29 maggio 2020

Su exibart prize con Deeno ritorna il piacere della figurazione d’autore

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Continuiamo la nostra passeggiata tra gli artisti che partecipano ad exibart prize. Sarà un modo per conoscerli, per divulgare il loro lavoro e soprattutto per avere un quadro generale sul ruolo e sulla vita dell’essere artista oggi!

deeno

Deeno ci convince per il suo gesto di matrice classica ma di gusto contemporaneo. Indiscussa è la sua capacità di controllare la materia pittorica, riuscendo a raggiungere risultati di assoluta eccellenza.

“ Sono nato in un piccolo paese in provincia di Bari, mi accosto molto precocemente al disegno.
Frequento e conseguo il diploma al Liceo Artistico “G. De Nittis” di Bari dove allaccio i primi veri contatti col mondo dell’arte vincendo il 1* premio della mostra di fine percorso scolastico.
Nel 1998 mi iscrivo all’Accademia di Belle Arti di Venezia ma i miei turbamenti interiori e l’incapacità di creare un saldo rapporto con i docenti mi spingono ad abbandonare lo studio al terzo anno. Nel frattempo e negli anni a seguire dipingo su commissione ritratti, nature morte e copie d’autore dei maestri del passato affinando la tecnica della pittura ad olio. Espongo in diverse occasioni.
Presto mi accosto all’arte contemporanea, ai suoi rappresentanti, alla pittura materica, e le mie turbolenze trovano sfogo nel gesto espressionista, nella scomposizione cromatica impressionista e nella filosofia Freudiana.
Nel 2013 la rivista di settore “HESTETIKA” mi dedica 2 facciate.
Oggi sono musicista e pittore, lavoro regolarmente nel mio studio a Verona alla continua ricerca del difetto. Guardo con interesse ed in modo analitico l’arte autoctona e mondiale, arricchendo giornalmente il mio linguaggio pittorico”

Quando hai capito di essere o di voler essere un’artista?
Vedo l’arte come una sorta di vocazione, l’unico strada verso la realtà di chi la percorre. Non credo di aver mai realizzato di ‘essere artista’ in quanto tale, semplicemente sono consapevole di essere un tassello dell’arte con il mio linguaggio, i miei occhi, col gesto di una spatola, il solco di un pennello, con la vibrazione di una tinta. È tutto naturale, l’arte per me non è effetto ma causa; è azione, non reazione.
Ecco, l’arte è natura.

Ho avuto una esperienza traumatica, del tutto personale, con l’Accademia; la sensazione è che si ‘costruiscano’ artisti anziché tirare fuori la naturale propensione di ognuno. Ho imparato di più da chi mi circondavo che dai docenti.

L’effetto è stato che ho smesso di credere, per diverso tempo. Negli anni ho maturato da solo ciò che avevo dentro per cominciare a fiorire artisticamente; in pochi anni di Accademia potrebbe non esserci il respiro giusto, il battito giusto perché accada ciò.

Ribadisco – personale esperienza e personali considerazioni sulla base di ciò che ho vissuto – non intendo sminuire il lavoro svolto dai docenti delle Accademie.

Riesci a vivere del tuo lavoro di artista?
Per darmi il pane faccio musica, e non è facile tanto quanto la pittura. Forse sono stato più fortunato, probabilmente ho sviluppato negli anni un istinto che mi ha agevolato in questo mondo.
Ora lavoro con Ermal Meta, fratello e poeta, suono il basso elettrico e lo seguo in tour, ci divertiamo come matti!
Pittura e musica hanno sempre viaggiato parallelamente, un binario.
Mi piacerebbe se la mia pittura riuscissi a condividerla con più persone, allargare il bacino di occhi a cui mostrare il mio lavoro, e se viverci diventasse la naturale conseguenza di questo per me sarebbe assolutamente wow!
Ho partecipato a collettive, estemporanee ma non ho ancora provato il brivido di una personale.
Ci sto lavorando.

Qual è il tuo rapporto con il mercato dell’arte? Gallerie, curatori, critici
Posso dire di essere un totale outsider da questo punto di vista. In 40 anni ho conosciuto galleristi, curatori, gente che ha mostrato interesse per quello che facevo ma forse io non ho mai ritenuto fossi pronto, maturo per un cammino di quel tipo.
Sono schizofrenico nella ricerca personale, mi interessa tutto, mi abbaglia ciò che non conosco. Questo fa di me un nomade.
Ora ho le idee più chiare e penso che potrei affrontare il mare dell’economia dell’arte.

Di cosa credi ci sia bisogno nel mondo dell’arte per sostenere gli artisti?
Exibart è una realtà che fa davvero tanto per l’arte, come tante altre realtà che combattono giornalmente al servizio del bello.
Senza retorica, penso che lo Stato Italiano dovrebbe incentivare la propedeutica e lo studio dell’Arte in generale, lo fanno già in altri Paesi, non è utopia.
Penso che rimanere conservatori escluda tutto quello che le nuove leve, e sono tante e valide, possono regalare al Paese.
Trovo assurdo che un artista italiano ambisca al mercato internazionale perché in Italia c’è poca aria, l’Estero dovrebbe essere una ‘macchia d’olio’ dopo che si è ‘goccia d’olio’ qui, no?Ci vogliono investimenti consistenti, fiducia nel proprio popolo. Chissà che, un giorno, le cose comincino a girare secondo una logica, al caos ci pensiamo noi.

Info:

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