27 novembre 2024

L’amara ironia delle disuguaglianze: in mostra a Brescia i disegni dell’attivista per i diritti civili Khalid Albaih

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Fino al 23 febbraio 2025 al Museo di Santa Giulia, La stagione della migrazione a Nord offre un racconto dei popoli in fuga dalla propria terra, indagandone le cause attraverso un segno ironico, amaro e graffiante

La stagione della migrazione a Nord, installation view. Photocredits Alberto Mancini

Inaugurata nell’ambito del Festival della Pace di Brescia, la mostra prosegue il progetto espositivo di Fondazione Brescia Musei incentrato su artisti internazionali che pongono l’accento sulla testimonianza e la denuncia politica delle violazioni delle libertà individuali, delle repressioni e delle situazioni di crisi nei paesi di provenienza, in una “intersezione tra diritti umani e arte contemporanea”, come la definisce l’artista. La stagione della migrazione a Nord è titolo ed oggetto della mostra, che si configura come una macro installazione, dove le opere grafiche di Khalid Albaih, nel senso “classico”, stanno al termine di una successione di sezioni – Stagioni – composte di stanze dove installazioni site-specific narrano il distacco dalla terra natia (Sudan ma l’Africa in generale), il viaggio disperato per mare, l’odissea dell’accettazione nelle destinazioni di approdo.

Khalid Albaih, Coverage of Sudan Protests, 2008, disegno digitale

Progettata da Khalid Albaih stesso con altri artisti ed operatori (fra questi Khalid Shatta, Marcello Gobbi, Davide Sforzini) durante una sua residenza a Brescia, questa mostra-evento, nella stanza (finale ma parallela) de La stagione della matita acuminata, affida alle opere grafiche dell’autore, stampe policrome su tela, la sintesi della sua critica – ironica, assertiva, intellettualmente graffiante – delle situazioni locali e continentali che sono alla base delle oppressioni, delle privazioni verso le popolazioni, sia da parte dei governi nazionali che da parte del contesto geopolitico.

Khalid Albaih, EU Jesus, 2015,
disegno digitale

Sono il “J’accuse” verso le cause della migrazione da luoghi dove, oltre alle violenze, interviene la spoliazione fino alla fame di una regione non più autosufficiente dal punto di vista alimentare-economico per via della logica delle strategie di mercato e potere che favorisce il controllo da parte di regimi e fazioni in lotta tra loro. Tavole che nascono dalla penna dell’artista e dalla sua esperienza di grafico a livello internazionale, una serie allusivamente intitolata Khartoon (ironica crasi tra Kartoum e cartoon) dove la sua attività è documentata tra quella di disegnatore “occidentale – europeo” e quella di artista impegnato nella difesa dei diritti, in particolare in medio oriente, a partire della terra di origine, il Sudan.

Khalid Albaih, I’m bored, 2012, disegno digitale

Dal punto di vista artistico, queste opere delineano la comune necessità di esprimersi con la grafica, il fumetto, per comunicare erga omnes il contenuto politico di denuncia, che è la cifra di altri autori del ciclo di mostre di Brescia Musei (ricordiamo quella di Zehra Doğan del 2018 e di Badiucao del 2021) dedicato ai diritti umani e all’integrazione. L’immediatezza del segno grafico è peraltro consona alle figurazioni ancestrali che si trovano nella prima stanza de La stagione della casa, ovvero Toub, il cortile, una distesa di lenzuoli dipinti (in sé opere molto belle) dove appaiono, su campiture astratte, figure di volti e corpi nella stilizzazione africana tradizionale: è la memoria del cortile con i panni stesi della casa della famiglia dell’artista che attraversava da bambino, evocazione della casa che culmina con la scultura Haboba, la nonna che accoglieva il bimbo.

La stagione della migrazione a Nord, installation view. Photocredits Alberto Mancini
La stagione della migrazione a Nord, installation view. Photocredits Alberto Mancini

La stagione dell’attraversamento dei confini apre con la stanza Bahr (mare) dove avviene la decisiva presa di coscienza degli osservatori rispetto ai migranti; seduti al centro di tre schermi si vedono le immagini prese con il telefonino dai migranti nel calarsi, annaspare, essere salvati in mare: un cambio di prospettiva in drammatico primo piano, coinvolgente e pauroso rispetto alle immagini visibili in TV prese da lontano.

La stagione della migrazione a Nord, installation view. Photocredits Alberto Mancini

Segue la stanza Camp, nella quale l’installazione è costituita da tende da campeggio in foggia di copertine di passaporti da cui provengono suoni e voci di migranti realmente giunti a Brescia, e da questa si accede alla galleria di opere de La stagione della matita accuminata. Si chiude con La stagione dell’agire artistico come possibilità di cambiamento, che racconta dell’attivismo culturale di Albaih e dell’opera collettiva Sudan Retold, volume con visioni, narrazioni, rappresentazioni di artisti sudanesi sul Sudan; a questo si aggiunge il video The Story of Civil Rights is Unfinished. Un viaggio nel “nostro cuore di tenebra”, come la curatrice Elettra Stamboulis ha titolato, che ci scuote dal felpato assetto di un museo.

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