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L’architetto che sfidava le barriere del sapere: una mostra a Napoli ricorda Ezio De Felice
Mostre
di Chiara Reale
In un mondo in continua trasformazione, segnato da crisi ambientali, urbanizzazione crescente e cambiamenti sociali, l’architetto supera il suo essere ponte fra arte e tecnica, assolvendo anche a un ruolo etico e politico. Deve saper ascoltare i bisogni della comunità, interpretare le trasformazioni del territorio e proporre soluzioni che siano inclusive, durevoli e rispettose dell’ambiente. La figura di Ezio De Felice, sebbene appartenente alla storia, aderisce in tutto e per tutto a questa nuova concezione di architetto proteso verso il futuro. A 25 anni dalla sua scomparsa, la Chiesa di Sant’Erasmo a Castel Sant’Elmo, a Napoli, ospita la mostra Ezio De Felice. Oltre l’architetto. L’esposizione celebra la figura poliedrica di De Felice, caposcuola dell’eserienza museografica italiana ma anche architetto, restauratore, artista e docente, offrendo uno spunto per riflettere sulla sua eredità culturale e progettuale.

Promossa dalla Fondazione Ezio De Felice, realtà nata nel 2005 a Palazzo Donn’Anna con l’obiettivo di conservare la memoria di De Felice in modo dinamico, l’iniziativa festeggia il ventennale della fondazione e si inserisce in una collaborazione tra i Musei Nazionali del Vomero, diretti da Luigi Gallo, e la stessa Fondazione. A cura di Claudia Borrelli, Roberto Fedele e Antonietta Manco, l’esposizione offre una prospettiva a 360 gradi su una delle personalità più complesse e visionarie della cultura napoletana del Novecento.

La mostra presenta una selezione di opere che spaziano dalla pittura alla scultura, dal design alla museografia, riflettendo la versatilità e la creatività di De Felice. «De Felice esplorava i territori dell’arte superando il medium, con coraggio e curiosità – racconta Roberto Fedele, referente della Fondazione Ezio De Felice – Disegno, Poesia, scultura, pittura: la sua arte rifletteva uno sguardo sul mondo sempre attuale e ricco di spunti». L’esposizione ripercorre le “fasi” artistiche del museografo e, parallelamente, intende mostrare il modo in cui era capace di fondere i suoi molteplici saperi. «Nei monotipi, De Felice utilizzava componenti meccaniche destinate alla discarica per creare stampi. Analogamente, pietre dure, castoni, parti di gioielli scartati venivano ritratti per poi, a loro volta, diventare visi di persone conosciute. De Felice amava salvare le cose dall’oblio».

Alcune fotografie dello studio di palazzo Donn’Anna aiutano a comprendere il modo in cui l’architetto amava vivere e lavorare. «Diceva di non essere un collezionista ma un raccoglitore – prosegue Fedele – il suo studio era quindi una sorta di parcheggio per oggetti che attendevano di trovare la loro giusta collocazione. E così è stato. Sono tantissimi i musei italiani che oggi ospitano un pezzetto della sua eredità artistica».

Tra le opere esposte, spicca il dipinto Senza titolo del 1948, che sarà donato al Museo del Novecento a Napoli, consolidando così il legame tra la sua arte e il patrimonio museale cittadino. «L’esposizione offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nell’universo creativo di un artista che ha saputo coniugare la passione per l’arte con l’impegno nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale – conclude Claudia Borrelli, funzionario referente del Museo del Novecento – la sua opera dialogherà con le altre opere presenti a Castel Sant’Elmo. Ci accingiamo a creare una nuova pannellatura e un servizio digitale a cui i visitatori potranno facilmente accedere per meglio conoscere la collezione per cui, fra queste mura, non verrà conservata solo un’opera ma verrà degnamente raccontata la sua storia».

La mostra di Ezio De Felice sarà visitabile a Castel Sant’Elmo di Napoli fino al 6 luglio 2025.