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Cos’è il catasterismo? Ode collettiva al cielo e alle stelle in uno spazio emergente di Venezia
Mostre
di Zaira Carrer
Katasterismós —in italiano, catasterismo— è quel processo attraverso cui, nelle antiche mitologie, un eroe, una divinità o un oggetto diventa costellazione o astro. Katasterismós, dunque, è il generare stelle, il trasformarsi in qualcosa di celeste; e così si intitola il nuovo progetto site specific dell’artista siculo meneghino g.olmo stuppia, allestito negli spazi di SPUMA Space for the Arts, sull’isola della Giudecca, a Venezia. L’esposizione è a cura di Giuseppe Amedeo Arnesano, Elena Cera e Giulia Gelmi.
L’intero percorso espositivo ruota attorno al quinto episodio del film Sposare la notte, ciclo nato nel 2022 nell’ambito del Public Program del Padiglione Italia per la 59. Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, a cura di Eugenio Viola. Il progetto è un lungo lavoro dedicato all’Italia, in particolare al paesaggio, inteso come matrice da cui germogliano storie, lingue e culture.

In questo quinto episodio, intitolato Fireflies in New York, sono il mare e l’acqua salina a diventare sostanza primaria in cui si rintracciano racconti dal passato. Si tratta, infatti, di un riferimento alla massiccia migrazione dall’Italia e da tutti i Sud del mondo, che ha segnato i secoli scorsi tanto quanto il presente.
Ciò si concretizza nelle imbarcazioni di fortuna che vediamo nell’opera-video, dalle vele realizzate attraverso scampoli di tessuto e documenti storici: lettere, ricordi, contratti di lavoro e fotografie che testimoniano la storia di emigrazione italiana, ma non solo. Viene così a crearsi un patchwork di colori, immagini e parole: delle vere e proprie sculture, presentate in una delle sale dell’esposizione.
Nella stessa stanza, le ceneri di una delle vele —bruciata di fronte alla Statua della Libertà— sono raccolte in sinuose anfore. In questo senso, il film Sposare la notte è una forma di catasterismo, genera stelle: installazioni che accendono lo spazio, fotografie, legami con altri artisti.

Le vele diventano anche punto di contatto tra generazioni diverse, riunite in un’esperienza universale. Questa attenzione per l’intergenerazionalità emerge già nella sala d’ingresso della mostra, dove sono esposti lavori di artisti che hanno influenzato —e che sono stati a sua volta influenzati— da Stuppia. Tra queste, una stampa di Raqs Media Collective presenta una barca reale che trasporta lungo il fiume un’imbarcazione più piccola, di carta: un origami. È l’oggetto concreto che porta in sé, visibile, la propria idea: un collasso dei mondi platonici. Si tratta anche di un riferimento a un componimento di Sone no Yoshitada, che recita: «il barcaiolo ha perso il timone / la barca è ora alla deriva / senza sapere dove sta andando. / È questo il corso dell’amore?».
E poi ancora: le parole effimere, fumose di Arianna Marcolin, le mappe stellari di Francesca Marconi e la Madonnina del Duomo di Milano che appare nel video di Diego Gelosi, simbolo della creazione artistica che attraversa i secoli… Tutte queste ispirazioni ci immergono così in un contesto gravido di ricerche attente, posizioni delicate e riferimenti storico-culturali, che hanno influenzato Stuppia in tutta la sua produzione.

A completare il percorso espositivo, l’artista propone, immerse nella penombra, un’arancia che diventa scultura, libri di filosofia e sociologia, una pesante fiaccola e la bellissima stampa Désolé (2019). Qui è presentato il capo tagliato di una statua proveniente dal ciclo decorativo della base militare di Sigonella, avvolto in fogli di plastica: è simbolo di qualcosa di fresco, che ormai fresco più non è.
Sposare la notte diventa dunque un pretesto per una riflessione più ampia ed universale: le vele, le ceneri, le parole e le opere dialogano tra loro come punti luminosi in una costellazione in divenire e Katasterismós segue così il principio che gli dà nome; è un processo di trasformazione in cui immagini, oggetti e riferimenti si dispongono nello spazio come nuovi astri.
