13 maggio 2023

Tefaf e le altre. Highlights e appuntamenti delle fiere di New York

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Alcune proposte e le primissime vendite degli stand di Tefaf, tra arte moderna, contemporanea, gioielli, antichità e design. Ma anche uno sguardo alle altre fiere sparse a maggio per la Grande Mela, a partire da Frieze, Independent, Nada, 1-54 e Future Fair

Tefaf New York 2023

Tefaf New York è tornata. La super fiera di arte moderna, contemporanea, gioielleria, antichità e design è in scena al Park Avenue Armory fino a martedì 16 maggio, nel pieno della bollente Art Week della Grande Mela. I protagonisti: 91 espositori, tutti massimi esperti nel proprio campo (tra cui 13 al loro debutto a Tefaf). Il risultato: senz’altro «un punto di riferimento», come rivela il colosso, «che offre ad appassionati d’arte, collezionisti, professionisti del design e curatori l’opportunità di ammirare, nella stessa location, un ventaglio dinamico di opere di qualità museale». Qualche nome? Vi avevamo già parlato (in questo articolo) di un nudo di Egon Schiele, un disegno del 1917 realizzato solo un anno prima della morte prematura dell’artista, esposto da Richard Nagy Ltd; ancora, di un tavolino di Gio Ponti nel booth di Geoffrey Diner Gallery, originariamente progettato nel 1951 per l’appartamento milanese Casa Lucano; ma anche di un Alighiero Boetti – che fa scintille all’asta, in giro per il globo – e ora è in bella mostra tra gli highlights di Tornabuoni Art. Vi presentiamo stavolta altri 5 pezzi forti della selezione della fiera; senza limiti di tempo, di spazio, di categoria, da un dipinto di Roberto Matta fino a un arazzo scintillante di El Anatsui – in pieno stile Tefaf, eterogeneo, elegante, globale.

TEFAF, 5 highlights da non perdere tra gli stand di New York

– Si intitola Ogni uomo un re, Roberto Matta lo dipinse nel 1947, appartiene a un momento di svolta della carriera dell’artista. Fu in quel tempo, quando la portata delle atrocità della seconda guerra mondiale divenne chiara, che la pittura di Matta cambiò bruscamente: non più fantasiosi paesaggi onirici surrealisti, ma incubi distopici, cupi, dritti fino a una serie che l’artista definì le sue “morfologie sociali”. I tratti distintivi: figure innaturali e allungate inserite in uno spazio industriale chiuso e proibito. «Every man a king», rivelano da Tefaf, «è un esempio visivamente scioccante di queste creazioni apocalittiche. Il potere dell’opera deriva dalla consapevolezza di Matta di essere all’apice dei propri poteri artistici: certo dei suoi mezzi, desiderava impiegarli per trasmettere la preoccupazione circa la difficile situazione dell’umanità». Ad esporlo – e metterlo in vendita, s’intende – è Eykyn Maclean.

Roberto Matta, Every man a king [Ogni uomo un re], 1947
Olio su tela. 100 x 132 cm
PHOTO COURTESY: EYKYN MACLEAN
– Spazio ai maestri italiani nel booth di Mazzoleni, noi abbiamo puntato gli occhi su Salvo e sul suo Il villaggio del 2002. Appartiene alla serie dei Notturni, a quei dipinti con campiture scure e colori contrastanti che confermano l’interesse dell’artista per oggetti e paesaggi quotidiani – stavolta con un senso di drammaticità e mistero volutamente enfatizzato. «Il tentativo di Salvo di rendere l’attualità primitiva – che si addensa nelle origini – della sua pittura aiuta a comprendere l’indispensabile processo intuitivo che dobbiamo fare nostro quando ci perdiamo nelle sue vallate, tra i suoi alberi, vaghiamo all’ombra luminosa dei suoi lampioni notturni, solchiamo le atmosfere di una sensibilità ora vaga e scontornata, ora calda e solenne come l’estate. Tutto, in queste opere, va sentito e percepito, ricordato o vissuto all’ennesima potenza, come ha fatto lo sguardo e l’esperienza che Salvo, in queste forme colorate e cangianti, ci ha lasciato in imperitura eredità» (Matteo Galbiati in Salvo. Un’arte senza compromessi, 2017).

Salvo, Il Villaggio, 2002, Courtesy Mazzoleni, London – Torino

– Da New York a Firenze con un altro nome italiano, Alberto Magnelli. Allo stand di Landau Fine Art, la sua Esplosione lirica n.1 del 1918 esplora senza limiti il confine (e il conflitto) tra astrazione e figurazione.

