12 novembre 2021

Labirinti inTrastevere, tra fotografie e immagini in movimento

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La Scuola di Fotografia e Audiovisivo RUFA presenta “Labirinti inTrastevere”, mostra dedicata alla contemplazione e alla cura delle immagini

Fotografie e immagini in movimento, due elementi capaci di catalizzare l’attenzione, di trasferire all’osservatore non solo emozioni ma anche sentimenti, atmosfere e pensieri. È in questa visione, in continuità con quanto già realizzato nel 2019 al Museo di Roma a Palazzo Braschi e con l’obiettivo di offrire un percorso esperienziale basato sull’osservazione del tredicesimo Rione, che la Scuola di Fotografia e Audiovisivo RUFA – Rome University of Fine Arts presenta la mostra “Labirinti InTrastevere”, ospitata dal 16 novembre 2021 al 15 marzo 2022 al Museo di Roma in Trastevere. L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è curata da Raffaele Simongini e Alessandro Carpentieri, organizzata da RUFA, con i servizi di Zètema Progetto Cultura.

L’iniziativa rappresenta anche un’occasione per l’Accademia di Belle Arti RUFA per festeggiare il decennale della scuola di fotografia e il primo anno della nuova scuola di audiovisivo con un progetto realizzato da ex-studenti diplomati e studenti del primo anno:  Leonardo Amorosi, Matteo Bonanni, Alice Brignone, Ginevra Brizioli, Gabriella Carbone, Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Anna Di Paola, Armando Egidi, Andrea Ferretti, Marta Ferro, Lorenzo Finardi, Alessandra Florea, Carolina Iaccarino, Sabina Ismayilova, Eleonora Marinanza, Emanuele Mazzone, Ayla Mueller, Maria Vittoria Pecchioli, Mirko Pizzichini, Benedetta Pionati, Chiara Preti, Serena Radicioli, Claudia Rolando, Guido Leon Salerno, Francesca Salvati, Nicole Scilipoti, Lorenzo Teodosi, Tommaso Termine, Federica Troiani.

“Labirinti InTrastevere” vuole avviare una riflessione sul concetto di contemporaneità delle immagini. Se la produzione e il consumo delle immagini fotografiche o in movimento sono caratterizzati da una molteplicità di supporti tecnologici, come smartphone, computer e altre varietà di schermi, è anche vero che l’esposizione a una tale quantità d’immagini provoca una sorta di accecamento simbolico, per cui si guarda senza vedere ma, soprattutto, senza ricordare. La mostra intende soffermarsi sul senso di contemplazione delle immagini come antidoto all’accelerazione dell’esistenza dettata dalla labirintica Rete digitale.

Il titolo della mostra fotografica “Labirinti InTrastevere”, secondo i curatori, allude a una immaginaria Trastevere labirintica, uno spazio da attraversare come nomadi giunti in una terra tutta da scoprire, uno spazio di transito tra il reale e l’immaginario, dove l’interno e l’esterno, il paesaggio e l’architettura, le figure e gli sfondi perdono qualsiasi riferimento razionale, per diventare momentanei attraversamenti di un tempo precario a cui vogliamo restituire il senso di un istante perfetto. Dopotutto il Covid ha costretto a una segregazione in uno spazio chiuso caratterizzato da schermi digitali, dove l’esistenza è apparsa come dominata dalla logica algoritmica e dalla statistica. È ora di ricominciare a viaggiare e a perdersi nei differenti linguaggi e in spazi immaginari.

A corredo della mostra fotografica, l’iniziativa propone anche una serie di proiezioni. Se si vive infatti in una metropoli è difficile conservare un atteggiamento di distacco quasi contemplativo nei confronti della realtà ed è ancora più difficile ascoltare quella voce interiore che spesso suggerisce di rallentare i frenetici ritmi della vita per muoversi con lentezza e liberare la mente dagli obblighi che impone la quotidianità. In questo divenire la figura del flâneur, armata di una telecamera, ha la forza di districarsi nella città con uno sguardo disinteressato per perdersi nelle strade e nelle piazze come in una foresta piena di simboli.

È necessario dopo la pandemia da Covid-19 ripartire da una alfabetizzazione delle immagini di matrice cinematografica per sollecitare la libera contemplazione delle immagini in movimento. L’obiettivo? Imporre un imperativo spirituale allo sguardo: tornare a guardare concedendosi una pausa che restituisca valore al tempo e alla riflessione, una pausa dettata dai ritmi di Trastevere.

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