06 maggio 2025

Adrián S. Bará, il corpo umano è un’architettura vulnerabile: la mostra a Cagliari

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Alla Galleria Macca di Claude Corongiu, a Cagliari, l’artista messicano Adrián S. Bará riflette sulla profonda relazione tra materiali industriali, architettura e corpi umani

Adrián S. Bará, Siete Fuentes, 2025, courtesy l’artista e Galleria Macca

Sarà visitabile fino al 22 maggio 2025 la prima esposizione site specific di Adrián S. Bará in Italia, ARCHITECTURE OF DEFEAT, presentata alla Galleria Macca di Claude Corongiu, a Cagliari. L’artista classe 1982, nato a Città del Messico, fin dall’infanzia trascorsa a Guadalajara, ha stretto un rapporto di familiarità coi materiali edilizi, seguendo il padre architetto nei cantieri dove lavorava. Le memorie d’infanzia permeano le sue opere, cui si somma una forte sensibilità per la narrazione, per le storie legate ai materiali che costituiscono la quotidianità contemporanea. Una sensibilità verso il racconto che si deve anche alla sua formazione da regista cinematografico.

Attualmente vive e lavora a New York dove con la sua arte esplora le possibilità di relazione tra materiali da costruzione industriali ed organismo umano, attraverso l’impiego di elementi quali cartone, cemento, cartongesso e altri. Strumenti freddi e funzionali che, nelle sue opere, si trasformano in riflessione estetica sull’Umano, riportandolo al centro del fine creativo sotteso alla scultura, all’installazione, alla pittura e all’architettura

Adrián S. Bará, Architecture of Defeat, 2025, courtesy l’artista e Galleria Macca

Approdata a Cagliari, l’arte di Bará ha modo di comunicare con le stratificazioni del tempo nell’architettura dove si colloca la Galleria Macca, quella di Palazzo Amat di San Filippo, realizzato nel XVIII secolo con rifacimenti successivi. Opere come l’installazione Architecture of Defeat paiono trasmettere il senso del tempo in ciò che è organico e in ciò che non lo è: le arance, in parte già ammuffite, con la loro buccia così simile alla pelle umana soggetta al deperimento del tempo, si innestano in strutture tortuose e imperiture. Materiali che acquistano calore, trasformandosi in forme di vita vegetali, come in Zespri. Negli Untitled, il cemento cristallizza le vesti che fin da bambino Bará vedeva appese nei cantieri, perché gli operai potessero cambiarsi sul posto: oggetti sospesi in un limbo, cristallizzati, come coloro che gli indossano, la cui vita dovrebbe essere, invece, centrale nel destino dell’architettura.

Adrián S. Bará, Untitled 1 & 2, 2025, courtesy l’artista e Galleria Macca

Il titolo dell’esposizione, citando l’omonimo testo dell’architetto giapponese Kengo Kuma, già afferma come al centro dell’arte di Bará vi sia la riflessione su come siano concepiti i materiali architettonici contemporanei: le opere ci interrogano sulla considerazione che abbiamo delle vite che ruotano intorno a essi, intorno alle costruzioni che scaturiscono dall’ambizione umana. Le opere di Bará richiedono “un’attivazione” da parte dello sguardo dei fruitori, da parte della loro interazione corporea e spaziale con esse: da questa interazione scaturisce il senso di riflessione sui temi portanti della poetica dell’artista.

Adrián S. Bará, Zespri, 2025, courtesy l’artista e Galleria Macca

La Galleria Macca di Claude Corongiu, con ARCHITECTURE OF DEFEAT di Adrián. S. Bará, offre così una prospettiva su un mondo possibile: quello dove ambizioni creative e rispetto per la natura e la società in cui si imprimono coesistono.

Veduta dell’esposizione, courtesy l’artista e Galleria Macca

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