14 febbraio 2014

Gli assalti elettrostatici di Micol Assaël

 
La mostra all’Hangar Bicocca di Micol Assaël o piace o si rifiuta in blocco. I suoi cinque ambienti-container inospitali, dispotici, non contengono immagini, ma sensazioni forti, emozioni-fredde, in cui fenomeni fisici mettono alla prova il corpo. Trasformando il visitatore in strumento di una ricerca in bilico tra fisica e tecnologia. Che non insegue l’idea del bello o del piacere, ma apre riflessioni su nuovi linguaggi visivi e percettivi

di

Micol Assaël, Mindfall, vista della mostra Iliokatakiniomumastilopsarodimakopiotita, Hangar Bicocca.
Micol Assaël, artista romana (1979), di fama internazionale, nomade per vocazione, ora residente in Grecia, è un mistero, come il titolo della sua mostra personale, “ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA” (termine inventato associato a diverse parole in lingua greca). Schiva per natura, introversa e per nulla socievole con la stampa e il pubblico. L’unico portavoce dell’artista-star che vanta un curriculum espositivo da urlo, arrivata ora ad esporre a Milano, dopo quattro anni dalla sua personale al Museion di Bolzano e dopo aver esposto a due Biennali di Venezia e  nelle più importanti istituzioni per l’arte europee, dal Kunstalle di Basilea al  Palais de Tokyo, è Andrea Lissoni, curatore della mostra.
Il percorso espositivo si snoda intorno a cinque ambienti: quattro installazioni fondamentali del percorso dell’artista, realizzate tra il 2003 e il 2009, prima d’ora mai esposte insieme e Sub, l’opera site-specific pensata per l’Hangar, realizzata con la  collaborazione del laboratorio chimico di Pirelli. Gli ambienti di Assaël si integrano perfettamente con lo spazio industriale dell’Hangar, simulano una sala macchine di una nave, dove i container ricolmi di assemblaggi di strumentazioni vintage che producono suoni di diversa natura e assordanti, fastidiose vibrazioni, effetti termici, un vento talmente forte da bloccare il respiro. Spiazza il maxi “alveare” ligneo che riproduce il ronzio di uno sciame di api assieme al profumo del miele. È l’unico ambiente ad evocare un luogo naturale che profetizza catastrofi ecologiche. Congela i pensieri la cella frigorifera dal gelo siberiano e, nella  nuova installazione, inconsapevolmente il visitatore provoca interferenze di energia che alterano la percezione dello spazio. 
Micol Assaël, Sub, vista della mostra Iliokatakiniomumastilopsarodimakopiotita, Hangar Bicocca.
Nella “Tate Modern milanese” (ma senza collezione), fisica, ingegneria e tecnologia inscenano un luna park da stress psico-fisici, in quello stesso spazio Shed, dove fino a poche settimane fa una media di mille spettatori al giorno veniva sedotta dalla suadente musica e dalla voce di Rangar Kjartansson. Ora, nella semi-oscurità del capannone dall’architettura brutalista, lasciate alle spalle pregiudizi o/e attese di  bellezza, percorrerete, curiosi come bambini di sperimentare il nuovo, un viaggio nel cuore della storia industriale dell’Hangar, tra acri odori di petrolio, circuiti elettrici, scintille, ventilatori, conduttori di energia, refrigeratori, macchinari elettrostatici, elettromagnetici e timer, in cui l’artista, post poverista-concettaule, formatasi con studi di filosofia, pone al centro la capacità percettiva del visitatore. E la sua esperienza diretta è la chiave di ricezione delle opere di Assaël, e qui per ognuno l’esperienza è soggettiva. Sarete sottoposti a situazioni fisiche straordinarie, ma non minacciose. 
Inquieta Vorkuta, cella frigorifera che prende il nome di un antica città mineraria situata nei pressi dei gulag in Russia, realizzata in due versioni nel 2001 e 2003, presentata per la prima volta alla Fondazione Olivetti di Roma. L’ambiente è vietato ai minori di 18 anni, elettrizzata mantenuta a -30°C con un quadro elettrico e una sedia regolata sulla temperatura corporea di +37°. 
Micol Assaël, Vorkuta, vista della mostra Iliokatakiniomumastilopsarodimakopiotita, Hangar Bicocca.
Toglie il fiato, Senza Titolo (2003): una stanza di circa 5×5 metri di ferro, presentata alla 50°Biennale di Venezia nella sezione “La Zona” a cura di Massimiliano Gioni, arredata con pochi oggetti, una rete di un letto, un armadio e un groviglio di cavi elettrici, un tavolo sospesi da terra, con trasformatori elettrici protetti dal vetro, lampadine collocate sotto i mobili, attraversata da correnti fortissime calde e fredde, in cui si ha la sensazione di perdere la gravità. 
È ipnotico e nauseante Mindfall (2004-2007), container di recupero pervaso dall’odore di nafta, dei motori sotto sforzo, con una sedia e dei tavoli, su cui sono disposti 21 motori elettrici che, accesi in modo intermittente, generano un rumore assordante e un suono magnetico che affascina i cultori di Industrial-music e colpi di vento che invadono lo spazio, e dove si  perde la percezione del mondo esterno. 
432Hz (2009), prende il nome dalla frequenza della vibrazione emessa dalle api, inoltre corrisponde alla frequenza aurea dell’accordatura degli strumenti dell’orchestra; è l’unico ambiente (presentato al Madre di Napoli, 2009) che evoca la natura e il mondo animale, formata da una serie di telai di varie dimensioni e altezze, disposti sulle pareti in legno progettato sulle dimensioni di un’arnia. Ogni telaio contiene un disegno in cera retroilluminato e una traccia audio che riproduce il ronzio delle api in un alveare, che emette suoni in presenza del visitatore. 
Micol Assaël, 423 HZz, vista della mostra Iliokatakiniomumastilopsarodimakopiotita, Hangar Bicocca.
Conclude il viaggio oltre il ventre della modernità, ai confini di un tempo indecifrabile, dove l’individuo sembra un ospite sgradito, Sub, l’ambiente in vetro, realizzato appositamente per l’Hangar Bicocca attraverso l’assemblaggio di alcuni espositori in vetro e ferro progettati dall’artista e utilizzati per mostrare i disegni della serie Inner Disorder (1999-2001), in occasione della mostra itinerante Fomuska (2009). Queste vetrine ricombinate in una struttura geometrica trasparente, prendono nuova energia e si trasformano in un dispositivo funzionale dell’opera. Il visitatore, dall’esterno o dall’interno, assiste al fenomeno della nascita di cariche elettrostatiche prodotte da un “generatore Kelvin”: un  dispositivo che utilizza gocce d’acqua in caduta per generare differenze di tensione per induzione elettrostatica che si verifica tra i sistemi interconnessi di carica opposta. Assaël materializza una dimensione processuale ed evolutiva, con macchinari pesanti che mettono in evidenza pericoli, disagi, dissonanze insite nella routine della vita di ciascuno. Il suo approccio “politecnico” è transnazionale e affronta campi d’indagine innovativi in cui attraverso effetti “alchemico-industriali” non si celebra la ricerca scientifica o il sensazionalismo fine a se stesso, ma al contrario si valutano le sensazioni che esse producono sull’individuo.

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