23 maggio 2020

Luna Araba, un disco e un progetto per rendere visibili le canzoni

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Luna Araba: doppia intervista a Colapesce e Buldini, per un progetto discografico che indaga il concetto di mortalità. Rendendo visibile quel che si canta

Tommaso Buldini, Luna Araba
Tommaso Buldini, Luna Araba

Luna Araba è il nuovo singolo di ColapesceDimartino realizzato in collaborazione con Carmen Consoli per la Sony Music Italia e lanciato sulle piattaforme digitali e in radio venerdì 8 maggio. Dalle parole di Lorenzo Colapesce e di Tommaso Buldini il racconto del progetto musicale e video.

Luna Araba, immagine di Tommaso Buldini
Luna Araba, immagine di Tommaso Buldini

LORENZO COLAPESCE: Come nasce il progetto?
L’idea di fare il disco è nata un paio di anni fa assieme ad Antonio Dimartino. Ci conosciamo da oltre un decennio poiché siamo entrambi autori per la Sony e da quando abbiamo iniziato a pensare al progetto ci siamo scambiati pensieri e appunti, anche a distanza, su quali potessero essere gli argomenti del disco e su come svilupparli.
Qual è il contenuto dell’album e più in particolare del singolo Luna Araba?
L’album è incentrato sul concetto della mortalità. Il disco, infatti, si intitola I mortali e ogni brano al suo interno descrive delle situazioni legate a questa condizione.
Scrivere in due è stata un’esperienza molto positiva perché ci ha sollevati dalla prospettiva personale: c’è poco ‘io’ nelle nostre canzoni, sostituito da una visione collettiva di determinati argomenti. Anche quando parliamo dell’amore di Rosa e Olindo ci allontaniamo dalla cronaca, ci estraniamo dal giudizio sull’accaduto, per metterne in luce solo l’aspetto emotivo. Luna Araba, invece, rappresenta la giustapposizione di varie cartoline che, insieme, contribuiscono a una visione univoca della Sicilia. È come un quadro di Bosch dove ci sono tanti piccoli particolari che nella loro coralità costituiscono una visione totale dell’opera. Le strofe I normanni storditi da pozioni africane, un ragazzo in divisa piange
perché non vorrebbe partire, dei bambini annoiati sulla scala dei turchi…sono vari microfilm dell’Isola intervallati dalla strofa che fa riferimento all’istinto primordiale e che prelude al ritornello che funge da raccordo tra tutti gli elementi del racconto. Il testo è costruito nell’intento di creare una tridimensionalità, di rendere visibile e concreto ciò che cantiamo.
In che modo il video realizzato da Tommaso Buldini si sposa con quanto hai appena descritto?
Ho pensato subito che questa esigenza di tridimensionalità si prestasse bene all’interpretazione di un illustratore o di un pittore, così ho iniziato a fare delle ricerche e mi sono imbattuto nelle opere di Tommaso. Mi piacciono tantissimo i suoi lavori, il suo stile, che trovo unico: prima dipinge e poi anima i suoi personaggi. Realizzare questo video è stato un po’ come rifarsi a Yellow Submarine dei Beatles, una sorta di piano sequenza dove i tre protagonisti (Carmen Consoli, Antonio Dimartino ed io) a bordo di un’astronave fanno un lungo viaggio durante il quale incontrano una serie di personaggi. L’unione di musica immagini e parole che ne è nata è stata perfetta.

Tommaso Buldini per Luna Araba
Tommaso Buldini per Luna Araba

TOMMASO BULDINI: Parlaci del video: da cosa nasce l’ispirazione? Come lo hai realizzato? Com’è stata questa collaborazione?
Conosco e stimo Colapesce come artista già da diverso tempo ed ho sempre apprezzato la sua musica. Puoi immaginare la sorpresa e la felicità quando mi ha contatto e mi ha proposto la collaborazione per il singolo Luna araba. Poter lavorare con lui, Dimartino e Carmen Consoli per la Sony Music Italia, avendo carta bianca sul progetto, è stato uno stimolo importante. Ho attinto al mio immaginario affiancando personaggi realizzati appositamente per il progetto ad altri già presenti nei miei dipinti, poi sono passato alla loro animazione. Mi sono fatto guidare da una sorta di flusso di coscienza, dall’immaginario onirico scaturito dall’ascolto ripetuto del brano. Un ruolo importante nella realizzazione del progetto l’ha ricoperto anche la mia collaboratrice Silvia Governa alla quale va il mio grazie.

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