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Giganti miniature e Giubilei 2000-2025: doppia proposta al MUCIV-Museo delle Civiltà di Roma
Mostre
Al MUCIV-Museo delle Civiltà di Roma sono ora in corso due nuove mostre: giganti miniature. ipotesi circa il museo e note sul carnevale di Bruna Esposito, a cura di Matteo Lucchetti e Andrea Viliani, e Giubilei 2000-2025: dall’Archivio Sabina Cuneo a oggi, a cura di Francesco Aquilanti, Francesco Faeta e Ludovico Pratesi. Entrambi i progetti hanno arricchito le Collezioni del Museo con importanti donazioni, celebrando la capacità trasformativa dell’istituzione museale e della città di Roma.
Visitabile fino al 31 agosto, la prima mostra è allestita nella prima sala al primo piano del Palazzo delle Arti a Tradizioni Popolari e presenta l’esito della Research Fellowship biennale dell’artista Bruna Esposito (Roma, 1960) presso il Museo.
Nel corso delle ricerche, condotte in particolare sulle Collezioni di Preistoria e di Arti e Tradizioni Popolari, l’artista ha ideato sedici progetti inediti che, intenzionalmente, non sono stati realizzati per essere affidati alla riflessione del museo e del suo pubblico. Accostandosi al lavoro quotidiano di conservazione e studio propri dell’istituzione museale, Bruna Esposito ha concepito le sue proposte – su supporti di carta, mosaico, o sotto forma di didascalie audio-video – come possibili connessioni, pensieri, ipotesi sul museo e le sue collezioni.

A partire dal titolo della mostra, in cui si evidenzia l’accostamento ossimorico giganti miniature, l’artista ci invita a riflettere sulla monumentalità degli edifici che ospitano il MUCIV-Museo delle Civiltà – strutture imponenti realizzate per l’Esposizione Universale di Roma (EUR) del 1942 mai inaugurata – mettendo in luce il fatto che essi siano divenuti custodi e interpreti di oggetti infinitesimamente piccoli, quasi miniature dall’inestimabile valore storico e culturale appartenenti a ogni epoca e provenienti da ogni parte del mondo.
Bruna Esposito ci guida in un’esperienza del museo inteso come generatore di significati plurimi e in continua evoluzione, come luogo di trasformazione e persino di contraddizione, sia storica che intellettuale. In questo contesto il pubblico è invitato a interpretare le sue sedici proposte: opere mai (o non ancora) divenute tali, che esplorano tanto le potenzialità quanto le ambiguità di un museo etnografico-antropologico contemporaneo. Per l’artista è stata d’ispirazione una visione che ha in comune degli elementi della festività del Carnevale, periodo in cui è stata inaugurata la mostra. Al centro della sua attenzione si pone il punto di vista di un mondo capovolto, in cui la relazione tra grande e piccolo, visibile e invisibile, noto e ignoto, affermato e omesso diventa strumento per approfondire la funzione dei musei e ipotizzarne interpretazioni ed esperienze alternative. Propria di un mondo al contrario, questa condizione di potenziale incertezza – simboleggiata in mostra dal simbolo della tilde, che in matematica vuol dire circa e che spesso viene usata per indicare una data incerta – ha suggerito all’artista di accostare i suoi progetti ad alcuni manufatti e reperti provenienti dalle collezioni storiche.

Le teche museali – disposte a quadrato al centro della sala e contenenti, insieme a bozzetti, testi, prove e simulazioni, gli oggetti selezionati dall’artista con Funzionarie e Funzionari del Museo – sono lambite da un ventilatore con strisce colorate simile a quelli che si trovano nei mercati del pesce, rimandando alla dimensione popolare e alla circolarità del tempo e del sapere su cui si basano la ricerca dell’artista e le sue idee per il museo.
Se le altre proposte restano su carta ai lati della sala in quattro gruppi di teche, come invito alla riflessione e all’immaginazione, una di esse è stata invece già realizzata: l’acquisizione di Pace armata (2023), un carro allegorico del Carnevale di Viareggio realizzato dal maestro carrista Alessandro Avanzini in occasione della 150ª edizione dello storico carnevale. Una donazione che colma una mancanza nella Collezione di Arti e Tradizioni Popolari con un’importante testimonianza della cultura materiale e immateriale nazionale che si va ad affiancare a numerose macchine a spalla e da parata, acquisite nel corso degli anni in occasione dello svolgimento delle più importanti cerimonie religiose e laiche italiane – fra cui, a titolo di esempio, i Ceri di Gubbio o i Gigli di Nola.

