08 dicembre 2020

Alberto Garutti all’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen

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Il 10 dicembre sarà inaugurata l'opera site-specific di Alberto Garutti per il nascente parco delle sculture nel giardino della sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen. Raffaello Barbieri, Direttore dell'Istituto, ci ha raccontato il progetto

La sede dell'Istituto Italiano di Cultura Copenaghen, courtesy Istituto Italiano di Cultura Copenaghen

All’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen il 10 dicembre sarà inaugurata Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora, l’installazione site-specific di Alberto Garutti (1948, Galbiate, Lecco) per l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, in collaborazione con l’Associazione per l’Arte Contemporanea Zerynthia. 

«L’installazione site-specific si unisce alla collezione permanente di arte contemporanea italiana dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, di cui fa già parte l’opera Astratti furori di Felice Levini. Il progetto, finalizzato alla promozione e valorizzazione dell’arte italiana, è volto alla creazione di un parco scultoreo nel giardino antistante la sede dell’Istituto, in cui l’interazione tra l’architettura, la natura, il mutare del tempo e delle stagioni rendano la fruizione delle opere un’esperienza unica, ogni volta diversa», ha spiegato l’istituzione. 

Il 10 dicembre, alle 11.00, l’installazione verrà presentata in via digitale, attraverso sugli account Facebook e Instagram dell’Istituto.

L’opera

«A partire dal 2004, diverse versioni di Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora sono state installate presso l’aeroporto di Milano-Malpensa, la stazione di Milano-Cadorna, piazza S.M. Novella a Firenze, il MASI di Lugano, la Serpentine Gallery di Londra e la biennale di Kaunas, creando ogni volta una relazione particolare con il contesto circostante. Il lavoro di Alberto Garutti si concentra infatti sulla creazione di opere permanenti in grado di innescare relazioni e connessioni tra istituzioni, sia pubbliche che private, e il tessuto sociale di ogni luogo», ha ricordato l’Istituto.

Alberto Garutti, Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, 2020, Istituto Italiano di Cultura Copenaghen, courtesy Istituto Italiano di Cultura Copenaghen

Intervista a Raffaello Barbieri, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen

Come è nata la collaborazione con Alberto Garutti per un progetto site specific? 

«Prima della collaborazione è nato l’interesse per questo specifico lavoro di Garutti. Parafrasando il titolo dell’opera, i miei passi hanno incrociato spesso varie versioni di Tutti i passi; chi conosce i corridoi della Farnesina, dove la Collezione d’Arte contemporanea del Ministero degli Esteri è esposta su vari piani dell’edificio, non potrà non aver notato la piccola variante in rosso dell’opera di Garutti. Vale lo stesso per chi ha avuto la fortuna di entrare in Piazza Santa Maria Novella a Firenze dal lato opposto alla Basilica, dove l’installazione dell’artista entra in naturale dialogo con uno dei luoghi più significativi del nostro Rinascimento. Quando, lo scorso anno, è iniziata una proficua collaborazione tra l’Istituto di Copenaghen e l’Associazione per l’Arte Contemporanea Zerynthia, è stato naturale chiedere a Garutti, che ha da poco donato Tutti i passi alla Fondazione No Man’s Land in Abruzzo, se avesse voluto ripetere l’inserimento in un giardino invece che in uno spazio naturale infinitamente più grande. Siamo molto contenti che l’artista abbia accettato la nostra proposta».

La sede dell’Istituto Italiano di Cultura Copenaghen, courtesy Istituto Italiano di Cultura Copenaghen
Come si inserisce l’arte contemporanea nel contesto delle attività dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen? 

«Quando nel 1969 fu inaugurata la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Hellerup, alle porte di Copenaghen, in una bellissima villa dei primi del ‘900, l’allora direttrice, Lucia Pallavicini decise di commissionare a Gino Scarpa, artista italiano residente a Copenaghen (trasferitosi poi in Norvegia e tuttora vivente), l’intero apparato decorativo dell’ingresso dell’Istituto dove ancora campeggia a distanza di 50 anni e ci ricorda il ruolo fondamentale che ebbero gli Istituti di Cultura per far conoscere all’estero le nuove tendenze artistiche del nostro paese. Abbiamo voluto riprendere quel discorso esattamente 50 anni dopo, commissionando, con la collaborazione della Galleria Zerynthia, a un altro nostro grandissimo artista, Felice Levini, l’opera Astratti Furori che da un anno è stata installata nel giardino dell’Istituto. L’opera di Garutti è il secondo inserimento nello spazio all’aperto a disposizione dell’Istituto e proseguirà anche il prossimo anno con un artista ancora da individuare».

Felice Levini, Astratti Furori, Istituto Italiano di Cultura Copenaghen, courtesy Istituto Italiano di Cultura Copenaghen
Quali progetti o iniziative di ambito artistico proporrete nei prossimi mesi? 

«Come dicevo prima, anche il prossimo anno, sempre per la Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI, l’Istituto commissionerà una terza installazione all’aperto. Non dimentichiamo che il Nord Europa ha una tradizione diffusa di musei di scultura open-air: pensiamo ad Otterloo nei Paesi Bassi, pensiamo al Millesgarden a Stoccolma ma pensiamo soprattutto al Lousiana Museum poco fuori di Copenaghen. La nostra idea è di trasformare il giardino dell’Istituto in un piccolo museo di scultura italiana che rilanci la conoscenza della nostra arte contemporanea in Danimarca. Non dimentichiamo che a Herning, nel cuore dello Jutland, il museo HEART ha la più grande collezione in Europa, se si esclude il nostro paese, di opere di Piero Manzoni e di Yannis Kounellis. È in questo solco che ci muoviamo».

L’ingresso dell’Istituto Italiano di Cultura Copenaghen, Installazione di Gino Scarpa e Lampadario di Carlo Scarpa, courtesy Istituto Italiano di Cultura Copenaghen

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