17 settembre 2022

exibart prize incontra Cetty Previtera

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Amo la materia grassa, e i suoi tempi di essiccazione, a volte snervanti ma infine portatori di tempi meditativi e riflessivi sul procedere.

 

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Da bambina sono sempre stata immersa in dimensioni solitarie in cui coltivavo attività artistiche. Poi in realtà ho perseguito studi ufficiali di altra natura, non legati all’arte, lasciando, senza forse nemmeno rendermene conto, sempre uno spazio per i mei momenti di creazione. Dopo diversi anni di studio e lavoro in ambito sociale, ho deciso, da grande, di frequentare il corso libero di Pittura presso l’Accademia Abadir di S. Agata Li Battiati (CT). L’incontro con i maestri pittori incontrati lì, Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro e in maniera trasversale Franco Sarnari e Piero Guccione, hanno determinato la mia lunga frequentazione del corso, e certamente anche la mia formazione artistica. Oltre all’intenso approccio pratico alla Pittura ho trovato una forte conoscenza della storia dell’arte, scoprendo elementi di cui mi ero sentita sempre manchevole. In seguito ho avuto l’opportunità di iniziare ad esporre, e da allora la mia ricerca procede cercando costantemente un equilibrio tra ciò che trovo nella storia della pittura, e la mia autonomia.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Sono pittrice, lavoro principalmente ad olio su tela. Amo la materia grassa, e i suoi tempi di essiccazione, a volte snervanti ma infine portatori di tempi meditativi e riflessivi sul procedere. Negli ultimi anni ho trovato i miei soggetti in spazi ampi e di paesaggio, perlopiù boschivi, di natura selvatica e non contaminata. Sulla tela, le superfici, i rami, i controluce, diventano occasioni di apertura verso l’astrazione.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte ha sempre interagito con la società, influenzandola anche laddove non vi è stato intento specifico, in maniera inevitabile. È parte del contesto e cambia vicendevolmente con i suoi fruitori. L’interazione è il fondamentale momento legato alla fruizione dell’opera da parte del pubblico, senza il quale non esisterebbe. L’arte palesa il dolore o la gioia, emozioni estreme ed opposte. Laddove ti sconvolge, è promotrice di nuove direzioni. Un’opera pensata e condivisa con una piccola o grande comunità diviene portatrice di un principio di cambiamento, fornendo nuove visioni e condivisione delle problematiche.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Ho avuto un periodo molto intenso di pittura negli ultimi anni, e mi trovo per motivi artistici e personali in un momento di riflessione. Nel riprendere le mie tele, che mi aspettano neutre e vuote e pulite, voglio ritrovare il mio segno radicato e nuovo. Si accennano collaborazioni con nuove realtà espositive e progetto per continuare il mio percorso, di cui sono molto curiosa. Sono alla ricerca periodi di residenza, perché mi interessa molto la possibilità di lavorare in maggiore autonomia e allo stesso tempo in condivisione con altri artisti, e in uno spazio specifico.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Le istituzioni potrebbero e dovrebbero innanzitutto legittimare realmente l’attività artistica in quanto lavoro che richiede tempo, spazio e risorse. L’agevolazione dovrebbe essere concreta, fatta di fondi, borse di lavoro, spazi di lavoro, che da recuperare ne siamo pieni in Italia, aiuti mensili, aiuti simili a quelli riservati alle altre realtà lavorative, come accade in altri paesi europei. La visibilità dell’aiuto dovrebbe essere alla luce del sole, per arrivare facilmente a chi ha bisogno di trarne beneficio per continuare la propria ricerca, senza dover ricorrere a lavori altri e saltuari che sovente devastano l’equilibrio del lavoro artistico. Può succedere anche di scoprire che qualche aiuto ci sarebbe, ma la comunicazione da parte delle istituzioni non è abbastanza efficace e allora si perdono delle possibilità. Ciò che è necessario è il riconoscimento culturale e valoriale delle attività artistiche, cosa che negli ultimi anni poche e rare realtà istituzionali hanno avuto la capacità di percepire e cogliere.

 

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