Giubilei 2000-2025: dall’Archivio Sabina Cuneo a oggi, a cura di Francesco Aquilanti, Francesco Faeta e Ludovico Pratesi, è l’altra mostra che sarà visitabile fino al 3 giugno nella Sala delle Colonne al primo piano del Palazzo delle Arti a Tradizioni Popolari. Il progetto richiama la mostra Roma 1999, aperta al pubblico dal 9 luglio al 19 settembre 2000 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, che riuniva cinquanta scatti fotografici a colori realizzati nell’arco di due anni in diversi quartieri di Roma, che Sabrina Cuneo (Roma, 1956-2016) aveva percorso e attraversato in bicicletta. L’idea di riproporre la mostra venticinque anni dopo, all’alba di un nuovo Giubileo, propone al visitatore una riflessione sulla capacità della città di Roma di accogliere le sfide legate al cambiamento e alla trasformazione.
Il racconto scaturisce dall’osservazione dei cantieri che avvolgono la città prima dell’evento giubilare, delimitati da staccionate di assi di legno di colore rosso che celano strade, piazze, siti archeologici, musei, parchi, statue, creando una sottolineatura cromatica che diviene il filo della narrazione richiamando il manto di alcuni santi nelle tele di Caravaggio o alcuni Sacchi di Alberto Burri.

Da Trastevere al Quirinale, da Porta San Paolo a castel Sant’Angelo, dal Pincio al Colle Oppio, l’attenzione di Sabrina Cuneo si concentra sui luoghi iconici della città, cogliendone aspetti e dettagli che, racchiusi dai cantieri dei lavori in corso, assumono forme inedite. Rara la presenza umana che si rivela silenziosamente. Negli scatti cogliamo una coppia di sposi appena uscita dalla chiesa di San Giorgio in Velabro, un ragazzo accaldato che si rinfresca con l’acqua di una fontana e l’ombra di un ciclista che attraversa fugacemente una piazza. Le uniche presenze di vita in scenari maestosi che, illuminati dal sole, sembrano essere sospesi nel tempo.
Presentata in occasione di un nuovo Giubileo e venticinque anni dalla prima mostra istituzionale dedicata alla fotografa, Giubilei 2000-2025 si integra con la donazione di uno dei più importanti archivi fotografici nazionali e internazionali dedicati alle tradizioni popolari.

Sabina Cuneo si è dedicata nel corso della sua vita a una fotografia di matrice anche antropologica ed etnografica, in collaborazione con il marito Carmine Puzo, con cui ha realizzato un imponente lavoro di documentazione sul mondo popolare del Mezzogiorno italiano, registrando forme cerimoniali, rituali e festive. Questo complesso archivistico che comprende, accanto alle immagini, taccuini, schede scientifiche, prove di stampa, provini, oggetti etnografici e macchine fotografiche, è stato donato al MUCIV-Museo delle Civiltà, che con questo progetto ne continua la valorizzazione e lo studio e catalogazione in corso.
Il percorso espositivo di Giubilei 2000-2025 è accompagnato da una video intervista inedita che Matteo Garrone ha realizzato per questa mostra. Proprio nell’anno 2000 il giovane regista romano stava girando il suo terzo film, Estate Romana, dedicato a suo padre, il critico teatrale Nico Garrone (1940-2009) ed esperto di teatro sperimentale e d’avanguardia. La pellicola è un viaggio compiuto da tre personaggi in diversi quartieri di una Roma stravolta dai cantieri del Giubileo, simile a quella ritratta da Sabina Cuneo.
