10 giugno 2025

Perugia entra nella camera oscura di Berengo Gardin (e nello studio di Giorgio Morandi)

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La nuova mostra della Galleria Nazionale dell’Umbria entra nell’atelier di uno dei più grandi artisti del Novecento attraverso lo sguardo di un maestro assoluto della fotografia

Gianni Berengo Gardin, Uno dei ripiani utilizzati per le composizioni nello studio, 1993, stampa ai sali d'argento, Archivio Gianni Berengo Gardin, Milano © 2025 Gianni Berengo Gardin / Fondazione Forma per la Fotografia / Contrasto

La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia apre le porte alla fotografia, spalancandone al contemporaneo, in perfetta coerenza con il percorso intrapreso negli ultimi anni, allestendo uno spazio denominato Camera Oscura all’interno del percorso del museo perugino, nel quale ospita la mostra Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi.

L’esposizione, a cura di Alessandra Mauro, raccoglie 21 dei più significativi scatti realizzati da Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) nel 1993, quando viene chiamato per documentare i luoghi dove ha lavorato il grande pittore emiliano, in occasione dell’apertura a Palazzo d’Accursio a Bologna del Museo Morandi. Prima di smantellare lo studio, era necessario che lo si immortalasse per sempre. È così che l’obiettivo di uno dei più importanti fotografi del Novecento penetra negli ambienti segreti che hanno dato i natali ai capolavori di Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964): raccontando la stratificazione di quei luoghi tanto vissuti, usurati potremmo persino dire, dall’artista noto per la sua «clausura» artistica, che diventa evidente nella familiarità di quelle stanze abitate ogni giorno per anni.

Gianni Berengo Gardin, Il cappello di Morandi e alcuni libri conservati accanto al letto nello studio, 1993, stampa ai sali d’argento, Archivio Gianni Berengo Gardin, Milano © 2025 Gianni Berengo Gardin / Fondazione Forma per la Fotografia / Contrasto

Con questa occasione, Berengo Gardin riesce ad entrare non solo in contatto, ma nella vera intimità di Giorgio Morandi; fermandosi sugli oggetti tante volte osservati e riprodotti nelle sue varie tele. Ma lo fa con un evidente pudore, entrando con un profondo rispetto dello spazio del pittore, immortalandone gli effetti e al tempo stesso gli affetti di un’esistenza forse difficile, ma di alto valore culturale. Dal cappello lasciato sul letto, al materasso che sembra riportare ancora l’impronta del suo corpo, il lavoro di Gardin in quello spazio propone un piccolo grande «viaggio in una stanza» che ha la portata di una vera avventura esistenziale. Fissando attraverso l’obiettivo i vasi, le bottiglie, i piatti, le caffettiere e tutte le cose che Morandi ha disposto con sapienza e ordine, prima e dopo averle riprodotte nei suoi quadri. Grazie a Camera Oscura possiamo quindi osservare il backstage – diremmo oggi – del lavoro del maestro, con la possibilità di comprendere ancora meglio il segreto dei suoi dipinti. Evocando, nella mente del visitatore, lo studio, il luogo raccolto, intimo, della creazione artistica, ma al tempo stesso, rendendo «tangibile» la poetica (e non solo la tecnica) del grande fotografo.

Gianni Berengo Gardin, Lo studio, 1993, stampa ai sali d’argento, Archivio Gianni Berengo Gardin, Milano © 2025 Gianni Berengo Gardin / Fondazione Forma per la Fotografia / Contrasto

Grazie a due eccezionali prestiti dal Museo Morandi di Bologna – Giorgio Morandi, Natura morta, 1951, olio su tela; Giorgio Morandi, Natura morta con oggetti bianchi su fondo scuro, 1930, incisione all’acquaforte da matrice di rame – l’esposizione perugina crea un inedito confronto tra le immagini di Berengo Gardin, nel loro impeccabile bianco e nero, e i colori delicatissimi di Morandi, che ha trasformato un’ossessione in pura poesia: la documentazione fotografica diventa evocazione poetica, registrazione puntuale di una pratica artistica fatta di misura e contemplazione.

In un testo di qualche anno fa, Sebastião Salgado – recentemente scomparso – definì Gianni Berengo Gardin, suo amico di lunga data, «il fotografo dell’uomo», riconoscendogli quell’empatia particolare, quell’attenzione alla società che ha contraddistinto, in tanti anni di lavoro, lo stile unico e inconfondibile del fotografo italiano. «Reportage dopo reportage, storia dopo storia, nel tempo lo stile di Berengo Gardin si è definito con la pratica quotidiana e si è cesellato, per così dire, sulle esigenze narrative che richiede il racconto fotografico», scrive la curatrice, per inquadrare a fondo il profilo del fotografo, ricordandoci quando, già da «Giovane uomo curioso di tutto, si sente attratto da quella matrice di documentazione visiva così chiara e forte e quel che vuole realizzare sarà una fotografia che interroga, indaga, mostra.»

La mostra, tuttavia, rientra all’interno di un progetto culturale ancora più ampio: si tratta di Camera Oscura. La Galleria Nazionale dell’Umbria per la fotografia a cura di Marina Bon Valsassina e Costanza Neve, il quale si propone di esplorare l’essenza dell’arte fotografica, un mezzo che, sin dalla sua nascita, ha catturato momenti e raccontato storie, diventando una testimonianza della nostra realtà e delle emozioni umane. Giocando quindi sul concetto stesso di camera oscura, che risale a secoli prima dell’invenzione della fotografia, rappresentando l’idea di un luogo in cui la luce penetra esclusivamente da un minuscolo foro, creando immagini proiettate su una superficie. Questo processo di rivelazione è il cuore della fotografia: un dialogo tra luce e ombra che dà vita a visioni uniche e personali. In questo senso, dunque, il progetto perugino offre una nuova chiave di lettura della realtà, illuminando, anche nell’oscurità, sull’arte della fotografia, intesa sia come atto tecnico sia come espressione artistica, per dimostrare, attraverso le fotografie, il fil rouge che collega l’arte del passato al presente. Un’insegna al neon segna l’ingresso a questo spazio ‘segreto’, avvolto in luci soffuse e ombre suggestive. Qui non si trovano tempere, oli, pennelli o collanti, ma si esplorano concetti di tempo, esposizione, profondità e messa a fuoco. Benvenuti nel contemporaneo, anche a Perugia.

Mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi”
Camera Oscura
Galleria Nazionale dell’Umbria
Mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi”
Camera Oscura
Galleria Nazionale dell’Umbria
Mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi”
Camera Oscura
Galleria Nazionale dell’Umbria
Mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi”
Camera Oscura
Galleria Nazionale dell’Umbria
Mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi”
Camera Oscura
Galleria Nazionale dell’Umbria

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