22 giugno 2025

Le mostre della GAMeC, le installazioni di Maurizio Cattelan in città: l’estate bergamasca all’insegna dell’arte e della provocazione

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Oltre alle installazioni spiazzanti che hanno già creato scalpore in città, prosegue il quarto ciclo di Biennale delle Orobie – Pensare come una montagna, il programma di GAMeC che porta artisti internazionali nelle comunità del territorio. Ecco le mostre e il programma diffuso

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Maurizio Cattelan, One, Rotonda dei Mille ph. Lorenzo Palmieri

Bergamo vive l’inizio dell’estate sotto il segno dell’arte contemporanea. Tra Città Alta e Città Bassa è stata presentata Seasons, la mostra diffusa di Maurizio Cattelan che, per l’occasione, ha presentato al pubblico italiano quattro nuove produzioni decisamente particolari. La mostra è stata promossa nell’ambito del progetto Pensare come una montagna ed è l’evento della rassegna che ha suscitato più scalpore.

Maurizio Cattelan, San Lupo, Bones, ph. Lorenzo Palmieri

Seasons: le sculture di Maurizio Cattelan a Bergamo

Si parte presso l’Ex Oratorio di San Lupo, con una scultura che ritrae un’aquila caduta, dal titolo Bones. Il palazzo, situato nei pressi della GAMeC, accoglie il rapace riverso a terra, evidentemente ferito eppure con lo sguardo fiero che lo contraddistingue. L’opera può essere osservata da varie prospettive nella meravigliosa sala poco dopo l’ingresso del palazzo e, grazie ad un accurato sistema di illuminazione, mette il risalto il tema della caduta, più nel dettaglio l’ascesa e la perdita dei valori dell’uomo nella società contemporanea. Già il titolo della mostra è un chiaro riferimento alle stagioni, dunque alla ciclicità del tempo e al cambiamento. L’aquila è inoltre simbolo della montagna e della natura incontaminata, fuori dal proprio contesto abituale e privata della maestosità che la vede solitamente sfrecciare nei cieli montani. Un’opera che può essere letta anche in chiave drammatica dati i tempi odierni: animale sovente associato alla grandiosità del regime, come nel caso del fascismo, l’aquila del 2025 è stesa per terra e priva di forze, vulnerabile, segno tangibile dei tempi di guerra che l’umanità sta tragicamente vivendo per l’ennesima volta.

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Maurizio Cattelan, No ph. Lorenzo Palmieri

La seconda parte del percorso di Seasons prosegue negli spazi del museo bergamasco in via San Tomaso. Qui, le opere presentate sono due e dialogano a poca distanza l’una dall’altra. E in questo caso troviamo un Cattelan radicato nell’immaginario comune, a metà tra la provocazione e il gioco. I due lavori si intitolano No (realizzata nel 2021), rielaborazione dell’iconica opera Him – che nel 2001 fece scalpore poiché ritraeva Adolf Hitler – ed Empire, che è invece di recente produzione. La prima crea una sorta di cortocircuito visivo: vediamo una figura vestita in modo elegante, elaborata con una fisionomia infantile e con il volto coperto. Come mai questa scelta? Forse Cattelan vuole lasciare intendere un doppio significato nella sua opera, il sacchetto come maschera per coprire le proprie impurità e protezione da un mondo alla deriva. Oppure, perché no, la volontà di spostare il focus verso ciò che si cela ad una semplice comprensione. E con Empire amplifica il già tangibile senso di disorientamento con un mattone in terracotta su quale è riportata la parola che dà il titolo all’operazione. Il rimando all’idea di potere e prevaricazione è palese e quasi di facile comprensione. Con una lettura approfondita si può interpretare l’intenzione di inserire il mattone in una bottiglia di vetro come messaggio di impotenza di una ribellione che, nonostante i tentativi, rimane puntualmente ingabbiata in quelle che sono le strutture sociali che da sempre caratterizzano le dinamiche politiche e sociali della collettività.

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Maurizio Cattelan, Empire ph. Lorenzo Palmieri

La Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione accoglie un’opera che ha fatto molto discutere. La sede estiva del museo nel cuore di Bergamo Alta ospita la scultura di un uomo, un senzatetto steso su una panchina che urina mentre si copre il volto in una scena pietosa (nell’accezione del termine che genera compassione). Il soggetto ha le mutande abbassate e porta una mano alle parti intime, il liquido – che non è altro che acqua nonostante più di un visitatore si sia chiesto se fosse urina – scorre in maniera continuativa ed è parte integrante di una scultura che vuole far riflettere sul nostro rapporto con la marginalità, l’ingiustizia, gli esclusi, all’interno di un contesto signorile e assolutamente in contrasto con l’immagine che si prospetta al centro della sala del palazzo.

