01 luglio 2021

Il codice sorgente del World Wide Web è stato venduto per 5,4 milioni di dollari

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Sotheby’s ha messo in vendita il codice sorgente del World Wide Web sviluppato da Tim Berners-Lee: un compratore anonimo l’ha acquistato per 5,4 milioni di dollari

codice web sotheby's

Qualcuno ha venduto l’internet e chi poteva farlo se non Sotheby’s, la plenipotenziaria casa d’asta che, a suon di martelletto, decide le sorti del mercato dell’arte e, in generale, di tutte le cose preziose in questo mondo. Vasi Ming e dipinti di Picasso ma anche oggetti meno concreti, ugualmente unici e non necessariamente meno fragili. In questo caso, il codice sorgente originale del World Wide Web, venduto da Sotheby’s e preso dalle mani di Tim Berners-Lee, cioè il creatore del sistema attraverso il quale state leggendo questa notizia in questo momento. E come si fa a vendere un codice sorgente? Oggi è piuttosto semplice: basta “trasformarlo” in un NFT – Non Fungible Tokens e il gioco è fatto. Base d’asta 1000 dollari, prezzo finale 5,4 milioni, comprese le commissioni.

«WorldWideWeb (W3) è un’iniziativa di reperimento di informazioni ipermediali ad ampio raggio che mira a fornire l’accesso universale a un vasto universo di documenti», si legge sulla pagina del primo sito internet mai pubblicato al mondo, il 6 agosto 1991. A pubblicarlo fu proprio Berners-Lee, al quale si devono anche il nome di World Wide Web, il primo web server, che era httpd, e il primo browser, WorldWideWeb. Insomma, sono quegli eventi che segnano il tempo, ce ne rendiamo conto tutti ogni giorno in maniera più o meno cosciente e anche Sotheby’s non ci è andata tanto per il sottile, con la scelta del titolo della vendita a lotto singolo: “This Changed Everything”. E come dargli torto?

La casa d’aste ha paragonato l’invenzione del World Wide Web alla stampa a caratteri mobili di Gutenberg (1455, ma in Asia si usava un meccanismo simile già dal 1041) e alla Teoria della Relatività di Einstein, pubblicata nel 1916. Tuttavia, «Niente ha avuto l’impatto sismico sulla nostra vita quotidiana come la creazione del World Wide Web», ha affermato Cassandra Hatton, global head della sezione science and pop culture di Sotheby’s. «Non avremmo potuto venderlo 10 anni fa, ma ora gli NFT ci hanno permesso di farlo», ha detto Hatton al New York Times. «Prima, nella storia della scienza avevi dei manoscritti che potevi tenere in mano. Man mano che andiamo avanti, sempre più di questi manoscritti vengono creati in formato digitale».

Il primo server, usato da Tim Berners-Lee. Attenzione a non spegnerlo

Per la vendita, Berners-Lee ha offerto i file originali con data e ora contenenti le 10mila righe del ​​codice sorgente, una visualizzazione animata di oltre 30 minuti di Berners-Lee che scrive il codice, una lettera scritta di proprio pugno con delle riflessioni sul processo di creazione del codice e sul suo impatto, un poster digitale dell’opera firmato. Quattro pezzi che, grazie al token non fungibile, sono diventati oggetti unici e non replicabili. Sembra paradossale, visto che fu lo stesso Berners-Lee a rendere di pubblico dominio la sua creazione, nel 1993. D’altra parte, il creatore dell’internet ha le idee chiare sulle possibilità aperte dagli NFT, considerati come «Il mezzo di proprietà più appropriato che esista». Insomma, proprio mettere in vendita attraverso un NFT un “oggetto” simile potrebbe garantirne la libera sopravvivenza. Per il momento, il codice sorgente – la matrix, potrebbe dire qualcuno – è nelle mani di un anonimo compratore e difficilmente possiamo immaginare cosa voglia farsene. A parte starsene a vedere per una mezz’oretta il codice che compare sullo schermo, battuto sulla tastiera da Berners-Lee. Non che non sia emozionante vedere l’ultima riga di chiusura del codice: «[NXApp run]; [NXApp free]; Exit(0);». In effetti, pensando al valore di un codice del genere – che prima era di dominio pubblico e non era quantificabile e ora invece ha un “valore” pattuito – attraverso il quale passano praticamente tutte le informazioni del mondo, si tratta di un prezzo poi non così elevato ma è la portata concettuale a essere ancora più ampia.

Il poster del codice del World Wide Web autografato da Berners-Lee

A partire dalla base di 1000 dollari all’apertura del primo giugno, due giorni fa l’offerta era salita a 2,8 milioni. Poche ore fa si sono raggiunti i 3,5 milioni e alla fine, dopo un totale di 51 offerte, a 10 minuti dalla chiusura dell’asta, il lotto è stato aggiudicato a 5,4 milioni di dollari. Una parte del ricavato sarà devoluto ad alcuni enti di beneficenza scelti da Berners-Lee. Con una quotazione del genere, il codice sorgente del World Wide Web entra nella classifica delle opere NFT più costose mai vendute, arrivando al quarto posto al pari dell’opera di Edward Snowden: la documentazione del tribunale che decide che la pratica di sorveglianza di massa della National Security Agency fu colpevole di aver violato la legge, sovrapposta a un ritratto di Snowden realizzato dall’artista Platon. I primi tre posti continuano a essere mantenuti da Beeple, alias Mike Winklemann, con tre opere: Ocean Front, venduta per 6 milioni di dollari a marzo, Crossroads, venduta per 6,6 milioni di dollari a febbraio, ed Everydays—The First 5000 Day, venduta per la cifra monstre di 69 milioni di dollari a marzo da Christie’s.

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