09 febbraio 2023

In buone mani: una collettiva di materie insolite alla Galleria Verolino di Modena

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Alla Galleria Verolino di Modena, la mostra collettiva “In buone mani” apre un focus sull'importanza delle materie meno convenzionali per l’arte, da Giò Ponti a Ettore Sottsass, da Bertozzi e Casoni a Fausto Melotti

Alberto Gianfreda, veduta della mostra IN BUONE MANI, ph. Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino, particolare

Alla Galleria Antonio Verolino di Modena, è visitabile la mostra “In buone mani”, a cura di Irene Biolchini, realizzata in collaborazione con la Galleria Giustini/ Stagetti di Roma e la Fondazione Vittoriano Bitossi di Montelupo Fiorentino (FI).  Il progetto mette in discussione le categorie tradizionali dell’arte, come la pittura e la scultura, proponendo opere esito della riflessione di alcuni degli artisti contemporanei che hanno saputo esprimersi attraverso materie meno ‘’convenzionali’’ dell’arte, come il tessuto o la ceramica. L’esposizione è composta da circa 30 opere di artisti-ricercatori come Giò Ponti, Enzo Cucchi, Alberto Gianfreda, Ettore Sottsass e altri. Gli artisti selezionati provengono da diverse generazioni, dialogano e si confrontano, per sottolineare come la ricerca e l’interesse per la materia abbiano attraversato i secoli.  Uno degli obiettivi di questa esposizione, infatti, è quello di mettere in luce un percorso che nella scena artistica italiana ha accompagnato la Storia dell’arte contemporanea, ma è rimasto sempre silenzioso e in secondo piano.

IN BUONE MANI, veduta della mostra, ph Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino
IN BUONE MANI, veduta della mostra, ph Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino

Il percorso espositivo si sviluppa negli interni luminosi della Galleria Antonio Verolino, che vanta una vista privilegiata su piazza Roma e il Palazzo dell’Accademia di Modena attraverso le ampie vetrate. Il progetto “In buone mani” si articola in quattro sezioni. La prima sezione, intitolata “Miracolo a Milano. Ripensare alla ceramica”, è esperibile dall’esterno della Galleria, un benvenuto che accoglie il visitatore ancora sotto il portico. Qui, oltre ai lavori di Giò Ponti, Fausto Melotti e Ettore Sottsass, rappresentanti della rinascita del materiale ceramico, viene proposta una testimonianza viva di Rosanna Bianchi Piccoli, che per l’occasione presenta un lavoro di recente produzione in cui porcellana e tessuto convivono e si “intrecciano”.

Rosanna Bianchi Piccoli, Ricamo di silenzio, biscuit di porcellana, filati vari (in teca), 2003, cm. 21 x 12 x 8, ph. Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino

“Pop a chi?” è la sezione che a tutti gli effetti accoglie il visitatore all’interno della Galleria. Immediatamente risulta chiara l’intenzione della curatrice di invadere gli spazi con la materia. Viene proposta una serie di opere di grandi dimensioni, come La prima pietra di Bertozzi e Casoni o Carta da parati di Davide Monaldi, che attraggono lo spettatore, lo costringono a girarci intorno, cambiare direzione, voltarsi, come fosse coinvolto in un valzer disorientante. Nello stesso ambiente troviamo la sezione “Pittura all over” con i lavori di Enzo Cucchi e Alessandro Roma, due pittori che declinano il dato pittorico su diverse superfici e materie, come appunto la ceramica e il tessuto.

Enzo Cucchi, Untitled Green Black Skulls, ceramica, 2010, cm. 32 x H. 31 x P. 35, ph. Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino e Giustini Stagetti

SI passa poi in un piccolo ambiente, anticamera dello spazio successivo, che accoglie le opere di Alberto Gianfreda. La sezione, intitolata “Ripensare all’oggetto”, è una riflessione sull’oggetto, in questo caso il piatto e il vaso, il cui valore d’uso viene negato. L’oggetto infatti viene proposto “in mille pezzi”; l’artista ha distrutto il vaso – o il piatto – con l’obiettivo di coinvolgere il visitatore in prima persona. Se nei musei e nelle gallerie “è vietato toccare” gli oggetti esposti, in questo caso è proprio l’azione performativa e la sua partecipazione a dare senso all’opera. Attraverso l’azione del sollevamento dell’opera, apparentemente massa informe di “cocci” tenuti assieme da catene, l’oggetto prende forma.

Andrea Salvatori, veduta della mostra IN BUONE MANI, ph. Mattia Santin, courtesy Galleria Antonio Verolino, particolare

Non a caso la Galleria Verolino ha deciso di presentarci una mostra sulla ceramica e sul tessuto, ovvero su quelle che la critica classica ha sempre etichettato come “arti minori”. La Galleria infatti è la diretta erede dell’azienda di famiglia, riconosciuta tra le più importanti realtà di antiquariato tessile di arazzi e tappeti, in cui il gallerista Antonio Verolino ha maturato le sue competenze. La Galleria, sin dalla sua apertura nel 2015, ha avuto l’intento preciso di proporre l’arte contemporanea in tutte le sue forme, dalle più “canoniche”, scultura e pittura, alle più ricercate, tessile e ceramica.

La mostra si concluderà domenica 12 febbraio. Fino ad allora è visitabile gratuitamente dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 19.

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