08 marzo 2009

NEROCUBO PER NON VEDERE TUTTO NERO

 
Nella Valle dell’Adige svetta un nuovissimo quattro stelle: il Nerocubohotel di Rovereto, dimora temporanea per tutti gli ospiti curiosi. Casa sicura e permanente per otto artisti contemporanei. E soprattutto non il solito art hotel. “Exibart” ne ha parlato con Paolo Pedri, immobiliarista e collezionista. Che gli imprenditori ci stiano dicendo che si può veder nero in senso positivo?

di

Un hotel innovativo, forziere per opere d’arte. Com’è nato il progetto? Quali sfide avete affrontato?
Già da qualche anno si era manifestata la necessità di incrementare l’offerta ricettiva di Rovereto, specie dopo l’apertura del Mart che, ricordo, riesce ad attirare più di duecentomila visitatori all’anno.

Nerocubohotel non è solo una risposta efficiente all’esigenza di nuovi posti letto, ma ambisce a essere un elemento d’attrazione in quanto tale.
Ci siamo arrivati per gradi ed è stato un crescendo: la sensazione di sentire che hai tra le mani l’opportunità di fare qualcosa di diverso… La sfida è stata quella di riuscire a sviluppare e coniugare tre distinti filoni di ricerca: un progetto architettonico e di interior design; un progetto domotico e di energie rinnovabili; un progetto artistico e culturale.

Il nome dell’hotel è Nerocubo, il volume è un agile parallelepipedo con una “pelle” esterna costituita da singole lastre in fibrocemento color ardesia. Vi siete ispirati al Black cube di Gregor Schneider?
No, le forme e l’architettura sono state ispirate dal contesto e dal paesaggio. Mi piace citare le parole dell’architetto Enrico Ferreguti: “Di fatto, per le modalità di fruizione e visibilità, esso è un edificio senza prospetti, non ci sono infatti le condizioni per una percezione statica, accurata, del complesso, che invece appare come un volume studiato per essere percepito in modo dinamico, con ‘la coda dell’occhio’, in cui gli scorci e l’assemblaggio appaiono attraenti e cangianti in modo inaspettato e reso nel contempo attraente e misterioso dalle deformazioni delle facce e dalla apparente casualità delle finestrature; stretto tra la ferrovia e l’autostrada, esso appare come dinamicamente deformato dalle potenti linee di forza che solcano longitudinalmente il paesaggio, come una roccia plasmata dal vento tesa ad assecondare, e non a opporsi, questi potenti flussi di energia”. La ricerca del nome è invece durata mesi, insieme allo studio di grafica evoq.it, con cui collaboriamo per sviluppare la comunicazione. Non sapevamo cosa volevamo, ma solo cosa non volevamo: nessun riferimento preciso e nessun richiamo diretto a qualcosa che potesse essere tangibile o immaginabile.
Nerocubohotel
Come si legano l’idea di business, la struttura architettonica e la scelta di proporre opere di artisti emergenti all’interno?

È una questione di coerenza di linguaggi. Ci siamo mossi in questa direzione spinti più dalla passione che dal business, anche se le soddisfazioni economiche non dovrebbero mancare. Tutti sono alla ricerca di emozioni, specie se solo per una notte… E confido negli otto artisti: se anche solo uno farà il grande salto, il progetto potrà diventare esso stesso un business.

Chi sono questi otto artisti? Le opere in hotel sono drag and drop o site specific?
Sono stati collocati circa centoquaranta lavori, ma il progetto nella sua essenza è site specific. L’idea è stata quella di utilizzare gli spazi e gli ambienti dell’hotel come “sfondo” di un progetto autonomo. Abbiamo individuato alcuni vincoli strutturali (posizioni “chiave” e relative dimensioni) che sono diventati i limiti fisici della creatività degli artisti. Inoltre, per mantenere riconoscibile ogni singolo progetto, abbiamo deciso di assegnare a ciascuno un intero piano tra i complessivi otto. I prescelti hanno radici culturali e geografiche estremamente differenti, lavorano con linguaggi diversi e, in piena libertà creativa, sono stati chiamati a confrontarsi con gli spazi dedicati. Il progetto ha come titolo sliding room# e ha coinvolto Alessandro Roma, Mario Arnold Dall’O, Lorenza Boisi, Diango Hernández, Luca Coser, Christian Schwartzwald, Gioacchino Pontrelli e Igor Eskinja.

