24 marzo 2023

exibart prize incontra Giorgio Casotto

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Quello che faccio è il racconto di una storia che ognuno può vedere ed immaginare con i propri occhi in base alle esperienze e allo stato d’animo in cui si trova.

Giorgio Casotto

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico credo sia il frutto delle esperienze e delle persone che ho conosciuto. Non amo molto seguire le regole e credo  sia questo il motivo per cui non ho frequentato un accademia.
Da bambino sono sempre stato molto iperattivo e non riuscivo mai a concentrarmi sulla stessa cosa per molto tempo avevo sempre bisogno di cambiare e l’arte astratta di da questa libertà.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Le mie opere sono caratterizza da una piccola finestra al centrale che sta a simboleggiare un sguardo sul mondo e su se stessi quasi ci volessi entrare dentro. Nella mia ultima serie però ho sperimentato una nuova tecnica. La serie di chiama “complementarity” e l’opera viene creata dipingendo la prima tela e quando il colore è ancora fresco la seconda tela bianca viene appoggiata sopra per poi essere separata nuovamente, creando così due opere uguali, ma allo stesso tempo diverse influenza l’una dall’altra. Le linee bianche vengono invece aggiunte alla fine come a voler dire che c’è qualcos’altro.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Troppo spesso si sente dire che la società in cui viviamo oggi è una società mordi e fuggi, la quale non riesce a godersi il momento  perché  piena di distrazioni che ci impediscono di creare la nostra storia; preferiamo far finta di vivere quella di qualcun altro. questo stile di vita frenetico  che viviamo oggi, il quale ci ha tolto la capacità di innamorarci delle piccole cose.

Per me uno dei punti cardini che ha la forza da sempre di suscitare emozioni, farti rallentare o addirittura fermare è l’arte in tutte le sue forme.
Con la mia arte mi pongo questo obiettivo. Le mie opere sono frutto dei momenti e dei viaggi che ho vissuto, di tutte le persone, i posti e  i luoghi che mi hanno toccato il cuore.
Quello che faccio è il racconto di una storia che ognuno può vedere ed immaginare con i propri occhi in base alle esperienze e allo stato d’animo in cui si trova; puoi guardare un quadro mille volte e mille volte proverai emozioni e sentimenti  diversi. Questa per me è la cosa fondamentale: arrivare al cuore delle persone, catturare la loro attenzione per un’instante e portarle in un altro posto.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Penso che una persona e soprattutto un artista non debba pensare troppo al futuro, ma godersi il presente e cambiare insieme a lui. Voglio che la mia arte di evolva in modo naturale a volte anche lasciandosi trasportare da quello che succede, non sai mai dove il mare può portarti e molte volte il viaggio è non avere una rotta.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Personalmente penso che le istituzioni dovrebbero creare più spazi dove un gli artisti possano lavorare,  non sempre si ha la possibilità di permettersi uno studio e gli spazi a casa sono limitati di conseguenza anche l’arte. Però in realtà il cambiamento più grande dovrebbero farlo le gallerie italiane che spesso si sento al di sopra di tutti creando dei circoli dove è difficile entrare e molte volte non dando neanche una chance ad  artisti emergenti in quanto tante volte non conosciuti perché il portfolio non viene visionato.

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