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Ismaele Nones: “A chi parlo quando parlo” al MAC di Lissone
Mostre
Il MAC di Lissone prosegue la linea tracciata negli ultimi anni con un’esposizione ardita, protagonista un giovane artista classe 1992 nato e cresciuto a Trento. Ismaele Nones si forma come iconografo. Nella sua ricerca sono infatti molteplici i rimandi al mondo iconografico, tecniche, soggetti, tematiche, persino linguaggi. Al MAC vanno in scena oltre cinquanta lavori del giovane artista, che occupano interamente i quattro piani del museo. A chi parlo quando parlo, titolo dell’esposizione, deriva da una recente serie di Nones in cui l’artista, ha riportato in auge una peculiarità unica dell’arte iconografica, la reiterazione degli stessi personaggi all’interno di una singola scena. Le opere in mostra riflettono anche tematiche rintracciabili nell’arte rinascimentale, nella quale questa tecnica narrativa è stata utilizzata anche dagli autori più illustri.

Una pratica volta allo spaesamento dell’osservatore, reinterpretata da Nones per porre all’osservatore una domanda fondamentale: a chi mi sto rivolgendo? A voi o a me stesso? In parole povere, l’artista riprende degli stili, le tematiche ad essi associati, li reinterpreta e li adatta a quelle che sono le ambiguità e le prerogative del mondo contemporaneo. La mostra accoglie opere come Horsepower (2020), che riprende La città che sale di Umberto Boccioni, lavoro emblematico del futurismo italiano. Il capolavoro del 1910 viene quindi adattato alla modernità, uomo, industria e mondo animale si intrecciano in una composizione geometrica su uno sfondo dorato. In Leopardo in villa e Scivolo, pitture acriliche del 2021, troviamo ancora una volta soggetti dall’imponente fisicità, inserite in contesti quasi metafisici, stranianti. Lo stesso accade in lavori come Natura morta del 2022 e Serra e Serra II, dove si ergono a protagonisti delle composizioni oggetti ed elementi architettonici dai colori pastello, innaturali e in contrasto tra loro.

Il riferimento all’iconografia della cultura ortodossa compare invece in Riposare in pace a bordo piscina (2023), chiaro richiamo alla deposizione di Cristo. I soggetti delle opere di Nones risultano inespressivi, indolenti, immersi nel torpore che caratterizza la società odierna. Completamente distaccati da quanto succede intorno a loro o, al contrario, in combutta con gli altri componenti delle scene raffigurate, sembrano rassegnati al ruolo imposto loro dalla società, come fossero senza possibilità di scelta. La potenza espressiva di un’opera come Bacio, del 2024, risiede proprio nella neutralità dei personaggi. Lo stesso avviene in A chi parlo quando parlo, che dà il titolo alla mostra, in cui tre giovani uomini identici presentano uno sguardo perso, rivolto verso prospettive opposte e totalmente assente.

E poi il grande trittico Chiara Confusione (2023), che racchiude le principali tematiche della poetica di Ismaele Nones. Trilogia ispirata all’omonima poesia di Patrizia Cavalli, nelle tre opere appaiono simboli, significati e suggestioni. Un’indagine sul quotidiano, sul proprio tempo, i rapporti personali e con il proprio “Io”. Dalla meraviglia del presente all’esplorazione di temi universali, anche in Giardino e Giardino II una commistione di elementi, oggetti, simboli e colori dà vita ad una “confusione” che, in qualche modo, lascia senza risposta le domande proposte dall’autore. Un miscuglio ben orchestrato, in cui dialogano sacro e profano, antico e contemporaneo, conflitto e eros, solitudine e condivisione. Il risultato? Un sentimento di alienazione che le opere di Ismaele Nones riescono a provocare grazie al sapiente utilizzo in chiave contemporanea di tecniche, linguaggi e iconografie del passato.
Aveva parlato così Stefano Raimondi, Direttore Artistico del MAC e curatore della mostra, a proposito della volontà del museo di Lissone di fare in modo che le giovani voci dell’arte italiana possano finalmente essere ascoltate: «Il museo con questa mostra vuole ribadire la sua centralità nel sostenere l’arte italiana, con una particolare attenzione alle nuove generazioni, costruendo progetti e produzioni ambiziose, capaci di confrontarsi con l’intero spazio museale e costituire uno stimolo e una nuova sfida per gli artisti invitati».
