23 giugno 2004

E l’artista si fece ago

 
Incontro con Kim Sooja. All’artista coreana il Pac dedica la sua programmazione per l’estate del 2004 (la mostra inaugura oggi, 23 giugno, ed è eccezionalmente ad ingresso libero) . Kim ci racconta la sua opera tutta basata sul tessuto ed il cucito, fino alla trasformazione dell’artista stessa in “donna-ago”...

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L’arte di Kim Sooja (Taegu, Corea del Sud, 1957, vive a New York) è un’arte dell’equilibrio, cui bisogna accostarsi lasciando alle spalle tutti i preconcetti che si possono avere su un’artista “transculturale”. Nelle sue opere e nei suoi discorsi convivono con naturalezza tradizione e innovazione, origini e scoperta, concettualismo e fisicità.

Lei appare come un’artista che lavora sia sul piano del personale che dell’universale. Quanto è importante l’identità nella sua opera?
Vedo la mia arte come una sorta di combinazione fra le domande che mi pongo come artista e le domande che mi pongo come essere umano.
Tramite la riflessione sulla superficie della tela e sui suoi confini ho potuto trovare un metodo, una tecnica, che scoprii quando stavo preparando una coperta con mia madre e per la prima volta feci passare la punta di un ago attraverso il tessuto. Sentii una grande energia, l’intera energia del mio corpo, che andava oltre e raggiungeva l’universo.

Nacque allora il suo interesse per l’utilizzo artistico del tessuto e del cucito?
Sì. Il materiale e la tecnica che scoprii erano legati alla vita di tutti i giorni, all’attività femminile, domestica, e anche correlati con la fisicità del corpo. Tutto ciò è connesso con la mia identità personale e di artista, e le mie domande in arte sono le mie domande nella vita. Dunque non parto dal personale per arrivare all’universale, ma tutto partì dalla punta di un ago.
Kim Sooja-A needle woman (Delhi)-1999-2001-video-courtesy The Project gallery New York e L.A. e Peter Blum gallery New York
Lei parla molto di processo creativo. In che misura si considera un’artista concettuale?
E’ impossibile separare la componente concettuale da quella emozionale. In un certo qual modo c’è un equilibrio fra le differenti componenti: io adopero molto l’interattività col materiale e con il corpo, usando componenti anche molto fisiche -toccare, guardare, “assaporare”-, ma allo stesso modo concepisco le cose in modo molto immateriale. Lavori molto “fisici” sviluppano anche interrogativi logici e razionali.

Cosa contengono –metaforicamente parlando- i suoi Bottari (fagotti di tessuto)?
Di solito le persone non si pongono questa domanda, perché sanno cosa contengono materialmente…e si fermano a questo. I Bottari sono chiusi, il loro contenuto è invisibile, ma esistono fisicamente e noi non sappiamo cosa c’è dentro… Anche quando li descrivo colgo solo parzialmente la loro essenza…
Sono fatti con vestiti usati, portano con sé la memoria delle persone che hanno indossato questi vestiti: corpi invisibili che sono stati lì, storia materiale ma anche immateriale. Contengono il nostro destino. Sono oggetti sospesi fra passato e futuro.

Il video Needle woman possiede una forte carica simbolica. La donna–ago è uno strumento passivo o attivo? Lei è ferma nel bel mezzo della città e della folla ma interagisce con il tessuto urbano, sia umano che architettonico…
Il mio corpo permette alle altre persone di reagire, di “compiere performance”, ma io non compio in Needle woman una performance, ho un’attitudine passiva. La natura simbolica dell’ago è molto importante: esso ha forma maschile e femminile allo stesso tempo, e poi l’azione dell’ago può ferire ma anche proteggere, quando vai con l’ago unidirezionalmente verso gli altri ferisci, ma quando lo porti avanti e indietro e ritorni verso te stesso puoi curare.
Kim Sooja - Bottari- 2000-courtesy Peter Blum gallery New York
Le donne sembrano negli ultimi tempi fare meno fatica a farsi strada nel mondo dell’arte. Sembra essere quasi trendy parlare di “artiste donne”. Le possibilità si sono effettivamente ampliate o si tratta di una moda?
Ci sono artiste donne molto brave, molte più di prima. Questo perché è stato storicamente difficile emergere per un’artista in una società dominata dagli uomini, ed era così in tutte le culture, occidentali e non. Negli ultimi anni c’è stata molta più apertura , anche grazie al fatto che con tutte le Biennali ed esposizioni internazionali c’è posto per un numero maggiore di artisti, e c’è anche un interesse per il localismo e le differenti culture. Per questo le donne hanno vita più facile nell’arte oggi.

link correlati
Il sito di Kim Sooja
Kim Sooja-A Needle Woman al P.S.1
Articolo su “Needle woman”
Kim Sooja su Artnet
La versione tedesca della mostra “Conditions of humanity” del Pac

stefano castelli


“Kim Sooja-Conditions of humanity”
Pac, Milano, via Palestro, 14, dal 24 giugno al 19 settembre 2004
Inaugurazione 23 giugno ore 18.30.
Tel 02-76009085
E-mail: segreteria@pac-milano.org
www.pac-milano.org


[exibart]


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