Maurizio Cattelan, November, Palazzo della Ragione ph. Lorenzo Palmieri

November, in ogni caso, è destinata a generare dibattiti accesi grazie ad un’estetica controversa e un messaggio semplice ma allo stesso tempo diretto e di impatto immediato. E il gran finale dell’operazione di Cattelan appare direttamente nello spazio pubblico, nella cornice della storica Rotonda dei Mille, nel cuore di Bergamo Bassa. Un bambino sulle spalle di Garibaldi, maglietta rossa e simbolo di una pistola che punta verso l’alto. One è un invito alla ribellione da parte dei più “deboli” o rappresenta solo l’immagine di una figura innocente che non si rende conto del contesto? Tra gioco e provocazione, anche questo lavoro genera una serie di considerazioni che rendono necessaria un’analisi approfondita dell’intervento dell’artista padovano. Indipendenti tra loro, le opere dialogano a distanza, simboli di un presente che ci mette davanti a responsabilità e interrogativi sul nostro rapporto con ambiente, politica, comunità, storia e contemporaneità.

Julius Von Bismarck, Landscape Painting (Mine), 2025 Ph. Nicola Gnesi Studio

Biennale delle Orobie – Pensare come una montagna

I comuni di Dossena e Roncobello accolgono, infine, i lavori che corredano questo quarto ciclo di eventi di Pensare come una montagna. A Dossena, nel comprensorio minerario più antico della Val Brembana, l’artista tedesco Julius von Bismarck ha realizzato il suo quinto “landscape painting”, un dipinto non solo del, ma nel paesaggio. Ispirato dall’estetica delle incisioni e della pittura rupestre, l’artista è intervenuto sulle pareti di roccia nella miniera dando forma ad uno scorcio bidimensionale che rovescia la tradizionale immagine di un trompe-l’œil, con un’opera pittorica per la quale gli artisti coinvolti hanno impiegato circa tre settimane di lavoro. La roccia, e in particolar modo il contesto della montagna, si svuota di preconcetti e prospettive antropocentriche e riconquista il proprio ruolo originario di entità assoluta che prescinde dalla presenza umana.

Francesco Pedrini, Magnitudo, installation view ph. Nicola Gnesi Studio

Infine, Magnitudo di Francesco Pedrini si erge nel contesto del Passo de Vendulo, sito di interesse archeo-astronomico all’interno del quale si giunge tramite un intricato crocevia di sentieri. L’artista, originario della Val Brembana, definisce il proprio lavoro un “osservatorio poetico del cielo”, nato dall’esigenza di far riflettere locali e avventurieri sulla problematica relativa alla trasformazione dell’ecosistema boschivo di quei luoghi, un tempo incontaminati e al momento minacciati dall’incombenza del cambiamento climatico e dalla proliferazione del bostrico, favorita dalla diffusione di monocolture di abeti rossi. Magnitudo, composto da tre installazioni, è ispirato al celebre sito astronomico indiano Jantar Mantar di Jaipur. Posa è un’area pianeggiante in assi di legno che consente di tracciare un analemma solare e dunque riflettere il movimento della Terra attorno al Sole. Le altre due installazioni, realizzate in legno di larice, consistono in Polaris, un tronco inclinato che guida chi osserva verso la Stella Polare, e Aerofono, una struttura cava che raccoglie e offre all’orecchio umano i suoni del cielo.

Thermocene pg. Nicola Gnesi Studio

Lo Spazio Zero della GAMeC

Al contempo, lo Spazio Zero della GAMeC ha inaugurato la mostra del collettivo EX. (Andrea Cassi e Michele Versaci), anticipazione del progetto di realizzazione del nuovo Bivacco Aldo Frattini sulle Alpi Orobie, che fungerà da sede “esterna” della GAMeC in alta quota. A settembre, infine, sarà istituita una tavola rotonda multidisciplinare che promuoverà il dialogo tra artisti, architetti e professionisti, pensata come momento di riflessione e occasione per indagare, ancora una volta, il complesso rapporto tra essere umano e montagna. Oltre a tutto questo, è l’atteso annuncio della nuova stagione di podcast di Radio gamec, dedicata al programma biennale dal titolo Cara Montagna, ad opera dell’autrice e produttrice radiofonica Ilaria Gadenz.

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