22 gennaio 2025

L’installazione Oculus-Spei di Annalaura di Luggo in mostra al Pantheon

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Fino al 3 febbraio il Pantheon ospita l’installazione interattiva realizzata dall’artista multimediale napoletana Annalaura di Luggo, con la cura dello storico e teorico dell’arte Ivan D’Alberto

Annalaura di Luggo, Oculus-Spei. Backstage, 2024

La mostra romana è promossa dalla Direzione Musei nazionali della città di Roma e si tiene in uno dei luoghi più suggestivi non solo della capitale, ma del mondo. Con il coordinamento scientifico di Gabriella Musto e il lavoro curatoriale del pescarese Ivan D’Alberto, Annalaura di Luggo ha dato vita ad un’opera interattiva che si integra perfettamente con il luogo in cui è esposta sia per il messaggio che porta con sé che con il periodo che la città di Roma sta vivendo e che la accompagnerà fino all’inizio del 2026, quello del Giubileo. Inaugurata al pubblico il 3 dicembre scorso, Oculus-Spei prende spunto dall’asserzione che apre la bolla papale del Giubileo del 2025 che recita: “Spes non confundit”, ossia “La speranza non delude”. L’appuntamento è inoltre coinciso con la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità nei Musei, una bella occasione promossa da Pantheon e Castel Sant’Angelo (Direzione Musei nazionale) per donare speranza a chi ne ha più bisogno. 

Annalaura di Luggo, Oculus-Spei. Installation view. Pantheon, 2024. Direzione Musei nazionali della città di Roma

Annalaura di Luggo parte dalla dichiarazione inaugurale della bolla papale e propone al pubblico un’installazione che ruota attorno ai concetti di luce e di viaggio, inteso come trasporto emotivo di chi osserva l’opera in una dimensione morale altra. Il fascio di luce dell’Oculus del Pantheon è protagonista indiscusso di questo lavoro multimediale, che si compone di una serie di “Porte”, contenitori di storie che aprono uno “sguardo inedito” sulla storia di persone con disabilità. I cinque dispositivi fungono così da Porte Sante Ideali, la proposta dell’artista è dunque di carattere morale ma anche visivo, inserita nell’ impareggiabile cortile del Pantheon. Il fascio di luce diventa quindi la chiave per aprire quelle Porte Ideali, proiettando l’osservatore in una dimensione a lui ignota, verso la propria interiorità, attraverso un vero e proprio “pellegrinaggio di speranza”. Le persone con disabilità divengono dei moderni Virgilio, riflette D’Alberto, illuminati e trasfigurati da quella Luce. Oculus-Spei rappresenta dunque un’esortazione al movimento, non solo intellettuale ma anche fisico, dal momento che per osservare tutti i dispositivi è necessario rivolgersi ai quattro angoli del mondo rappresentati dalle quattro vele del logo del Giubileo. 

Annalaura di Luggo, Oculus-Spei. Installation view. Pantheon, 2024. Direzione Musei nazionali della città di Roma

Il viaggio termina quando si giunge alla quinta porta, quella del Carcere di Rebibbia che Papa Francesco ha nominato “Porta Santa Aggiuntiva” del Giubileo”. A questo punto ci si trova di fronte all’immagine di se stessi, con un sistema di telecamere che tramite il riconoscimento dei gesti ci mette davanti a uno specchio in cui ancora una volta è la luce a guidarci nella riflessione sulla nostra interiorità e sulla condizione di essere umani che appartiene a tutti e che condividiamo anche con chi nasce con qualsiasi forma di disabilità, fisica o psichica. L’opera multimediale allarga i propri orizzonti e anziché tradursi in una semplice installazione si fa testimonianza di un viaggio tra le Porte sante, con l’obiettivo di trovare la speranza in una società che sembra voler tarpare le ali a chi è “diverso”. La Di Luggo è riuscita sapientemente ad utilizzare il mezzo artistico dell’installazione multimediale sia come veicolo di un messaggio etico, relativo all’inclusività e alla fratellanza, che come strumento per mettere in luce la straordinaria capacità dell’Arte di smascherare contraddizioni, spogliare le persone dai preconcetti che le accompagnano, aprire le menti verso nuovi possibili orizzonti. 

La matrice cristiana del lavoro di Annalaura di Luggo non viene mai tradita, piuttosto è esaltata dal suo tentativo di riportare in auge gli oppressi, i dimenticati, quelli che vivono ai margini della società contemporanea. Un’artista che nel corso della sua ormai decennale carriera ha trattato temi relativi ai diritti umani, a quelli dei carcerati, degli animali, all’importanza della biodiversità e della protezione degli ecosistemi, alle persone non vedenti. E nel caso di Oculus-Spei lo ha fatto tutto sommato in maniera laica, nonostante la forte connessione esistente tra l’installazione, il luogo e il periodo sacro in cui si è deciso di rivelarla al pubblico.

Annalaura di Luggo, Oculus-Spei. Backstage, 2024

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