21 gennaio 2002

Intervista a Danilo Eccher

 
di Massimiliano Tonelli e Maria Cristina Bastante

Ha diretto la Galleria Civica di Trento e la GAM di Bologna. Lo scorso 26 novembre vi avevamo dato notizia della sua nomina al timone della GCAMC di Roma. Adesso lo abbiamo incontrato. Prima intervista da direttore per Danilo Eccher…

di

Trento, Bologna e da gennaio Roma: tre città, tre tipi di pubblico, tre strutture differenti. Può raccontarci brevemente qualcosa di queste tre esperienze, che scandiscono un po’ le tappe del suo percorso professionale?
Sono effettivamente tre realtà completamente differenti. Nel caso di Trento si trattava di una piccola galleria votata esclusivamente al contemporaneo, rivolta prevalentemente ad una realtà che aveva bisogno di essere informata su cosa avveniva nel mondo e che era assetata di novità. La struttura piccola e agile permetteva quindi una serie di mostre molto veloci, molto “aggressive”, che hanno permesso di presentare ad un pubblico non particolarmente abituato all’arte contemporanea alcuni dei principali protagonisti dell’arte italiana. Con Bologna il problema era diverso. Il museo esisteva da molti anni, aveva un programma di ottimo profilo culturale che forse richiedeva un intervento più attento per quanto riguarda gli elementi collaterali. Quindi diciamo che il lavoro principale su Bologna è stato quello di trasformare una galleria d’arte già qualitativamente molto significativa in una che avesse un’articolazione più complessa e quindi creasse un legame più solido con la città, con gli ambienti culturali e contemporaneamente proponesse un confronto e un dialogo internazionale.odile decq, progetto per il secondo lotto degli spazi espositivi ex fabbrica birra peroni, roma La città ha risposto molto bene, perché in pochi anni il pubblico si è moltiplicato, le strutture private si sono avvicinate al settore della galleria, che ha cominciato a posizionarsi anche in un contesto internazionale. Roma evidentemente è una realtà completamente diversa. È vero che le esperienze professionali sono parte di un bagaglio che ognuno di noi si porta dovunque vada, ma è chiaro che ogni volta si parte da zero. Confrontarsi con Roma significa confrontarsi con una capitale mondiale, con una delle realtà più vive, più interessanti sul piano internazionale – non c’è artista al mondo che non farebbe carte false pur di poter esporre a Roma! – si tratta qui di dialogare con una realtà che è solida, che è forte e che magari è dispersiva, quindi creare quel sistema di affezione alla galleria che è poi quel sistema che sostiene i musei. È un po’ l’obiettivo che io vorrei pormi, tenendo conto di una cosa fondamentale: nei prossimi tre anni Roma sarà dotata di un nuovo grande museo d’arte moderna e contemporanea attraverso proprio la realizzazione del secondo lotto della Galleria Comunale, affidato all’architetto Odile Decq.

Quali sono i tempi previsti per la realizzazione del secondo lotto?
Devo dire che l’amministrazione romana ha operato secondo una tempistica estremamente puntuale, per cui, a differenza di altri progetti dove si parte magari senza una copertura finanziaria adeguata, in questo caso la copertura è già assicurata, quindi qui ci sono i tempi tecnici delle gare di appalto – che devono essere gare di appalto internazionali – e non è irrealistico pensare che entro il 2002 si inizino i lavori e che nell’arco dei prossimi tre anni il museo sia completato.

Quali sono i problemi di una struttura museale come la Galleria Comunale? Si potrebbe parlare di una scarsa affluenza di pubblico ed in generale di carenze nella comunicazione / promozione… pensa ci sia dell’altro?
Il problema del pubblico è una sorta di litania ricorrente in tutti i musei del mondo. Non è un problema di Roma o un problema italiano. Se escludiamo alcune nicchie privilegiate dove da molti anni sono state attivate una serie di relazioni con le famiglie – alludo ai musei del nord, soprattutto della Scandinavia, della Danimarca – dove negli ultimi decenni si è consolidata l’abitudine di frequentare il museo come un luogo aperto e non necessariamente culturale (in certi musei si va per affittare le barche, per fare pic nic…), se si escludono quelle realtà, il contesto dell’arte contemporanea risulta comunque marginale.odile decq, progetto per il secondo lotto degli spazi espositivi ex fabbrica birra peroni, roma È un contesto di nicchia che non deve compiacersi di questo, ovviamente, ma ne deve prendere atto; quindi non mi preoccupa il fatto che in galleria ci sia poca gente… ammesso che in galleria ci sia poca gente, non lo so ancora a Roma. Quando un museo non è adeguatamente visitato significa che non si è creata una rete solida di tessuto cittadino. Questo è un problema di comunicazione da un lato ma anche di attività dall’altro, di interrelazione di linguaggi, di ammodernamento dei servizi. Sono molte le voci che fanno si che il pubblico non si abitui a frequentare un museo, ma questo – ripeto – è un problema non esclusivamente italiano.

Può darci qualche anticipazione sui prossimi eventi ospitati di cui sarà protagonista la GCAM? Prevede una maggiore attenzione / valorizzazione per le ultime generazioni di artisti? E per quanto riguarda la scena artistica emergente strettamente romana?
Io credo che tutti i musei oggi stiano dando molto spazio alle giovani ricerche e giustamente devo dire. Sia a Trento prima che a Bologna dopo una delle prime cose che ho fatto è realizzare uno spazio esclusivamente dedicato ai giovani e conto di dedicare un ampio settore del programma della galleria proprio ad un progetto mirato relativamente alle giovani ricerche ovviamente con un’attenzione privilegiata su Roma, questo è evidente. Ma non esclusivamente romana o esclusivamente italiana. Il più importante appuntamento a cui stiamo lavorando da subito è proprio la realizzazione del secondo lotto, che significa dotare Roma di un grande museo e inserire la Galleria Comunale nel circuito prima dei musei romani – che è un circuito ricchissimo e straordinariamente fertile – poi posizionarla in un panorama nazionale ed internazionale.

Qual è la sua opinione relativamente alla situazione dei Centri d’Arte Contemporanea in Italia? Quali strutture secondo il suo giudizio si stanno muovendo bene, sia per la qualità delle proposte che per le modalità di gestione? Con quali strutture extra capitoline le piacerebbe intraprendere rapporti di partnership?
Partiamo dall’ultima domanda: certamente oggi non si riesce a fare un’attività museale degna di questo nome se non si hanno rapporti nazionali ed internazionali adeguati e gran parte del nostro lavoro è basato proprio sulle relazioni. Quindi certamente c’è la possibilità di creare delle solide relazione di partnership con altre strutture museali italiane e non italiane. Ma io non trascurerei il fatto che esiste a Roma un tessuto culturale e artistico di straordinaria importanza che va, in qualche modo, reso connesso a quelle che sono le attività della Galleria. Per quanto riguarda gli spazi in Italia, devo dire che noto con estrema soddisfazione che in questi ultimi decenni si è registrato un grande incremento dell’impegno sia delle piccole comunità che delle grandi città a investire nei musei d’arte contemporanea. Ricordo che sta partendo il progetto per la realizzazione del nuovo museo di Benevento. Benevento è una città che ha avuto il coraggio di investire nella realizzazione di questo grande museo affidandolo ad un prestigioso studio si architettura italiano e realizzando un edificio proprio di fronte al Duomo, in pieno centro storico… sarà uno dei primi centri costruiti ex novo dedicati all’arte contemporanea del Sud Italia e questo è un esempio di quello che sta succedendo un po’ in tutte le altre realtà italiane, alcune già molto consolidate, di grande prestigio, altre in via di affermazione. Credo che il tessuto si stia assestando su livelli europei e mi sembra una cosa estremamente positiva.

…ci può dire quali strutture a suo parere si muovono bene?
Ma alcune… sono molte che si muovono bene
odile decq, progetto per il secondo lotto degli spazi espositivi ex fabbrica birra peroni, roma
È tendenza ormai ampiamente diffusa e sperimentata – soprattutto all’estero – quella di valersi di finanziamenti dal settore privato, dove le quote di finanziamento pubblico subiscono una drastica riduzione. Qual è la sua opinione in proposito? Pensa sia possibile trovare risorse economiche private nella realtà romana? Pensa in futuro di considerare una possibilità di questo tipo?
Io credo che sia assolutamente un bene il fatto che a fianco al finanziamento pubblico comincino ad intervenire i finanziamenti privati. Noi usciamo da una situazione anomala rispetto al resto d’Europa. Il fatto che oggi ci sia un’inversione di tendenza e che ci sia una moltiplicazione consistente degli spazi e dei centri per l’arte contemporanea, inevitabilmente porta alla necessità di attingere a finanziamenti privati, quindi questa prima parte dell’anomalia è stata superata. Adesso bisogna superare la seconda parte dell’anomalia e cioè nel resto d’Europa e nel Nord America i finanziamenti privati giungono ai musei perché ci sono meccanismi di defiscalizzazione che li incentivano. In Italia questo meccanismo che da alcuni anni si sta definendo non è ancora attivato e ovviamente non è molto facile reperire finanziamenti privati, finché il privato non ha dei meccanismi di agevolazione fiscale. Anche per Roma penso sia corretto porsi il problema di una opportuna diversificazione delle fonti di finanziamento ed intervento privato. È però necessario al di là dei citati aspetti fiscali anche intraprendere una più agile ed elastica gestione amministrativa.

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Massimiliano Tonelli
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4 Commenti

  1. E’ vero “Clelia”, ma è una qualità che gli consente di pubblicare tutti i commenti.
    Anche quelli idioti scritti da imbecilli.
    Sono certo tu sappia cosa intendo.
    Ciao, Biz.

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