TEFAF New York
Alberto Magnelli, Explosion Lyrique No. 1 [Esplosione lirica n.1], 1918
Olio su tela, 130 x 130 cm
PHOTO COURTESY: LANDAU FINE ART, MONTREAL, CANADA E MEGGEN, SVIZZERA
– Allo stand di Jacksons, un esemplare unico, elegante, al tempo stesso eccentrico: uno spettacolare arredo realizzato in mogano, con motivo di scimmie, rivestito da 40 diverse incisioni francesi colorate a mano facenti parte dell’Histoire Naturelle del Conte di Buffon del 1794. Si tratta probabilmente di un pezzo realizzato su commissione, progettato da Josef Frank ed eseguito da Svenskt Tenn.

 

Josef Frank, Raro mobile con motivo di scimmie, 1941
Mogano, carta stampata, cornici in rovere
140 x 121,5 x 44 cm
PHOTO COURTESY: JACKSONS

– C’è Untitled del 2020 tra le proposte di Edward Tyler Nahem. Vale a dire un esempio straordinario degli arazzi che l’artista contemporaneo ghanese El Anatsui realizza con materiali di recupero – in questo caso tappi di bottiglia in alluminio tagliati in strisce e intrecciati per ottenere un insieme di colori scintillanti e di luce. Untitled è stato creato per la mostra di Anatsui En quéte de Liberté alla Conciergerie di Parigi in occasione di Africa2020, che ha messo in primo piano gli artisti africani e della diaspora africana di tutto il mondo.

El Anatsui, Senza titolo, 2020
Alluminio e filo di rame 300 x 278 cm
PHOTO COURTESY: EDWARD TYLER NAHEM

Tefaf NY, i trend e i numeri delle prime vendite

Nel giorno dell’anteprima VIP e nel primo giorno di apertura al pubblico, ecco puntuali le prime vendite sensazionali. Con un trend chiaro in evidenza: il forte interesse nei confronti delle artiste. Qualche nome: Tina Kim ha venduto un’opera di Pacita Abad dal prezzo tra i 50.000 e 100.000 dollari, Nathalie Obadia ha registrato l’acquisizione di vari lavori su carta di Shirley Jafffe, mentre pezzi di diverse artiste hanno trovato casa da Galerie Gisela Capitain (che ha assegnato, tra le altre, Gillian Carnegie, Isabella Ducrot, Jadé Fadojutimi, e Laura Owens). Non solo. Galleria Continua, allo stand 323, ha venduto Empath 026 di Kiki Smith, e così ben due lavori di Chloe Wise dal prezzo tra i 40.000 e i 55.000 dollari, passati di mano nel booth del colosso Almine Rech. C’è anche White Cube in elenco, ottimi risultati per Marlene Dumas e Tracey Emin, mentre LGDR ha venduto tre opere di Lynne Drexler.

Proseguiamo. Sempre all’apertura della fiera, diversi pezzi della monografica su Meret Oppenheim sono stati acquistati da Di Donna, tra cui una scultura (acquistata da un’importante istituzione statunitense) e tre opere su carta. A proposito di giganti: grande successo per Josef Albers da David Zwirner (molte opere sono andate a un museo asiatico), grazie alla monografica sui dipinti della serie Variant/Adobe dell’artista. Un museo si è inoltre aggiudicato da Peter Freeman Untitled (Man and His Symbols), 2016, di Matt Mullican, collage e inchiostro su carta dal prezzo richiesto di $ 185.000. 

«Il design è una pietra miliare di Tefaf NY», rivelano dalla fiera, «e le vendite dei primi giorni lo hanno dimostrato». Galerie Mitterrand ha venduto l’accattivante scultura a forma di scimmia realizzata da François-Xavier Lalanne, Singe Attentif SI (1992), per $ 1,7 milioni, oltre ad altri oggetti di Claude Lalanne dal prezzo tra i $ 20.000 e i $ 650.000. Tra gli highlights di Galerie Patrick Seguin, senz’altro le opere progettate da Jean Prouvé, come una lampada del 1954 esistente solo in 12 esemplari, due credenze, un’altra lampada, e infine delle librerie di Charlotte Perriand. Sempre nell’ambito del design, Modernity ha visto confermare una lampada da tavolo di Axel Enoch Boman (prezzo richiesto: $ 38.500) e una coppia di plafoniere Aarhus City Hall (prezzo richiesto: $ 50.000).

TNY23. Exterior fair. William Jess Laird

Altri pezzi forti dalla fiera. Bene le presentazioni monografiche: Gladstone Gallery ha venduto tutte le opere presenti nel suo stand dedicato ai disegni thailandesi di Robert Rauschenberg del 1983, ciascuno dal prezzo di USD 90.000. E fissa buoni risultati anche  Charles Ede, che a pochi minuti dall’apertura ha interessato una testa romana in marmo di Zeus-Serapide e una statuetta romana di Mercurio in bronzo. «Entrambe le opere sono state acquistate da clienti newyorchesi di lungo corso», rivelano dalla fiera. «Un eccezionale bronzo romano di Mercurio è stato venduto per una cifra a cinque zeri».

