30 ottobre 2020

La Stazione dell’Arte rinvia la mostra con Stefano Boeri. Aperti la permanente e il Museo a cielo aperto

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La Stazione dell’Arte di Ulassai rinvia la mostra “Sii albero”, in collaborazione con Stefano Boeri Architetti a causa della pandemia. Rimangono aperti la permanente e il Museo a cielo aperto

Bosco Verticale (particolare), Milano, © Stefano Boeri Architetti

A Ulassai, alla Stazione dell’Arte, a pochi giorni dall’inizio dell’allestimento dell’articolato progetto espositivo “Sii albero”, a cura di Davide Mariani, Direttore del museo e di Stefano Boeri Architetti, l’incertezza e le difficoltà logistiche generate dalla pandemia hanno portato alla sofferta scelta di rinviare la realizzazione della mostra a nuova data, che sarà comunicata appena possibile.

In attesa dell’apertura della mostra, domenica primo novembre alle ore 18:30, sul canale Facebook Stefano Boeri Architetti si terrà una diretta nella quale l’architetto Boeri insieme a Davide Mariani, spiegheranno i motivi del rinvio dell’inaugurazione e dialogheranno in merito ad alcuni aspetti significativi del progetto espositivo.

Il museo, inoltre, rimane comunque aperto e sono visitabili la permanente dedicata a Maria Lai, con l’allestimento multisensoriale inaugurato la scorsa estate, e il Museo a cielo aperto “Maria Lai”.

Museo Stazione dell’Arte, Ph. E. Loi, S. Melis, Arasolè, courtesy Fondazione Stazione dell’Arte

Le parole del Direttore

Con queste parole Davide Mariani ha motivato la decisione di rinviare “Sii albero”: «L’attuale situazione, purtroppo, non ci consente di continuare a lavorare in serenità per l’apertura della mostra “Sii albero” alla Stazione dell’Arte. Si tratta di un progetto molto ambizioso che ripercorre, per la prima volta in Sardegna, il lavoro e la filosofia di Stefano Boeri in dialogo con le opere e la poetica di Maria Lai, attraverso tre momenti interrelati tra loro: l’esposizione nella nuova project room del museo, l’installazione realizzata nel parco e la mostra negli spazi della ex rimessa del treno.
Dopo un’attenta analisi, e alla luce anche delle nuove disposizioni del Dpcm emanato dal governo, abbiamo deciso di rinviare l’inaugurazione a data da destinarsi.
Ciononostante, il museo resterà regolarmente aperto e continueremo a portare avanti questo e altri progetti, sia in presenza che sul web.
Gli incredibili risultati che la Stazione dell’Arte ha ottenuto durante i mesi del primo lockdown, che hanno confermato il museo come l’istituzione sarda più seguita sui social grazie al format #ProssimaFermata, ci incoraggiano a continuare, malgrado le difficoltà, in questa direzione, con l’intento di mantenere vivo lo spirito che contraddistingue il museo, quello di un luogo di incontri e scambi, arrivi e partenze.
A corollario della visita al Museo Stazione dell’Arte, dove a fine giugno abbiamo inaugurato il nuovo allestimento multisensoriale della collezione permanente, il pubblico potrà continuare a fruire in piena libertà e autonomia anche il Museo a cielo aperto “Maria Lai”, composto da oltre dieci opere e interventi ambientali realizzati non solo da Maria Lai ma anche da altri grandi artisti come Costantino Nivola, Guido Strazza, Luigi Veronesi e Marcello Maloberti».

Che cosa vedere al museo: la permanente e il Museo a cielo aperto

Gli spazi espositivi della Stazione dell’Arte rimangono aperti e continuano a offrire al pubblico un ricco percorso dedicato all’opera di Maria Lai: la permanente con l’allestimento multisensoriale inaugurato la scorsa estate (qui il Direttore ce lo aveva raccontato) e il Museo a cielo aperto “Maria Lai”.

Abbiamo chiesto al Direttore di accompagnarci in un ideale tour del Museo a cielo aperto attraverso cinque opere.

Museo a cielo aperto “Maria Lai” a Ulassai

«Il Museo a cielo aperto “Maria Lai” nasce con l’intento di tutelare, promuovere e valorizzare il patrimonio che Maria Lai ha lasciato in eredità al suo paese natale, a partire dal 1981 quando, insieme agli abitanti di Ulassai, dà vita alla performance collettiva “Legarsi alla montagna” fino ad arrivare al 2006, con l’apertura del museo d’arte contemporanea da lei fortemente voluto, La Stazione dell’Arte. Durante gli ultimi trent’anni del suo percorso Maria Lai, infatti, ha plasmato con la sua arte questo piccolo borgo aggrappato ai Tacchi dell’Ogliastra con tredici opere, tra interventi ambientali e installazioni, alle quali, nel tempo, si sono aggiunte altri lavori di artisti come Luigi Veronesi, Guido Strazza, Costantino Nivola e Marcello Maloberti, che rendono Ulassai uno dei luoghi emblematici dell’arte contemporanea in Sardegna».

