30 agosto 2021

Super Mario da record (e da polemiche)

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I videogiochi hanno sfondato più volte il tetto del milione nel corso dell'estate, ma non sono mancate le contestazioni. Una rassegna degli ultimi traguardi d'asta, a partire da una copia da $2 milioni

super mario

Lo scorso 11 luglio una copia sigillata di Super Mario 64 è stata venduta da Heritage Auctions per $1,56 milioni, un prezzo record per un videogioco all’incanto che, per la prima volta, ha raggiunto un risultato a 7 cifre. Soltanto due giorni prima un altro gioco Nintendo, The Legend of Zelda, aveva tentato la scalata al milione presso la stessa casa d’aste, fermandosi “soltanto” a quota $870.000. E non finisce qui perché, a poco tempo di distanza, un esemplare di Super Mario Bros ha meritato il primo posto del podio con un’aggiudicazione da 2 milioni di dollari (stavolta da Rally). «Another record for gaming collectibles», recitava il New York Times, «Rare Super Mario becomes highest-selling video game» gli faceva eco un articolo della BBC. I videogiochi diventano ad un tratto dei veri e propri investimenti? C’è chi non la pensa esattamente così.

La video-indagine di Karl Jobst

Insieme ai tanti headlines entusiasti per la rapida ascesa del settore, una voce fuori dal coro è arrivata dallo youtuber australiano Karl Jobst, secondo il quale Heritage Auctions avrebbe collaborato con la società di valutazione Wata Games per gonfiare i prezzi dei videogiochi vintage sul mercato. «C’è un gruppo selezionato di persone molto ricche e molto potenti che tirano le fila dietro questo recente aumento dei prezzi dei videogiochi, e le stesse persone stanno facendo soldi a palate», sostiene nel corso di una video-indagine di quasi un’ora pubblicata su Youtube (qui).

Tra i vari passaggi menzionati da Jobst, la vendita di una copia di Super Mario Bros nel febbraio 2019 organizzata dalla Heritage Auctions e conclusa con un’aggiudicazione da $100,500 – un nuovo record per un videogioco, a quel tempo, che polverizzò (e moltiplicò) senza indugi tutti i risultati precedenti. Il fortunato acquirente? Sarebbero tre, tra cui lo stesso Jim Halperin, il co-fondatore di Heritage Auctions che figura anche tra i membri del Wata Advisory Board. Un dettaglio, questo, che sembra aver insospettito l’occhio indagatore di Jobst. All’indomani di quell’impresa, un comunicato stampa della casa d’aste (qui) celebrava così il nuovo traguardo: «I videogiochi certificati da Wata hanno venduto per prezzi record da quando Heritage ha iniziato a metterli all’asta a gennaio», dichiarava Deniz Kahn, presidente di Wata Games. «Mentre molti videogiochi vendono regolarmente per cinque cifre, il superamento del segno a sei cifre mostra che la traiettoria verso l’alto dell’hobby non denota segni di rallentamento».

«Trasparenza e integrità». La risposta di Heritage Auctions

Non poteva mancare, ovviamente, la replica di Heritage Auctions. In un comunicato stampa datato 25 agosto, la maison sostiene di aver sempre lavorato in modo trasparente e ricorda, tra le altre questioni, che «il nostro co-fondatore Jim Halperin, un noto collezionista in diverse categorie, è stato uno dei primi a credere nel mercato dei videogiochi da collezione ed è stato un partecipante attivo in quell’arena per diversi anni. In effetti, la partecipazione di Jim, incluso il suo acquisto del primo videogioco a sei cifre, non solo è stata divulgata, ma è stata ampiamente pubblicizzata da Heritage Auctions». E ancora: «Sebbene Heritage abbia una forte relazione con Wata, così come con altre società di valutazione e con autenticatori di terze parti, la classificazione e le attività di Wata sono completamente indipendenti da Heritage o dalla sua gestione». Wata Games che, a sua volta, si dichiarerà estranea alle affermazioni di Jobst. Nessun dilemma, insomma, a detta della casa d’aste di Dallas, che insiste sul principio di integrità come «pietra miliare della nostra attività» fin dalla sua fondazione nel 1976 (potete recuperare qui il testo completo).

 

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Ma i punti toccati da Jobst – e, di rimando, da Heritage Auctions – sono tanti e proseguono da giorni a colpi di comunicati stampa e di tweet. «Per la cronaca, non ho nulla contro la classificazione dei videogiochi», specifica Jobst. «Non sto cercando di “porre fine” a nessuna di queste compagnie. Infatti mi piacerebbe possedere un gioco classificato alla fine. Il mio obiettivo è cercare di fermare la manipolazione del mercato e portare trasparenza ed etica».

La prossima vendita di videogiochi organizzata da Heritage Auctions si terrà a fine ottobre, e chissà che non porti a un nuovo record per la categoria. D’altronde, ricorda la casa d’aste, «un oggetto vale solo quello che due offerenti sono disposti a pagare».

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