27 giugno 2007

decibel_festival Mutek 2007

 
Quasi cento tra artisti e relatori a Montréal per l’ottava edizione del Mutek, festival di musica elettronica e creatività digitale. Uno degli appuntamenti annuali più significativi in ambito panamericano e nell’intero panorama internazionale…

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Il festival Mutek, forse l’evento più rilevante dell’intero continente americano nell’ambito dei suoni elettronici aperti ai processi e alle mutazioni della creatività digitale, anno dopo anno va ramificandosi sempre più in direzione meridionale sotto forma di edizioni autonome (Cile, Messico, Argentina). Nato come evento tout court otto anni fa, il Mutek sta ormai assumendo la connotazione di un vero e proprio network elettronico panamericano. L’edizione “madre” di Montréal si è svolta quest’anno nelle consuete cinque location (Ex-Centris, Metropolis, SAT, Hotel Godin, Parc Jean-Drapeau) ubicate nella downtown del capoluogo del Québec, coinvolgendo quasi cento tra artisti e relatori.
L’opening act, una sorta di appetizer postmeridiano, è stato affidato durante i primi tre giorni alla sezione Cafè Electronika, nella quale si sono alternate le performance in tempo reale di trenta artisti provenienti da tutto il Canada, parte via radio e parte fisicamente fruibili presso il quartier generale dell’Hotel Godin. Sebbene l’idea di base risultasse per certi versi intrigante, tuttavia la mancanza di un trait d’union ancorché minimo (una semplice webcam?) tra pubblico e performance ha forse nociuto alla resa complessiva della proposta, che non a caso ha offerto gli attimi più appassionanti durante i live act in loco, tra i quali vanno citati almeno quello di Apjiw, improntato ad uno scabro romanticismo di scuola Constellation e l’incontro tra i paesaggi incorporei di Deadbeat e le policrome mutazioni per violino di Sophie Trudeau, (già Godspeed You! Black Emperor e A Silver Mt. Zion) eclettica agitatrice della scène québécois.
Sawako al Mutek
La sezione A/Visions, tripartita nella focalizzazione tematica dedicata a live cinema, elettroacustica e ambient, ha segnato probabilmente i momenti più interessanti dal punto di vista strettamente performativo: i Semiconductor in Where the Future Has Gone? hanno proposto un fine saggio di sintesi generativa dei processi di animazione digitale in intersezione con la dimensione sonora; Colleen (seppur con qualche incertezza rispetto alle prove in studio) ha snocciolato pastiches elettroacustici pregni di atmosfere ermetiche e rimandi colti; Mark Templeton ha confermato dal vivo le ottime impressioni suscitate dal suo recente debutto su Anticipate, manipolando con maestria chitarra e samples acustici proiettati su fondali artificiali con effetti particolarmente suggestivi (qualche perplessità invece per i visuals noiosetti di Aaron Munson). Robert Henke, infine, ha somministrato agli astanti in meditazione assorta cinquanta minuti di catarsi cosmica nella suite dronica Layering Buddha.
Mark Templeton
Con le prime due sessioni della sezione Nocturne, il festival ha virato verso un approccio più fisico: l’irresistibile fumettone surreal-kitsch del duo francese Gangpol & Mit, il caustico bricolage electropunk (un po’ stantio) di Pero & The Electric Machine, le pulsazioni dub cupe e miasmatiche di Kode9 & The Spaceape.
Nocturne 3 ha regalato il fantastico sogno a tinte pastello di Sawako, in un miracoloso equilibrio di fralezza tra forme sonore e visuali, prima che le progressioni electro-bit della micromusicista coreana Bubblyfish ed i panorami invisibili di rumore tracciati con un controller Wii da O.blaat concludessero il piccolo showcase del sol levante digital-mutante di stanza a New York.
Poi la chiusura, nel bagno di folla della due giorni votata al dancefloor.
Nocturne 4 al Metropolis, dove sono emerse a sorpresa la techno minimal-chic di Miskate e le crudezze ritmiche di Pantha du Prince che ha finito per oscurare il resto della Kompakt crew (decisamente sciatta e dozzinale la tech-house di Matias Aguayo in coppia con Marcus Rossknecht).
Deadeat & Sophie Trudeau
Infine, il doppio Piknic pomeridiano al Parc Jean-Drapeau: su tutti decisamente Sutekh, oscuro e languido quanto basta per trascinare il popolo del ballo nel vortice del riflusso finale.

leandro pisano

decibel – sound art e musica elettronica – è un progetto a cura di alessandro massobrio


Mutek – Electronic Music and Digital Creativity Festival – 8th edition
30 maggio/4 giugno 2007 – Montreal, Canada – info@mutek.org
www.mutek.org


[exibart]

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