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Pensare come una Montagna: la terza edizione della Biennale delle Orobie di GAMeC
Mostre
Le prime due edizioni di Pensare come una Montagna (ne abbiamo parlato qui e qui) sono state un successo. La GAMeC ha quindi deciso di portare avanti la propria rassegna biennale, incentrata sulla valorizzazione del territorio bergamasco, delle zone di valle e della pianura orobica. L’8 febbraio sono andate in scena una serie di proiezioni di film prodotti dalla GAMeC, realizzati dagli artisti Giulio Squillacciotti, Agnese Galiotto, Michela de Mattei e Invernomuto, che saranno visibili fino al prossimo 15 maggio. La giornata si è svolta a partire dal primo pomeriggio, con la proiezione di MUT di Squillacciotti presso la centrale idroelettrica di Zogno, successivamente visitata da coloro che hanno partecipato all’anteprima, a dimostrazione della centralità della promozione del territorio e delle proprie eccellenze anche al di fuori del campo artistico da parte degli organizzatori della rassegna.

MUT, 2024. Film still. Courtesy l’artista
MUT è stato realizzato dall’artista in collaborazione con la Camera di Commercio di Bergamo nel corso di MADE Film Festival. Il film indaga la dimensione familiare in una cornice di montagna, con protagonisti due giovani allevatori che aiutano la propria famiglia nelle tradizionali attività della vita in alpeggio. I due ragazzini si occupano degli animali, li nutrono e li fanno giocare, mostrando il loro lato più infantile nonostante la durezza della vita in altura. Il film è caratterizzato da un silenzio assoluto, che rende ancora più esplicito il messaggio dell’artista, il quale mette davanti agli occhi dello spettatore un vero e proprio documentario in cui la vera protagonista è la natura con i suoi ostacoli, la sua ciclicità, i suoi vuoti. I giovani allevatori si relazionano con i più grandi tramite gesti e silenzi, lavorano sodo, consolidano il rapporto nonostante le ardue mansioni che sono chiamati a portare a termine. La fotografia è soffusa, evoca un senso di nostalgia che si fa allegria nelle stagioni più luminose. I tagli che trasferiscono repentinamente le scene sono studiati con sapienza per mostrare quanto più dettagliatamente possibile tutte questi aspetti, in un film dalla durata relativamente breve ma dall’intensa carica comunicativa.

La Tournée è proseguita quindi con il secondo film in programma, Migratori di Agnese Galiotto. A differenza della prima proiezione, qui le parole giocano un ruolo fondamentale per la comprensione della ricerca alla base del lavoro dell’artista. Un percorso visivo che ricostruisce minuziosamente la rotta migratoria naturale che passando per l’Italia si estende fino al nord Africa. Un passaggio in volo nel quale si incontrano diversi ecosistemi che si integrano tra loro. Il film della Galiotto indaga l’importanza e il fascino di queste rotte migratorie, così come l’interazione tra l’uomo e gli uccelli. I protagonisti del film sono ornitologi che studiano, attraverso complesse attività di misurazione e registrazione di dati, il comportamento e le caratteristiche anatomiche dei volatili. Per farlo ricorrono a una serie di reti attraverso cui recuperano gli uccelli per analizzarli e poi rimetterli in libertà. Una sagace riflessione sui rapporti di potere che si instaurano tra uomo e natura, nonostante l’empatia dei protagonisti (positivi) delle ricerche sul territorio. D’altronde, si apprende dal film che sarebbe impossibile avere un quadro dei fenomeni associati alle migrazioni senza una diretta applicazione della teoria sulla natura.

Il programma è proseguito con l’assegnazione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, primo concorso internazionale dedicato a curatori under 30 istituito dalla GAMeC e dal Gruppo Bonaldi nel 2003, al progetto Fossi io teco; e perderci nel verde, mostra realizzata della curatrice Greta Martina con la partecipazione degli artisti Attila Faravelli, Enrico Malatesta, O Thiasos TeatroNatura (Sista Bramini, Camilla Dell’Agnola, Nora Tigges), Umberto Pellini, Nicola Ratti, Lorenzo Silvestri e Valentina Viviani. La premiazione è avvenuta in un importante ex monastero di Serina, borgo di montagna che ha dato i natali a Lorenzo Bonaldi, ed è stata seguita da una performance dell’artista australiana Felicity Mangan. Serina è stata poi teatro della terza e ultima proiezione della giornata, dedicata a Paraflu, film realizzato da Michela de Mattei in collaborazione con il duo Invernomuto. Il lupo, spesso considerato animale predatore e associato alla pericolosità, specie in zone di montagna, nel film assurge a simbolo di indipendenza e fonte di conoscenza. Animale impetuoso, dal temperamento irruente, dominatore dei propri territori selvaggi e isolati, il lupo è ricomparso in Italia in diverse zone, dagli Appennini alle Alpi. Gli artisti portano avanti la narrativa associata al lupo con un film coraggioso, in cui è labile il confine tra produzione cinematografica e videoarte. Alcune scene realizzate con l’intelligenza artificiale confondono lo spettatore, proiettandolo in una dimensione di inquietudine, fatta di colori che si alternano rapidamente e lamenti animali che piano piano si fanno sempre più insopportabili. Le riprese in 16mm si alternano agli effetti dell’AI, in un’atmosfera confusa che riporta alla mente gli scritti di Morizot sulle abilità di depistaggio del predatore per eccellenza.

Sotto la direzione artistica di Lorenzo Giusti, il programma del 2025 è organizzato in 3 cicli di eventi, con i prossimi che inaugureranno il 7 giugno e il 4 ottobre. Questo primo ciclo di proiezioni del 2025 ha avuto come protagonisti una serie di luoghi delle valli bergamasche, tra cui i comuni di Vedeseta (Val Taleggio), Gromo (Val Seriana), Averara (Val Brembana) e Gorno (Val del Riso) e nelle prossime settimane avranno luogo delle conversazioni negli spazi di GAMeC con gli artisti e coloro che hanno collaborato alla realizzazione dei film. Il focus dei progetti futuri rimarrà la valorizzazione delle comunità locali e l’incontro con esse, attraverso la partecipazione di artisti e artiste internazionali. Vi sarà inoltre una restituzione visiva alla conclusione di Pensare come una Montagna, che avverrà negli spazi della nuova sede della GAMeC.