22 maggio 2025

In Sicilia, la Biennale del Paesaggio indaga il caos e l’ordine nel giardino

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Inaugurata la quinta edizione della Biennale del Paesaggio Mediterraneo di Radicepura Garden Festival: progetti e mostre per riflettere sul giardino come luogo di confronto

Radicepura Garden Festival. Pianete Faro, ph. Alfio Garozzo

In Sicilia orientale, tra le pendici laviche dell’Etna e il respiro salmastro del mare, si è aperta la quinta edizione del Radicepura Garden Festival, la Biennale del Paesaggio Mediterraneo che, quest’anno, riflette sul tema del caos e dell’ordine nel giardino: il titolo è Chaos (and) Order in the Garden. Dieci giardini temporanei, sette permanenti, una mostra d’arte contemporanea e numerosi incontri pubblici hanno animato la giornata inaugurale della V Biennale del Paesaggio Mediterraneo, fruibile fino a dicembre negli spazi del Parco Radicepura, a Giarre, epicentro di una riflessione viva sulla natura, sull’arte e sul paesaggio.

Radicepura Garden Festival. Sarah Eberle, A Postcard from Sicily, Ph Alfio Garozzo

Alla giornata inaugurale hanno presenziato il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci, il sindaco di Giarre Leo Cantarella e la famiglia Faro, promotrice del festival. Radicepura è una realtà privata che, da dieci anni, trasforma un giardino botanico in un luogo di confronto internazionale, ricerca paesaggistica e sperimentazione culturale.

Diretto da Antonio Perazzi, il festival ha ospitato due talk principali: una conversazione tra la paesaggista inglese Sarah Eberle, madrina dell’edizione che ha tagliato il nastro inaugurale dichiarando il festival ufficialmente aperto al pubblico, ed Emanuela Rosa-Clot, direttrice di Gardenia; e un incontro con i paesaggisti vincitori, moderato dallo stesso Perazzi insieme al botanico Manlio Speciale, curatore scientifico di Radicepura.

Radicepura Garden Festival. Sarah Eberle, A Postcard from Sicily, Ph Alfio Garozzo

Come scrive il paesaggista Gilles Clément, «Il giardino è un frammento del mondo trattato con cura» ma anche «Uno spazio che accetta il disordine come condizione per il rinnovamento». E in effetti, i giardini realizzati dai paesaggisti under 36 provenienti da tutto il mondo restituiscono il paesaggio come soggetto instabile, mutevole, spesso contraddittorio. In questa tensione si innesta una domanda quasi shakespeariana: ordine o caos, essere o non essere? Nel giardino, la natura si fa teatro di ambivalenze, dove ogni gesto progettuale può significare tanto controllo quanto abbandono, tanto rigenerazione quanto dissoluzione.

Emblematico in tal senso è Il miracolo di Quasimodo dei fratelli Carlo Federico e Franco Enrico Serra, architetti bolognesi, che dividono lo spazio in due sezioni opposte: da una parte un giardino della vita, arcaico e vegetale, dall’altra una distesa nera di cenere vulcanica e legni corrosi, come resti di ossa animali. Un’opera installativa, più che paesaggistica, che trasforma la camminata del visitatore in un passaggio simbolico tra esistenza e dissoluzione.

Radicepura Garden Festival 2025. I fratelli Serra di Il Miracolo di Quasimodo, ph. Alfio Garozzo

Altro approccio, più ecologico che allegorico, è quello del duo indiano Parita Jani e Urvish Bhatt, autori di The Rambunctious Garden: un paesaggio semi-selvatico costruito esclusivamente con flora locale, pensato per evolvere nel tempo. Il giardino viene lasciato crescere, mutare, invadere lo spazio: un gesto di fiducia verso l’ambiente e un ribaltamento delle logiche di controllo formale. «Nel giardino l’ordine non si impone, si accompagna», direbbe ancora Clément.

Radicepura Garden Festival 2025, The Rambunctious Garden, Parita Jani Urvish Bhatt, Ph. Alfio Garozzo

Insieme a loro, tra i vincitori della call under 36, spiccano progetti firmati da Claudio Bussei (Echoes, Italia), Marta e Fernando Gamarro (Patio, Spagna), Monica Torrisi e Giada Straci (Mira, Italia), il duo Koni Chan e Rose Tan (Intricate Dance of Armonic Contrast, Hong Kong), lo studio Mantis (Living Fence, India), Vincent Dumay e Baptiste Wullschleger (Giardino di Terra, Francia/Svezia), e Guðmundur Björnsson con l’installazione off Ignivomus Hortus (Islanda). Una pluralità di visioni che compongono una mappa sensibile del giardino contemporaneo, tra rigenerazione, ecologia e nuove estetiche del vivere.

Radicepura Garden Festival. Inaugurazione mostra Francesco Lauretta. Ph. Alfio Garozzo

Ha concluso la giornata inaugurale la mostra Rituals dell’artista siciliano Francesco Lauretta, esito della sua residenza presso la Fondazione Radicepura. Allestita nello spazio superiore del centro, sopra l’opera permanente di Emilio Isgrò, la mostra si presenta come un paesaggio immersivo, sospeso tra pittura, installazione e suono.

«È una mostra un po’ malinconica – racconta Lauretta – perché quando abbandoni la festa c’è sempre qualcosa che si sedimenta e ti fa tremare il cuore». Coriandoli a terra, opere sospese, variazioni spaziali invitano il pubblico a un’esperienza fisica e sensoriale, quasi teatrale. «Mi piace l’idea che lo spettatore diventi parte della mostra, trascinato dentro questo movimento», continua l’artista, che si definisce «Pirandellianamente pittore».

Radicepura Garden Festival. Inaugurazione mostra Francesco Lauretta, ph. Alfio Garozzo

Per il curatore Antonio Grulli, Rituals è «Una mostra che parla di paesaggio umano e culturale, legato al rito e alla festività…come se il tempo prendesse forma attraverso il rito». In questo paesaggio della memoria si inserisce anche Gattoparve (2004), tela proveniente dalle collezioni Crédit Agricole Italia e ispirata al ballo del Gattopardo, in cui «Le immagini si dissolvono in tonalità rosa e seppiate», come ricordi che si sbiadiscono.

Radicepura rimarrà aperta la pubblico fino al 7 dicembre 2025, offrendo ai visitatori non solo giardini da contemplare ma paesaggi da attraversare. Tra caos e ordine, tra festa e silenzio, il Mediterraneo si fa giardino dell’anima.

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