Ogni piano un artista, dunque. Questo significa che le opere in mostra non cambieranno mai? O vi sarà una rotazione?
Nessuna rotazione, l’hotel non è una galleria o un museo.

Lo spigoloso NerocubohotelPer gli artisti vi siete avvalsi di consulenti di fiducia?
Sono un collezionista, e quindi un appassionato cronico, relazionarmi con gli artisti è stata per me la parte più edificante di tutto il progetto. Ringrazio i galleristi che mi hanno aiutato, tutti gli amici e gli stessi artisti che hanno colto la forza e la novità di quest’idea. La realizzazione delle opere è durata parecchi mesi e in questo periodo ho frequentato gli studi, realizzato delle bellissime fotografie, in certi casi dei video. Tutto materiale che entrerà a far parte della storia di questo progetto.

In Nerocubo trova posto anche la sua collezione privata?
No, non sono conciliabili. Alla mia collezione ho riservato un preciso spazio nel complesso che stiamo realizzando, adiacente all’hotel, dove potranno insediarsi studi, laboratori o gallerie… È in costruzione una piccola cittadella dell’ingegno dove arte, grafica, progettazione, ricerca, commercio e design potranno trovare fertili condizioni di sviluppo.

La presenza del Mart ha influito?
La presenza del museo è per noi “martiani” una grandissima opportunità e ha influito sia per l’atmosfera, sia, attivamente, con pareri, suggerimenti e consigli. Quando due anni fa il progetto dell’hotel era ancora in embrione, andammo a sondare tutte le istituzioni locali per cogliere gli orientamenti e capire se l’idea poteva essere condivisa. Ricordo ancora il colloquio con la direttrice del Mart Gabriella Belli, che per me è stato di enorme stimolo: poche parole e concetti chiari, puntare alla qualità e alla contemporaneità, niente vie di mezzo!

Qual è stata l’entità dell’investimento?
È un investimento importante, realizzato con il contributo fondamentale degli istituti di credito che credono nel progetto. Le opere sono state tutte acquistate e costituiscono la collezione dell’hotel, diventando così l’investimento nell’investimento.

Sull’asse del Brennero si concentrano alcuni hotel-museo: Villa Amista / Byblos Art Hotel vicino Verona, Hotel Greif a Bolzano. E ora voi, nel mezzo. Qual è il target di Nerocubo? E quale il valore aggiunto?
Speriamo un giorno di riuscire a “fare sistema” tra operatori con le stesse passioni. Il target è simile, ma nel nostro caso la caratteristica di “cliente di passaggio mordi e fuggi” è marcata, vista l’incredibile vicinanza con l’autostrada A22 del Brennero (cinquecento metri dal casello di Rovereto sud) e l’enorme visibilità dell’hotel, alto oltre trenta metri. Di qui transitano più di quindici milioni di automezzi all’anno e ipotizziamo che, a regime, dovremmo riuscire ad avere più di trentamila contatti diversi, un pubblico molto eterogeneo e internazionale.
L'opera di Alessandro Roma allestita in hotel
Contenitore d’arte o attivo operatore culturale? Avrete una programmazione?

L’hotel ha la sua mission che è vendere camere e servizi, non certo quella di “attivo operatore culturale”, anche perché il personale e le strutture non sono adeguati (questo è proprio l’errore in cui cadono/scadono i cosiddetti “art-hotel”). In realtà, parallelamente, stiamo già lavorando a nuove iniziative, produzioni artistiche e culturali distinte dall’attività dell’albergo, con altri spazi e un marchio preciso e dedicato: nerocuboproject. Durante il 2009 cercheremo di sviluppare meglio queste idee.

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a cura di federica bianconi

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 55. Te l’eri perso? Abbonati!


Nerocubohotel
Via per Marco – 38068 Rovereto (TN)
Info: tel. +39 0464022022; info@nerocubohotel.it; www.nerocubohotel.it

[exibart]

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