30 settembre 2019

A Terni, il CAOS torna sotto la gestione del Comune

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Il Comune di Terni sembra deciso a optare per una gestione “in house” del museo comunale, riappropriandosi degli spazi espositivi del Centro Arti ex Opificio Siri

Il CAOS, gestito dal Comune di Terni

Il Comune di Terni si riprende il Caos. Dopo il colpo di scena (si fa per dire, essendo l’esito praticamente scontato già alla vigilia) dello scorso luglio, quando la gara pubblica indetta dall’amministrazione per l’assegnazione del polo museale cittadino è andata deserta, l’atto conclusivo di questa assurda vicenda propone un vero e proprio finale a sorpresa. Con il Comune che sembra deciso a optare per una gestione “in house” del museo comunale, riappropriandosi degli spazi espositivi del Centro Arti ex Opificio Siri, “spacchettando” il resto dei centri culturali finora inclusi in un’unica concessione. Ma non si tratta di una precisa volontà, magari guidata da un piano di rilancio o chissà cosa, semmai, piuttosto, di una gara al ribasso con l’amministrazione che sembra non aver altra scelta per evitare un’altra gara deserta, dopo il primo flop estivo, prendendo atto dell’impossibilità di individuare altre risorse da destinare alla gara per renderla davvero sostenibile.

Il vice sindaco e assessore alla Cultura del Comune di Terni, Andrea Giuli, ha fatto sapere di voler incontrare dirigenti, funzionari e tecnici comunali del settore per decidere il metodo più adeguato per attuare questo tipo di soluzione per il CAOS. Nel frattempo ha concesso una proroga di due mesi agli attuali gestori (Indisciplinarte, Civita, Alis e Actl), in vista della scadenza del loro appalto fissata al prossimo 31 ottobre: tempi troppo stretti, per trovare qualunque altra soluzione, non essendo arrivata neppure una sola richiesta di partecipazione, né tanto meno si sono individuati altri denari da destinare alla causa.

Così il super-centro culturale di Terni, che molte altre città anche maggiori invidierebbero alla provincia umbra, è destinato ad essere spacchettato e gestito in maniera eterogenea. Il complesso prevede(va) infatti una gestione unica del Teatro Secci, del Museo Caos, dell’anfiteatro romano e del Paleolab. Dopo che nell’ultima revisione del bando, cioè quella dello scorso luglio, il pacchetto era già stato  snellito con la scorporazione del sito archeologico di Carsulae (messo poi a gara con il sito turistico della cascata delle Marmore, questo sì in grande rilancio).

Tra i servizi previsti nel bando ci sono quelli editoriali e di vendita, la gestione della biblioteca museale, la produzione di oggettistica, l’accoglienza del pubblico, le attività didattiche, la ristorazione, l’organizzazione di mostre, manifestazioni culturali e iniziative promozionali, la vigilanza, la pulizia e la biglietteria. Mentre la parte relativa al sistema teatrale prevede l’accoglienza del pubblico, la ristorazione, la pulizia, la vigilanza e la biglietteria. Al momento sono una ventina le persone che lavorano per il sistema museale ternano nell’ambito dell’appalto che la cordata attuale si è aggiudicata nel 2014, oltre ai lavoratori dei servizi accessori, dalle pulizie all’assistenza tecnica.

Ora dunque il Comune sembra deciso a riprendersi la gestione dei musei e degli spazi espositivi, mentre tutto ciò che resta del vecchio pacchetto culturale ternano, che contiene quindi il teatro, il caffè “Fat”, sarà messo a gara. Anche se non è ancora chiaro come (lo “spacchettamento” potrebbe addirittura essere doppio, con un bando per il teatro e l’anfiteatro e un altro per il Caos), con poche idee e davvero molto confuse, quelle che sembrano trapelare da Palazzo Spada in questo periodo di grande fermento culturale a livello locale, che potrebbe tuttavia essere compromesso da un altro passo falso commesso nella gestione delle strutture pubbliche. L’obiettivo, quindi, è quello di non fare un altro buco nell’acqua, per l’amministrazione, con un ulteriore passo falso che rischierebbe di compromettere ciò che di buono è stato fatto finora. Gettando il bambino insieme all’acqua sporca. E lasciando una città che ha una forte sete di cultura, praticamente a bocca asciutta.

 

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