20 marzo 2023

exibart prize incontra Giuliana Silvestrini

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Gli elementi principali del mio lavoro sono la memoria, l’identità, il rapporto uomo-natura, l’uso di oggetti o cose in disuso, che appartengono al quotidiano e che si arricchiscono di significati nel tempo.

Giuliana Silvestrini

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Biologa, councelor in arte terapia, il mio percorso artistico inizia presso la Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma con l’artista Luigi Bruno per poi continuare all’Accademia delle Belle Arti di Roma dove conseguo la laurea in Pittura, seguita, in particolare, dal Prof. G. Notargiacomo e nella Specialistica dalle Prof.sse C. Casorati e N. Agostini dalla cui interazione nasce una mostra dal titolo “Non posso farne a meno”, presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, Roma, 2014. In seguito ho seguito corsi di pittura con l’artista Guido D’Angelo con il quale ho approfondito tecniche e materiali per la pittura.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Gli elementi principali del mio lavoro sono la memoria, l’identità, il rapporto uomo-natura, l’uso di oggetti o cose in disuso, che appartengono al quotidiano e che si arricchiscono di significati nel tempo, vedi il pane secco che è ludicamente trasformato da materiale organico da avanzo in materiale simil organico da esposizione artistica, in un processo che lo porta a diventare forma plastica in scena (Ciriaco Campus, Food Art, 2014, Milano).
Questi temi li sviluppo attraverso l’uso di molteplici media, spaziando dai video alle elaborazioni sonore, fotografia, senza mai rinunciare alla ricerca e allo studio della pittura con la quale mantengo una tensione vitale e imprescindibile, il tutto caratterizzato da una visione neo-concettuale rivolta a una dimensione spazio/temporale che tende al principio fondante di “opera aperta”, che si offre sempre per statuto a interpretazioni multiple mediate da meccanismi percettivi.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte deve interagire con la società ed essere strumento di riflessione, ma come? Qualunque sia il linguaggio artistico usato, secondo me l’arte dovrebbe fare da specchio e svegliare lo spettatore, attraverso un coinvolgimento emotivo/sensoriale verso un sentire universale, verso le profondità dell’animo umano, e solo attraverso una scossa di questo tipo si può attivare un cambiamento o anche semplicemente una consapevolezza di ciò che ci circonda.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

In questo momento mi sto preparando per una mostra che farò con altre due artiste presso l’ex-Cartiera Latina a Roma.

 

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