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Negli ultimi decenni, la street art ha assunto un ruolo sempre più rilevante anche in Medio Oriente, in particolare in contesti segnati da instabilità politica o repressione. Dai muri del Cairo post-rivoluzione alle strade di Teheran o di Kabul, l’arte urbana è diventata veicolo di rivendicazione e visibilità, specialmente per quelle voci che i contesti autoritari tendono a marginalizzare. In particolare, molte artiste hanno trovato nei linguaggi del muralismo e del graffitismo uno strumento di espressione capace di sottrarsi al controllo e di incidere sullo spazio pubblico. In questo ambito, il lavoro di Shamsia Hassani si distingue per la forza simbolica delle sue immagini e per la capacità di combinare una poetica personale con un discorso collettivo sulla condizione femminile. Le opere dell’artista afghana saranno in mostra alla Dorothy Circus Gallery Contemporary di Londra, dal primo al 31 maggio 2025.

Nata a Teheran nel 1988 da genitori rifugiati afghani, Hassani è cresciuta in Iran in un contesto segnato da limitazioni nei confronti degli immigrati, che le hanno inizialmente impedito di accedere a una formazione artistica formale. Solo dopo il rientro della sua famiglia a Kabul nel 2005 ha potuto studiare pittura, fino a conseguire un master in arti visive presso l’Università della capitale, dove oggi insegna.
Il suo lavoro ha acquisito notorietà internazionale per la capacità di sintetizzare forma e contenuto in immagini fortemente simboliche. I suoi murales rappresentano spesso figure femminili con gli occhi chiusi, avvolte in abiti stilizzati che richiamano il burqa, ma che si allontanano dalle rappresentazioni stereotipate: le posture fiere e i colori intensi aprono a una lettura emancipatoria del soggetto, ponendo la donna al centro di una narrazione di autodeterminazione.

Attiva in un contesto sociale segnato da conflitti e da una sistematica esclusione delle donne dalla vita pubblica, Hassani utilizza l’arte come forma di resistenza. I suoi lavori sono stati esposti, oltre che nei muri di Kabul, in numerosi contesti internazionali – tra cui Stati Uniti, India, Germania, Svizzera e Turchia – diventando un riferimento visivo per molte giovani artiste e attiviste.

La mostra londinese si inserisce in un momento cruciale per la scena afghana contemporanea, a seguito dei recenti sviluppi politici che hanno fortemente limitato le libertà individuali, in particolare quelle femminili. In questo senso, l’opera di Hassani può essere letta come testimonianza e gesto di immaginazione politica: un modo per proporre nuove possibilità di rappresentazione e presenza nello spazio urbano.

Oltre alla produzione muralista, l’artista è impegnata in progetti educativi e collaborazioni internazionali, promuovendo workshop e festival che incoraggiano la partecipazione delle donne nell’arte pubblica. Il suo intento è quello di contribuire a una visione alternativa dell’Afghanistan, che non si riduca al racconto del conflitto ma includa la complessità delle sue espressioni culturali.