Nella giornata di anteprima VIP, Lisson Gallery ha concluso l’importante vendita di una nuova opera di Sean Scully, Wall Dark Blue (2022). Le performance di Perrotin hanno interessato, tra le altre, alcuni lavori storici della serie Issu du feu di Lee Bae (dal costo tra i 100.000 e i 200.000 dollari) e di Odore di Femmina di Johan Creten (dal costo fra i 25.000 e i 60.000 dollari). Sguardo ai primi riscontri di Mazzoleni, che segnala a exibart ottime risposte iniziali, «un feedback che riguarda sia gli artisti storici (Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi…), sia la grande opera esposta di Jean-Paul Riopelle (L’Arve, 1962), fino ad arrivare a Carla Accardi, particolarmente apprezzata, o lo stesso Salvo, presente con diverse opere». Il price range? Tra i 40.000 e i 400.000 dollari. Per finire, Edward Tyler Nahem ha venduto opere di Roy Lichtenstein e Josef Albers a collezionisti privati, proprio come Offer Waterman, che ha comunicato la vendita di un Senza titolo in ceramica di Magdalene Odundo e di un olio su tela di Frank Auerbach.

Non solo Tefaf: 5 fiere sotto il cielo di New York

Tutti a New York, senza dubbi il place-to-be del momento. Mentre Christie’s apre la stagione delle grandi aste al Rockefeller Center (qui il nostro report), ecco spuntare come funghi le fiere d’arte più attese tra i grattacieli della città. Vi proponiamo una brevissima rassegna – o forse più un’agenda – per restare aggiornati su 5 appuntamenti fieristici nel maggio della Grande Mela.

– Frieze. Quando: 17-21 maggio. Dove: The Shed. «Paintings from $10k to $1m at Frieze New York 2023», titola a gran voce il comunicato della nuova edizione della fiera. Tutto è pronto in effetti – dopo il sold out dell’anno passato – per le 60 importanti gallerie internazionali di Frieze (con una forte rappresentanza di spazi newyorkesi, in nome della tanto ambita visione glocal). Tornerà anche la sezione Focus, che sosterrà le gallerie che operano dai dodici anni in giù per presentare le personali degli artisti più significativi del presente. Per chi non potrà viaggiare, l’ormai ultra-nota Frieze Viewing Room si svolgerà in concomitanza con la fiera, mettendo in contatto gallerie internazionali e pubblico di tutto il mondo.

Independent Art Fair. Quando: 11-14 maggio. Dove: Spring Studios (Tribeca). Fondata nel 2010, Independent è una fiera d’arteideata da e per i galleristi, che riesamina i metodi tradizionali di presentazione, visione e fruizione dell’arte. Non esiste un processo di candidatura tradizionale, poiché la partecipazione è solo su invito.

Nada. Quando: 18-21 maggio. Dove: 548 West. Fondata nel 2002, la New Art Dealers Alliance (NADA) è un collettivo no-profit di professionisti che lavorano con l’arte contemporanea. Per questa nuova edizione, i riflettori sono puntati su una selezione diversificata di oltre 88 gallerie, spazi d’arte e organizzazioni no-profit provenienti da 17 paesi e 37 città, tra cui Copenaghen, Detroit, Guadalajara, Lima, Londra, New York, Parigi e Seoul.

Future Fair. Quando: 11-13 maggio. Dove: Chelsea Industrial Building. Ultime ore per visitare la nuova edizione di Future Fair, che ospita quest’anno gallerie provenienti da Austria, Belgio, Canada, Francia, Italia, Norvegia, Perù, Sudafrica, Corea del Sud e Regno Unito. Ma anche, ovviamente, 18 espositori provenienti da New York e dai suoi quartieri, per mantenere la sua immancabile hyperlocal vibe. «Gli espositori di questa stagione primaverile convergono da cinque continenti», rivelano gli organizzatori, «indicando l’ottimismo e la resilienza del mercato dell’arte di New York e il riconoscimento di questa verità da parte dei mercanti internazionali, nonostante i cambiamenti economici globali».

– 1-54. Quando: 18-21 maggio. Dove: Manhattanville Factory District, West Harlem. Torna la fiera internazionale dedicata all’arte africana. Nella sua tappa newyorkese, nel 2023, prevede un totale di 26 gallerie provenienti da tutta l’Africa, l’Europa e gli Stati Uniti, da Nevlunghavn a Città del Capo, da Los Angeles a Lagos. Tra gli espositori anche l’italiana Luce Gallery (Torino), i riflettori puntati su artisti come Grace Lynne Haynes, Johanna Mirabel e Demarco Mosby.

Johanna Mirabel, Cascade n°5, 2023, olio su tela, 206 x 171 cm, Courtesy l’artista e Luce Gallery, Torino
Grace Lynne Haynes, First Spring, 2023, gouache e pasta, 119,3 x 76,2 cm, Courtesy l’artista e Luce Gallery, Torino

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