29 settembre 2022

exibart prize incontra Cecilia Maran

di

Gli elementi principali del mio lavoro sono la curiosità, la contaminazione tra le tecniche e la sperimentazione di queste.

 

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Mi sono iscritta alla Scuola di Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2016, convinta che avrei semplicemente imparato a “fare arte”; invece, è stato molto di più di questo. L’incisione è stata una scoperta meravigliosa: la potenza che si racchiude nel lasciare un segno inciso, una propria traccia su una matrice attraverso un gesto, mi ha catturata. Posso descrivere il mio percorso artistico come un susseguirsi di morsure che, attraverso approcci sperimentali e non, mi hanno portata ad imprimere pensieri, emozioni e sensazioni su lastre di zinco: dei veri e propri diari personali incisi.
Ho potuto collaborare, attraverso una call che promuoveva l’incontro tra artisti e scienziati
dell’ISMAR di Venezia, con un ricercatore del CNR che mi ha motivata ancora di più ad immergermi totalmente in quella che sarebbe poi diventata la mia ricerca artistica: la mappatura dei fondali marini. Ho iniziato così a sfondare le matrici di zinco, in modo da ricreare le batimetrie che compongono gli abissi dei mari, utilizzandole poi come lastre su cui incidere segni e sperimentare morsure, facendo reagire il bicarbonato di sodio con l’acido nitrico utilizzato per incidere, al fine non solo di creare un effetto particolare, ma di catturare un particolare attimo: l’effervescenza. In breve: il mio percorso artistico è stato (ed è!) un continuo susseguirsi di sorprese, che spero possano non finire mai.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Gli elementi principali del mio lavoro sono la curiosità, la contaminazione tra le tecniche e la sperimentazione di queste. Sono una persona curiosa da sempre e questo, inevitabilmente, caratterizza la mia ricerca artistica ed ogni mio lavoro. Credo sia quindi giusto spingersi più in là possibile, abbattendo i propri limiti o, se non altro, arrivando a riconoscerli e permettersi così di focalizzare, con il passare del tempo, un’idea sempre più chiara di sé stessi e, di conseguenza, di quello che si vuole trasmettere agli altri, anche da un punto di vista artistico.
Lo stesso discorso vale in qualche modo per la contaminazione tra le tecniche, tema al quale tengo molto: credo che possa permettere la soluzione e la creazione di nuove opere, che abbracciano linguaggi artistici oltre la tradizione, permettendo la conoscenza di nuovi modi utili all’espressione artistica. La sperimentazione è l’elemento cardine di tutta la mia ricerca, del mio percorso e del mio approccio artistico. Mi permette di scoprire fino a quanto ci si possa spingere nell’utilizzo di uno strumento utile alla creazione dell’opera, scegliendo di lasciarlo libero di agire o, al contrario, mantenendo il tutto controllato. Sperimentare è una sfida per sé stessi e per la propria arte, perché permette di conoscere modi nuovi per creare, ma mette in luce le difficoltà e le avversità che caratterizzano le tecniche messe in pratica. Si tratta di accettare la sfida, incassare la sconfitta comprendendo l’errore, per poi ricominciare o continuare consci degli ostacoli, pronti a superarli.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte è parte integrante e fondamentale della società, interagisce con la gente in qualsiasi modo, attraverso mostre o eventi ad esempio. Credo che l’arte sia ciò che può permettere alle persone di aprire gli occhi, di accettare le diversità, di promuovere il confronto. A volte può essere considerata, soprattutto perché “contenuta” e “protetta” nei musei, un lusso, un qualcosa di troppo lontano dalla concretezza della vita comune. In realtà l’arte è di tutti ed è per tutti, quindi perché non farle invadere le strade delle città per dimostrarlo alle persone? Per avvicinarsi a loro, per far rendere conto alla gente che è un’entità comune, democratica, libera, che non conosce confini di nessun tipo.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Vedo il mio futuro accompagnato da una costante: la voglia e il desiderio di mettermi alla prova. Da due anni ho aperto il mio laboratorio di stampa ed incisione, allestito con tutto il necessario per immergersi nella stampa d’arte. Mi piacerebbe che il Garatelier (il mio atelier è situato in garage, da qui il nome) potesse trovare una sede in un luogo più ampio, e magari (perché no?) diventare luogo d’incontro e di scambio per artisti, appassionati o semplicemente persone curiose che desiderano avvicinarsi all’arte. Mi piacerebbe creare un grande Atelier, in cui artisti che utilizzano linguaggi artistici anche diversi dal mio possano condividere gli spazi, creare opere, per organizzare insieme eventi, mostre, workshop e qualsiasi cosa che possa avvicinare le persone all’arte.
L’idea sarebbe quella di creare un luogo in cui giovani e talentosi artisti possano gettare o, se non altro, rendere più solide le basi della loro vita e ricerca artistica.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Se il desiderio fosse quello di portare a credere l’artista in sé stesso e nella propria ricerca e
produzione, un modo per agevolarlo potrebbe essere quello di fargli credere in qualcosa di concreto, che vada oltre le sponsorizzazioni, la pubblicità o la visibilità sui social.
L’artista si nutre della bellezza e porta bellezza nel mondo, ma lo fa con gli stessi sforzi e sacrifici che può conoscere un qualsiasi professionista nella sua vita, quindi l’aspetto economico è anche per lui fondamentale. Oggi conosciamo la realtà delle residenze d’artista, che attraverso call specifiche selezionano gli artisti più meritevoli e concedono loro una possibilità in più per esprimersi e creare.
Credo che come soluzione sia ottima, ma prima o poi si tratta di esperienze che finiscono e l’artista torna nel “mondo reale” che riconosce il “fare l’artista” più come un’indole caratteriale che un lavoro vero e proprio. Quindi credo che le istituzioni potrebbero non solo agevolare ma incoraggiare i giovani artisti a continuare la loro pratica e il loro lavoro attraverso incentivi mirati, ad esempio, all’acquisto di materiali per la creazione delle opere, per poi magari arrivare a dei veri e propri sostegni economici utili a dare inizio, concretamente, al proprio lavoro: fare l’artista.

 

 

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