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Other Identity #150, altre forme di identità culturali e pubbliche: Marta Parszeniew
Fotografia
Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Marta Parszeniew.

Other Identity: Marta Parszeniew
Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?
«Per me, creare la mia opera d’arte è un pezzo di una storia visiva che gli altri possono prendere come vogliono. Il collage in sé, essenzialmente, è una sorta di racconto fotografico. Ogni pezzo che realizzo nasconde un pezzo dei miei pensieri ed emozioni subconsci. Quindi il mio privato diventa pubblico, e penso che ogni artista faccia così, è come uno scambio di energie».

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?
«Nella mia arte cerco di diventare ogni donna a cui riesco a pensare. Incarno la femminilità e cosa significa essere una donna moderna. La sessualità è molto importante per me; le mie opere d’arte includono molte immagini bdsm e fetish vintage».
Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?
«Dirò sempre sì a tutte le meravigliose opportunità che mi si presentano, dalle mostre alle collaborazioni. Personalmente, mi ci vuole un po’ per avviare una conversazione, tendo a rifuggire la folla quando si tratta di apparizioni pubbliche. Mi ci vuole un po’ per scaldarmi ma una volta che vado avanti non riesco a stare zitto!».

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?
«Direi che ho un approccio molto religioso a quello che faccio. Lavoro con il collage come mezzo dal 2011. Cerco sempre di scoprire nuovi artisti, fare nuove amicizie soprattutto con Instagram come piattaforma, è fantastico trovare qualcuno come me! Leggo molto e cerco di fare le mie ricerche per qualsiasi tipo di progetto».

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?
«Sono il mio lavoro, sono la mia arte, la vivo, la respiro e cerco continuamente di crescere e perfezionare la mia pratica. Questo è il mio sfogo emotivo; questo è il mio commento su questioni sociali e così via. Ho letto da qualche parte molti anni fa che una volta che hai ricevuto la tua prima commissione o venduto la tua primissima opera d’arte, è allora che sai di essere un artista. Non potrei essere più in disaccordo con questo. Essere un artista significa riscoprire continuamente te stesso, provare nuove tecniche, leggere e ricercare continuamente».
Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?
«Mi piacerebbe essere David Lynch o Charles Bukowski».

Biografia
Marta Parszeniew, nata in Polonia, lavora e vive a Londra da oltre 16 anni, dieci dei quali trascorsi tagliando freneticamente la carta e usando con il collage come mezzo preferito. Lavora su progetti personali e commissioni editoriali. Si è laureata alla Kingston University nel 2014 in fotografia d’arte.

Utilizza il collage e il fotomontaggio come mezzo riflessivo per esplorare il significato della femminilità nel mondo moderno. Con un fascino per l’est sovietico, il suo lavoro mira a commentare la natura regressiva dell’oppressione patriarcale esistente al giorno d’oggi nella società contemporanea. Utilizzando immagini sovversive per esplorare le idee di femminismo, genere, identità e sessualità, il lavoro di Parszeniew trae ispirazione dal dadaismo radicale e dai movimenti costruttivisti sovietici.