Ulassai, Photocredit T-Space Studio, courtesy Fondazione Stazione dell’Arte
Il lavatoio comunale (1982-1989)
M. Lai, Telaio-soffitto (1982); L. Veronesi, La fontana della sorgente (1984);
C. Nivola, La fontana sonora (1987), G. Strazza, La fontana del grano (1989).

«Nel 1980 l’amministrazione comunale di Ulassai decise di creare un monumento ai caduti e per farlo coinvolse Maria Lai, la quale però declinò l’invito, proponendo di realizzare un monumento ai vivi che, l’anno successivo, si concretizzò nell’opera “Legarsi alla montagna”. Con i fondi inizialmente destinati al monumento, dopo una serie di consultazioni con il resto degli abitanti, si decise di sistemare l’antico lavatoio del paese. A lavori ultimati Maria Lai si rese conto che una serie di elementi strutturali squalificavano esteticamente il risultato e decise quindi di realizzare un “telaio-soffitto”. In seguito altri interventi si avvicendarono a quello di Lai, rendendo il lavatoio comunale di Ulassai uno straordinario esempio di integrazione e dialogo tra diverse tecniche e linguaggi espressivi».

Maria Lai, Telaio-soffitto, 1982, Costantino Nivola, Fontana Sonora, 1987, Ph. Tiziano Canu, Courtesy Comune di Ulassai

La scarpata (1993)

«Tra gli interventi eseguiti da Maria Lai per la riconversione di alcune zone a rischio frane di Ulassai vi è quello realizzato nei primi anni Novanta ai margini del paese, in un declivio particolarmente suggestivo, all’epoca però ridotto a una discarica, ma che di lì a poco sarebbe diventato una delle testimonianze più significative dell’artista in ambito ambientale, ovvero “La scarpata”.  Dopo un’iniziale incertezza progettuale, Maria Lai pensa per prima cosa di fermare questa discesa così ripida con del cemento armato e, successivamente, decide di raffigurarvi una grande geografia, o meglio per usare le sue parole, “una specie di pagina che raccontasse la storia del mondo, dalla preistoria ai giorni nostri”».

Maria Lai, La scarpata, 1993, Ph. Tiziano Canu, Courtesy Comune di Ulassai

Il volo del gioco dell’oca (2003)

«Liberamente ispirato al tradizionale “Gioco dell’oca”, l’opera si compone di due interventi compositivi: il primo destinato alla facciata della sede della scuola materna, su cui installa un grande pannello in forex composto da un itinerario ludico e didattico, arricchito dalle illustrazione della filastrocca ideata dall’artista, mentre il secondo si trova nella pavimentazione del piazzale antistante, piazza Barigau, e vede la riproduzione, in acrilico, delle tredici caselle che compongono il percorso del gioco».

Maria Lai, Il volo del gioco dell’oca, 2003, Ph. Tiziano Canu, Courtesy Comune di Ulassai

Libretti murati (2003)

«Lungo una delle vie più antiche di Ulassai, Maria Lai realizza nel 2003 tredici libri di terracotta smaltata. La scelta dell’ubicazione non è casuale, ma rimanda al profondo legame che l’artista avverte nei confronti della memoria storica che i luoghi, di volta in volta, le rammentano. Parole come “il piacere di leggere è spesso negato dalla paura di non capire”, “L’arte è inganno, astuzia”, rendono i libretti sia degli efficaci interventi di arredo urbano ma anche dei veicoli immediati di alcuni aforismi e pensieri dell’artista».

Maria Lai, Libretti murati, 2003, Ph. Tiziano Canu, Courtesy Comune di Ulassai

CUORE MIO (2019)

«In occasione del centenario della nascita di Maria Lai, Marcello Maloberti ha realizzato una serie di opere che hanno legato due luoghi emblematici della carriera dell’artista sarda: Roma e Ulassai. Estraendo il cartello d’ingresso dal piccolo borgo e portandolo fino a Roma, Maloberti, con un gesto tanto semplice quanto efficace, si è fatto metaforicamente carico dell’intera comunità di Maria, durante uno dei tributi più importanti che le è stato reso, ovvero la mostra “Tenendo per mano il sole” al MAXXI. Una volta rientrato in Sardegna, il cartello ha trovato la sua collocazione definitiva tra le montagne, in verticale come una bandiera, a indicare l’inizio di un altro paese sospeso tra cielo e terra».

Marcello Maloberti, Cuore Mio, 2019, Ph. T-space, Courtesy Marcello Maloberti Studio, Fondazione Stazione dell’Arte, Fondazione di Sardegna

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