12 ottobre 2022

Procida 2022, l’omaggio di Mimmo Jodice all’isola metafisica

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Al Palazzo della Cultura di Terra Murata, nell'ambito di Procida 2022, sette fotografie del Maestro Mimmo Jodice, per raccontare atmosfere, scorci e suggestioni dell'isola, dagli anni ’70 a oggi

Mimmo Jodice, Senza Titolo, 1998
Mimmo Jodice, Senza Titolo, 1998. Copyright Mimmo Jodice / courtesy Galleria Vistamare

Atmosfere e suggestioni di un’isola, spazio ricavato nella mutevole continuità del mare e incessantemente trasformato, raccontate in sette immagini di un grande Maestro della fotografia. Visitabile al Palazzo della Cultura di Terra Murata, dal 16 ottobre al 31 dicembre, in occasione delle manifestazioni di Procida Capitale della Cultura 2022, “Abitare Metafisico” è una mostra che presuppone tempi lunghi, come quelli attraversati da Mimmo Jodice nella realizzazione delle fotografie, che coprono un arco di viaggi, spostamenti e permanenze, esperienze e prospettive, dagli anni ’70 a oggi. Similmente, dall’altra parte, quella di chi osserva nel presente ciò che è stato osservato, è prezioso lasciarsi fascinare dalla possibilità di uno sguardo lento, durevole, progressivo. Smarrirsi e ritrovarsi in un’immagine che rimanda a un luogo e a un attimo che permangono nella visione e nella memoria ma anche negli scorci, nelle topografie. Che poi Terra Murata si trovi nella zona più alta dell’isola, non può che aggiungere un tocco di magia – ma anche di apertura – all’immagine.

Procida metafisica: la mostra di Mimmo Jodice

«Pudica e solare, Procida rivela le sue leggi solo agli sguardi capaci di andare al di là di ciò che appare», scrive l’antropologo Marino Niola nel testo introduttivo alla mostra. «Sguardi come quello di Mimmo Jodice, che gli arcani della natura e della storia li ha negli occhi. Non descrive i luoghi ma li crea.  L’obiettivo dell’artista rende visibile l’invisibile, mostra il DNA delle sostanze primordiali, facendo di Procida un’isola contesa tra la vista e la visione».

Il progetto espositivo mette in dialogo un polittico dove il mare e la materia della costa procidana si incontrano, richiamando parte della nota produzione di Jodice, legata alle storie e alle origini del mito del Mediterraneo. Due lavori, rimasti fino a oggi inediti, esplorano, nel dettaglio, la materia dell’isola, messa in relazione con la sua importante e peculiare tradizione architettonica.

«Questo straordinario omaggio a Procida del maestro Mimmo Jodice chiude la stagione delle grandi mostre, raccontando l’isola attraverso gli occhi di uno dei più grandi fotografi della contemporaneità», dice Agostino Riitano, direttore di Procida 2022, ricordando gli altri artisti che, nel corso di quest’anno, sono stati coinvolti nel programma culturale, da Jan Fabre a Maria Thereza Alves, da William Kentridge ad Antonio Biasiucci, passando per i giovani artisti del Mediterraneo, attraverso la Biennale dei Giovani Artisti. «La mostra di Jodice conferma anche la collaborazione con il Museo Madre, ribadendo ancora una volta la scelta del progetto Procida Capitale della Cultura di porsi come piattaforma di sperimentazione dei linguaggi e delle dinamiche di cooperazione istituzionale», conclude Riitano.

Biografia di Mimmo Jodice

Mimmo Jodice vive a Napoli, dove è nato nel 1934. Fotografo di avanguardia sin dagli anni Sessanta, attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita ed all’affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale. In quel periodo inizia una serie di sperimentazioni sui materiali e sui codici della fotografia, usando il mezzo non solo come strumento descrittivo ma anche creativo.

Negli anni ‘70 Jodice vive a stretto contatto con i più importanti artisti delle neo-avanguardie che frequentavano Napoli, dedicandosi sempre più alla fotografia di ricerca concettuale. Nel 1980 pubblica “Vedute di Napoli”, in cui avvia una nuova indagine sulla realtà, lavorando alla definizione di un nuovo spazio urbano e del paesaggio, scegliendo una visione non documentaria ma sottilmente visionaria, di lontana ascendenza metafisica, alla quale resterà sempre fedele. Questa direzione avrebbe segnato una definitiva svolta nel suo linguaggio. La ricerca sul “vedutismo” moderno rimane uno dei temi cari all’artista, insieme al lavoro sul mito del Mediterraneo, che continua ancora oggi. Il risultato fu un libro, “Mediterraneo”, pubblicato da Aperture, e una mostra al Philadelphia Museum of Art.

Nel 2009, il Palazzo delle Esposizioni di Roma gli dedica una grande retrospettiva e nel 2011 viene invitato dal Museo del Louvre per una personale con un nuovo lavoro: “Les Yeux du Louvre”. Sempre in quell’anno, il Ministero della Cultura francese gli conferisce l’onoreficenza di “Chevalier de l’Ordre des Art et des Lettres”. Nel 2016, il Museo Madre di Napoli gli dedica un’ampia mostra, con opere dagli anni ’60 a oggi e una monografia, “Attesa”, ambedue curate da Andrea Viliani. Nel 2017 la Fondazione MAST di Bologna presenta “Gli Anni Militanti”, a cura di François Hebel, e nel 2018 l’omaggio del Multimedia Art Museum di Mosca, con “EDEN , TRANSITI, ATTESA”.

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