15 aprile 2022

‘Fons Vitae’: Antonio Ievolella ai Giardini dell’Arena di Padova

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Ai Giardini dell’Arena di Padova arriva l'opera di Antonio Ievolella "Fons Vitae", installata in prossimità della Cappella degli Scrovegni (fino al 25 settembre), dopo le tappe alla Certosa di San Giacomo a Capri nel 2020 e al Castello Visconteo di Pavia nel 2021

Antonio Ievolella, Fons vitae, Giardini dell'Arena, Padova. Foto Luciano Tomasin

A Padova, i Giardini dell’Arena, a cui si accede dall’ingresso dai Musei Civici, in piazza Eremitani 8, da oggi, 15 aprile, al 25 settembre 2022, ospitano l’installazione Fons vitae di Antonio Ievolella, artista sannita ma padovano d’adozione. Come ha sottolineato Andrea Colasio, Assessore alla Cultura del Comune di Padova, «questa installazione si inserisce in modo perfetto nello spazio scenico dell’Arena, un luogo straordinario e denso di storia, in dialogo con i maggiori monumenti della città: la Cappella degli Scrovegni e il complesso degli Eremitani. È un’opera che, con il fluire dell’acqua attraverso le anfore, allude al continuo rigenerarsi della vita, in un simbolico intreccio di passato e presente». L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, si avvale della cura scientifica di Virginia Baradel, Valerio Dehò e Andrea B. Del Guercio.

Antonio Ievolella, Fons vitae, Giardini dell’Arena, Padova. Foto Luciano Tomasin

L’allestimento a Padova

«L’allestimento ha come motivo ispiratore l’acqua e così i 30 otri di terracotta su strutture di ferro in sospensione sono dei veri e propri vasi, grembi che costituiscono la forma plastica scelta dall’Artista quale motivo ricorrente delle installazioni», hanno spiegato gli organizzatori. «Lo spazio dell’antica Arena romana accoglie oggi l’acqua racchiusa nelle anfore di Fons Vitae. – ha precisato Francesca Veronese, Conservatrice del Museo Archeologico di Padova e Direttrice dei Musei Civici –  È uno spazio che, curiosamente, racchiude in sé una particolare valenza simbolica legata all’elemento liquido, a quell’acqua che oggi permea di sé l’installazione di Antonio Ievolella: di qui passava, infatti, un antico acquedotto romano. L’acqua è dunque l’elemento che caratterizza la storia antica del luogo, ma l’acqua è anche l’elemento che oggi fluisce nelle anfore dell’odierna opera d’arte: un legame sottile unisce così il passato e il presente, una sorta di “rivolo d’acqua” dalla forte valenza simbolica».

«Dopo la tappa della mostra Fons vitae alla Certosa di San Giacomo a Capri nel 2020 e al Castello Visconteo di Pavia nel 2021, il progetto si arricchisce a Padova di ulteriori stratificazioni culturali, materiali e immateriali: la riflessione espressiva di Ievolella si concentra sulla Stele, presumibilmente funeraria, di Ostiala Gallenia conservata nel Museo Archeologico di Padova a cui dedica un nuovo “reperto” scultoreo nella forma di un inedito scudo», ha aggiunto il team dell’artista.

Antonio Ievolella, Scudo di ‘Ostiala Gallenia’, Giardini dell’Arena, Padova. Foto Luciano Tomasin

L’installazione Fons Vitae

«L’installazione di Antonio Ievolella nel corso del tempo e dei luoghi in cui viene riallestita sta diventando un racconto straordinario in cui il pubblico di tutta Italia si rispecchia. Capri, Pavia e adesso anche Padova, la “sua” Padova, stanno facendo conoscere la capacità di Ievolella di dare fondo ai sentimenti più semplici e umani», si legge nel comunicato stampa. «L’opera Fons vitae – scrive Valerio Dehò – ha il pregio della chiarezza, come l’acqua che scorre dentro gli otri, come il movimento biologico e positivo che suggerisce. Da un certo punto di vista è un’installazione che riassume perfettamente il suo lavoro, che riesce a esprimere al meglio la sua poetica. L’acqua certamente esprime il senso del movimento, della linfa vitale che anima i corpi, ma anche la storia. L’uso degli otri in Ievolella richiama un mondo arcaico, ma sono anche simboli dell’accumulo della memoria come dato antropologico».

«Il tema dell’acqua come fons vitae si spinge in questo alto presidio d’arte sino alla soglia dell’oltretomba. Per Padova, sulla scena dell’anfiteatro romano, Ievolella ha pensato a una donna la cui stele funeraria gode di una speciale celebrità: Ostiala Gallenia. Fieramente Ostiala si erge frontale sul cocchio romano esibendo la sua identità paleoveneta nell’abbigliamento: l’ampio scialle con il fermaglio al centro del petto e un piccolo disco, ornamento e simbolo solare, sopra il capo. Il passaggio indolore della città dai Veneti antichi a Roma si è compiuto: il tema funerario ricorrente e la scritta in lingua latina parlano del nuovo status di Patavium», hanno spiegato gli organizzatori. «Ievolella – si legge nel testo di Virginia  Baradel – rende omaggio a Ostiala Gallenia e alla celebrazione figurata del suo viaggio agli inferi. […] Il ferro, il rame, la terracotta sono materie diverse che, con diversa sensibilità plastica e cromatica, racchiudono e serbano l’acqua. La versione patavina di Fons Vitae, arricchita della figura di Ostiala, possiede dunque una caratura simbolica ricca di evocazioni in riferimento a un doppio continuum: quello tra la storia veneta e romana, tratto del più vasto fluire tra il passato e il presente, e quello che lega la nascita alla morte e scorre svelto e luminoso come il filo d’acqua che s’incanala e, alla fine del suo corso, entra nella terra a generare nuova vita».

«Come evidenzia Andrea Del Guercio, se gli ‘scudi’ di Pavia del 2021 introducevano la dimensione militare nelle dinamiche di relazione con il Castello dei Visconti, aprendo a tensioni con il valore “salvifico” dell’acqua, l’approccio alla Stele venetico-romana si fa testimone e induce all’esperienza del “viaggio”, al passaggio di stato tra la vita e la morte». E così si osserva «quanto la “rete” di collegamento, il dolce scorrere sonoro tra i tubicini di rame nell’accoglienza femminile, abbia esteso tutta la sostanza preziosa generosamente fornita dalla Fons vitae, per poi riconoscere a Ievolella il dono della generosità del fare arte, la specifica e indipendente responsabilità culturale e politica delle Arti Visive».

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