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A Milano la prima personale di Shoshana Walfish: la fluidità dentro e fuori dal corpo
Mostre
Le opere di Shoshana Walfish (Montreal, Canada, 1988) in mostra a Milano danzano in un delicato confine tra figurazione e astrazione. Partendo da figure umane riconoscibili, soprattutto corpi femminili, i soggetti di Walfish finiscono per essere fagocitati dallo sfondo e assorbiti in un ambiente viscerale e al contempo inconsistente. Un grembo, dove la materia pittorica si fa carne viva, magma, plasma, velo d’aria, etere impalpabile. Il titolo della mostra, Vischioso, a cura di Domenico De Chirico, vuole infatti evocare qualcosa di abbastanza denso da trattenere e inglobare ciò che lo circonda, ma anche di fluido, capace di mutare e trasformarsi, senza mai cadere nella sensazione di viscido. Mani, occhi, volti, frutti, emergono e scompaiono in un perturbante gioco di osmosi tra soggetto e ambiente, corpo e spazio, materia e forma. Il corpo viene indagato allo stesso tempo dall’interno e dall’esterno, suscitando assieme desiderio e repulsione.

In contrasto con la delicatezza e l’evanescenza dei soggetti, la palette scelta dall’artista per questa serie di opere è caratterizzata da accese tonalità di rosso, giallo e arancione fino ad arrivare a un vivace verde acido. Questa scelta cromatica si contrappone alla gamma di colori impiegata in origine da Walfish Le sue opere iniziali, come la serie Objects of Desire che affrontava l’idea della donna come oggetto-contenitore, erano caratterizzate da delicati azzurri, turchesi, verdi e rosa pastello, tonalità fredde che l’artista associa più a una dimensione plastica e scultorea. Partendo dunque da colori freddi e soggetti figurativi, la ricerca Shoshana Walfish è maturata negli anni in una progressiva astrazione, sempre più caratterizzata da tinte calde, forme morbide, fluide e ambigue e contrasti cromatici accentuati, dal forte impatto emozionale.

Al centro della ricerca di Walfish c’è indubbiamente la rappresentazione del corpo femminile interpretato attraverso uno sguardo queer-femminista. Tramite i suoi dipinti, Shoshana Walfish mette infatti in discussione la concezione del corpo femminile come oggetto del desiderio e dello sguardo maschile tipico delle narrazioni prodotte dalla Storia dell’Arte. Spesso, avvalendosi anche di modelle dal vero, crea composizioni che suggeriscono e al contempo smontano le classiche rappresentazioni sensuali del nudo femminile, come avviene in Reveal, resist, disturb, 2025. Infatti, i nudi femminili di Walfish, che si sono fatti man mano sempre più astratti e fluidi, appaiono svuotati del loro erotismo, calmi e disinvolti nella loro nudità, mentre fluttuano all’interno di ambienti inconsistenti, fondendosi con essi. Negli ultimi tempi la ricerca dell’artista si è concentrata anche sulla relazione uomo-natura, ricercando analogie tra le forme e le funzioni del corpo umano e del mondo vegetale e suggerendo legami tra organi, fiori, frutti e piante.

Fondamentale per la pittura di Shoshana è anche il riferimento a temi derivati dalla mitologia classica e dai testi sacri, soprattutto il mito di Adamo ed Eva e della Creazione. Ricorrente in molti lavori è infatti la mela, pomo della discordia e frutto proibito, simbolo per eccellenza del Peccato Originale, che spesso compare associato a figure femminili (The desire for unbearable wisdom II, 2025) e che altrettanto spesso si trasforma in un occhio dallo sguardo penetrante, contribuendo all’ambiguità di fondo che caratterizzano l’intero lavoro dell’artista. Walfish rielabora anche iconografie tipiche della pittura religiosa – come avviene nell’opera Pieta, 2025, senza però riprodurne il contenuto simbolico, cercando piuttosto di indagare il corpo come oggetto del mistero. Non mancano poi riferimenti ai grandi della storia dell’arte da Goya, a Bouguereau fino a Alina Szapocznikow.
Shoshana Walfish vive e lavora tra Bruxelles e Montréal. Ha conseguito un BFA presso la Concordia University di Montréal, Canada e un diploma in pittura tradizionale in Italia, presso la Florence Academy of Art. Le sue enigmatiche opere saranno visibili fino al 5 luglio presso la sede milanese di ABC-ARTE ONE OF, in via Santa Croce 21.