fare. E così, di rimando, la Storia dell’arte, con un’attenzione esasperata verso tutto ciò che è “nostro” e uno sguardo sempre troppo timido nella direzione dell’”altro”. Ed ecco allora la necessità di iniziative come South South, la piattaforma online lanciata da Liza Essers (proprietaria e direttrice della Goodman Gallery) per collegare gallerie, artisti e collezionisti di tutto il mondo; una vera e propria community, con la possibilità di esplorare nuove realtà, di condividere l’influenza e di sanare quel gap profondissimo che privilegia i centri dominanti a discapito del Global South.

A inaugurare la piattaforma sarà l’evento Veza (che in lingua isiZulu significa “mostrare”, “rivelare”), online dal 24 febbraio al 7 marzo. Una viewing room a tutti gli effetti, ma più dinamica e certamente più “estesa”, con oltre 50 gallerie provenienti da 30 Paesi e 5 continenti. El Apartamento (Havana), A Gentil Carioca (Rio de Janeiro), Dastan’s Basement (Tehran), First Floor Gallery (Harare), Marfa’ Projects (Beirut), Gypsum (Cairo), Rele Gallery (Lagos): è solo un assaggio dei nomi che partecipano al progetto, ma rende l’idea di un’arte globale, senza confini, dove la notorietà si condivide, non separa. E non è tutto, perché Veza apre il 23 febbraio con una live auction che, come spiega Liza Essers, «sfrutta la tecnologia delle aste per lavorare nell’interesse di gallerie e artisti»: proprio a loro – artisti e gallerie – saranno destinati tutti i profitti, con una percentuale riservata ai partner senza scopo di lucro e l’ambizione di creare un «quadro alternativo».

South South
Teresa Burga, Installation view, Alexander Gray Associates, New York, NY 2019
South South
Blum & Poe (Los Angeles / New York / Tokyo), una delle gallerie di South South

«South South», spiega Atsuko Ninagawa di Take Ninagawa, «riconosce la necessità di una piattaforma che possa collegare valori globali e locali, nazionali e internazionali, senza replicare le strutture di potere radicate e le esclusioni inconsce dell’uno o dell’altro. È un progetto per l’immaginazione, se non altro, in un periodo in cui il mondo sembra chiudersi in se stesso». «L’oceano collega tutti i continenti», fa eco Marcio Botner di A Gentil Carioca. «In questo momento difficile è ancora più importante essere forti e sostenere l’arte e la cultura del Global South. Artisti, collezionisti, curatori e mercanti d’arte di ogni luogo si riuniscono su un’unica piattaforma, per aumentare la coscienza del mondo attraverso la forza dell’arte».

South South
Goodman Gallery, One Day We Were All Fish Installation
Efrain Almeida, O Migrante, acquarello su carta, 2020, Galleria Fortes D’Aloia & Gabriel

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui