11 maggio 2010

IL POMPIDOU RADDOPPIA. SUL SERIO

 
Ci siamo. È oramai al varo del Centre Pompidou di Metz. Un centro d’arte più che un museo, in piena Lorena, quindi in piena Europa. La firma architettonica è quella del giapponese Shigeru Ban. E le polemiche, comme d’habitude, sono tutt’altro che assenti...

di

Il Centre Pompidou di Metz, in Lorena, apre le porte
mercoledì 12 maggio, a sette anni dal lancio del progetto. Il direttore,
Laurent Le Bon, preferisce definirlo un centro d’arte piuttosto che un museo, e
spiega che “un centro d’arte è un luogo per mostre temporanee, che
intrattiene una dinamica nell’offerta culturale e che invoglia il visitatore a
ritornare
”. Ma il
museo ha fatto discutere, tanto per le forme del suo edificio che per il suo
legame poco chiaro, al di là del nome, con il Centre Pompidou di Parigi.
La scelta del progetto architettonico del giapponese Shigeru
Ban
aveva
sorpreso non poco nel 2003. A detta di molti, Ban aveva infatti troppa poca
esperienza per gestire un grande cantiere di livello internazionale, anche se
le sue strutture innovative a base di carta e legno gli avevano procurato non
poca fama. A cantiere quasi concluso, la scommessa di Shigeru Ban sembra però
vinta, anche grazie alla partnership con l’architetto francese Jean de
Gastines
. Ban
confida che le forme della struttura in legno del museo di Metz sono ispirate a
un cappello cinese fatto in bambù, trovato per caso a Parigi mentre passeggiava
nei dintorni del boulevard Saint-Germain. Cantiere del Centre Pompidou-Metz - gennaio 2010 - photo Olivier H. DancyQuesto cantiere conclude una ricerca
di anni, mirata a ottenere una sintesi perfetta del suo ideale architettonico.
Di fronte alla copertura composta di una membrana di vetro e teflon del nuovo
Centre Pompidou, si capisce l’importanza che i materiali rivestono nel suo
lavoro.
Dopo l’apertura, Laurent Le Bon dovrà però fare i conti
con le speranze riposte in questo progetto dal governo francese e dalle
istituzioni locali. Il Centre Pompidou di Metz è infatti più di un semplice
progetto culturale, poiché rappresenta il primo grande investimento del governo
lontano dalla capitale. La stessa scelta di Metz non è casuale, ma indicativa
della volontà di contribuire all’elaborazione culturale di un’Europa unita,
perché la città si trova a soli quaranta minuti di treno dal Lussemburgo, a
poco più di un’ora da Parigi e a due ore e mezza da Francoforte, in un’area
geografica transnazionale che, negli ultimi decenni, si è rivelata
particolarmente reattiva all’arte contemporanea.
Come ogni inaugurazione che si rispetti, i grandi numeri
sono all’ordine del giorno. La struttura gode infatti di un finanziamento annuo
di 10 milioni di euro da parte delle sole collettività locali. Lo Stato ha
investito per la costruzione, ma non intende coprire le spese di gestione: il
decentramento si riconosce anche in questi dettagli.
Alla testa di un’istituzione priva di una propria
collezione permanente, Le Bon tiene anche a mostrare la sinergia creatasi con
il Pompidou di Parigi, che metterà a disposizione del nuovo museo la sua
collezione ricca di ben 65mila opere. Ispirandosi proprio al principio di
rotazione delle collezioni permanenti del Centre ”maggiore”, Metz attingerà
quindi a questo fondo per presentare di volta in volta progetti espositivi
pensati autonomamente. Non pochi in Francia temono però che a un sano spirito
di collaborazione subentri presto un’accanita concorrenza.
Henri Matisse - La Tristesse du roi - 1952 - carta dipinta a tempera, ritagliata e incollata su tela - cm 292x386 - Centre Pompidou, Parigi
In occasione dell’inaugurazione, il nuovo museo dedica
una mostra al concetto di capolavoro, per ricostruirne la storia e soprattutto
per capire se ha ancora senso parlare oggi di capolavori. Chefs d’oeuvres? vede riunite opere di
prim’ordine, che per l’occasione arrivano non solo da Parigi, ma da molte
importanti collezioni internazionali. Calder, Klein, Picasso, Louise Bourgeois, Matisse: tutto l’arco cronologico del XX
secolo è degnamente rappresentato. Ma Chefs d’oeuvres? è soprattutto un’occasione per
mettere a tacere chi critica da tempo il nuovo museo. Per molti le forme della
struttura ricordano più un circo che un museo. Ma il timore è soprattutto che
il nuovo centro espositivo serva più a un inutile entertainment che a progetti culturali di
spessore.

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*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 64. Te l’eri
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dal 12 maggio al 25 ottobre 2010
Chefs-d’œuvre?

a cura di Laurent Le Bon

Centre Pompidou – Metz

Orario: lunedì e mercoledì ore 11-18; giovedì e venerdì
ore 11-20; sabato ore 10-20; domenica ore 10-18

Ingresso: € 7

Catalogo disponibile

Info: tel. +33 0387565524; contact@centrepompidou-metz.fr;
www.centrepompidou-metz.fr

[exibart]


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