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È iniziato il processo per il furto del wc dorato di Maurizio Cattelan
Arte contemporanea
Un furto dall’audacia sfacciata, quello che ha riguardato il Blenheim Palace, sito patrimonio dell’Unesco a Woodstock nell’Oxfordshire, in Inghilterra, dove America, la toilette in oro massiccio realizzata da Maurizio Cattelan, era stata esposta da soli due giorni. All’alba del 14 settembre 2019, cinque uomini, a bordo di una Volkswagen Golf e un camion Isuzu rubati, entravano in quella che era stata la storica residenza, tra gli altri, di Winston Churchill, per trafugare l’opera d’arte dal valore di 6 milioni di dollari. Muniti di mazze, si sono fatti strada nell’edificio dopo averne sfondato i cancelli. Poi, la fuga. Oggi, a sei anni dall’avvenuta rapina, si svolge nelle aule della Corte di Assise di Londra il processo a carico di tre imputati.
«Hanno impiegato solo cinque minuti», ha affermato il procuratore generale Julian Christopher KC in aula. Un piano orchestrato con maestria ed effettuato con rapidità fulminea: nel giro di una manciata di minuti, il gabinetto d’oro 18 carati lasciava il museo per non essere mai più recuperato. Il pubblico ministero della Oxford Crown Court sostiene che l’oro sia stato fuso per realizzare lingotti da rivendere.
Il processo e gli imputati
Nel novembre 2023, il Crown Prosecution Service aveva accusato quattro uomini del furto dell’opera, sebbene nei video di sorveglianza ne apparissero cinque. Tra questi, James Sheen, 39 anni, non un volto nuovo nel mondo del crimine. Il quotidiano inglese The Sun riporta che l’uomo ha già scontato la pena di 17 anni di reclusione per il concorso di reati commessi in diverse città del Regno Unito. Sheen, rapinatore esperto che nella sua “carriera” ha collezionato furti per un valore di 903mila sterline, è l’unico dei soggetti coinvolti a essersi dichiarato colpevole nell’aprile 2024, stando a quanto riferisce la BBC.
Durante l’ultima settimana di febbraio, nelle aule della Oxford Crown Court, si è aperto il processo a carico di Michael Jones, su cui pende l’accusa di furto con scasso, Frederick Doe e Bora Guccuk, cui è imputata la cospirazione per convertire o trasferire proprietà criminali, nello specifico, l’oro derivante dalla toilette rubata. Tutti e tre si sono dichiarati non colpevoli.
Sempre la BBC riporta che in sede processuale l’accusa si appella a screenshot e messaggi vocali che provano che il trio avrebbe negoziato un prezzo di 25.632 sterline al chilo per circa 20 kg dell’oro rubato.

Ulteriori testimonianze sono fornite dalle telecamere di sorveglianza che confermano che Jones si era recato nel palazzo nei giorni precedenti al furto negli orari di visita per ammirare l’opera e scattare delle foto.
Si stima che il processo proseguirà per altre tre settimane. Sebbene l’insussistenza di informazioni a riguardo, vi sono pochi dubbi circa il destino dell’opera. Dopo sei anni dalla sua sparizione, non vi sono speranze in un epilogo diverso.
La storia di America e le dichiarazioni di Cattelan
Esposta precedentemente al Guggenheim Museum di New York, America si era aggiunta alla collezione provocatoria di Cattelan. Non solo un oggetto di lusso ma un simbolo di potere, disuguaglianza e consumismo. Opera irriverente, il gabinetto d’oro, apparentemente prodotto di lusso destinato all’1 per cento della popolazione, era a disposizione del pubblico: i visitatori potevano infatti utilizzare il bagno, perfettamente funzionante.I visitatori della dimora settecentesca inglese dovevano prenotare un orario per poter fruire della toilette.
Dopo il furto, Cattelan aveva dichiarato al New York Times: «America era l’1 per cento per il 99 per cento, e spero che lo sia ancora. Voglio essere positivo e pensare che il furto sia una sorta di azione ispirata a Robin Hood. Vorrei che fosse uno scherzo».