04 maggio 2020

‘Poster Quotidiano’: intervista a Adrian Paci

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Al via oggi il progetto "Poster Quotidiano": 26 artisti per aiutare chi si trova a fronteggiare condizioni socio-economiche difficili. Adrian Paci, tra i fondatori dell'iniziativa, ci racconta il presente

Adrian Paci
Adrian Paci, courtesy l'artista

Al via oggi, 4 maggio, l’iniziativa Poster Quotidiano, che da un’idea di Iva Lulashi, Adrian Paci e Fabio Roncato, grazie alla collaborazione di Casa Testori e Collezione Giuseppe Iannaccone con i curatori Giuseppe Frangi e Rischa Paterlini, ha coinvolto ventisei artisti nella realizzazione di opere in formato poster a sostegno di Fondazione Progetto Arca Onlus, per l’aiuto a persone che in questo momento hanno difficoltà a far fronte alle necessità quotidiane.

«Poster Quotidiano è un’azione che vuole coniugare arte e solidarietà perseguendo il duplice intento di sostenere la quotidianità di chi oggi si trova a fronteggiare condizioni difficili e, allo stesso tempo, di sottolineare l’importanza che la cultura può avere nell’affrontare e dare forma alla narrazione di uno scenario drammatico e senza paragone da almeno due generazioni», si legge nel comunicato stampa.

Gli artisti che hanno aderito sono Alessandro Agudio, Giulia Andreani, Stefano Arienti, Filippo Berta, Thomas Braida, Nina Carini, Linda Carrara, Andrea Cerruto, Paolo Ciregia, Vanni Cuoghi, Matteo Fato, Giovanni Frangi, Emilio Isgrò, Giovanni Iudice, Massimo Kaufmann, Beatrice Marchi, Elena Mocchetti, Davide Monaldi, Ruben Montini, David Reimondo, Alessandro Sambini, Hermanos Santiago, Marinella Senatore.

Ciascun artista ha realizzato «un lavoro in formato poster 50 x 70 cm in tiratura di 20 copie, oltre a tre prove d’artista», che sarà possibile acquistare con un contributo minimo di 100 euro e tutte le offerte andranno direttamente a Fondazione Progetto Arca Onlus

Potete seguire Poster Quotidiano sul suo sito web e su Instagram e Facebook (qui sotto potete trovare le informazioni per donare).

Una raccolta fondi per le necessità quotidiane

«L’epidemia del COVID-19 non ha causato soltanto un’emergenza sanitaria, ma ha anche messo in luce un’emergenza sociale. Tante persone e famiglie delle nostre comunità si trovano in gravi difficoltà ad affrontare i bisogni più elementari, dal cibo di ogni giorno, al tetto sotto cui proteggersi.
La dimensione di una nuova quotidianità ha fatto breccia anche nell’esperienza degli artisti coinvolti in questo lungo periodo di quarantena, durante il quale hanno continuato a lavorare autonomamente nelle proprie case e si sono trovati costretti a ripensare le proprie pratiche», hanno spiegato gli organizzatori.

Adrian Paci, Prova 2019, HD video, 10 minuti 16 secondi, courtesy l’artista, Peter Kilchmann Gallery Zurich, kaufmann repetto, Milano, New York

L’intervista a Adrian Paci

Per la tua storia personale e con la tua ricerca artistica hai attraversato importanti cambiamenti epocali. Che cosa pensi della situazione attuale? Siamo all’inizio di una nuova era?

«Una cosa che in questo periodo mi crea un certo disagio è la fretta di alcuni di apparire profeti di un futuro che sembra già chiaro nelle loro visioni. Della situazione attuale avverto per di più il senso di impotenza e di incertezza. Ci siamo abituati a non saper stare nell’incertezza e, almeno la pretesa che un sapere certo potesse sciogliere quell’incertezza, ci sembrava a portata di mano.
Ora ci sentiamo persi e non riusciamo a concepire come l’uomo tecnologico, l’uomo che sembrava aver conquistato così tanto territorio nel dominio della propria esistenza sulla terra, sia costretto a stare chiuso in casa dalla paura verso un virus invisibile e sfuggente. Io non so se siamo all’inizio di una nuova era e se questa nuova era sia migliore o peggiore di quella nella quale abbiamo vissuto gli ultimi decenni. So che in tanti cercavamo un cambiamento. La crisi ambientale ci aveva posto di fronte alla necessità di fare un passo indietro. Speravamo che questo passo indietro dovesse essere un passo deciso da un umanità ulteriormente emancipata e perciò capace di capire grazie a questa emancipazione i suoi limiti e la necessità di stare in armonia con gli altri viventi e con la Terra. Invece il passo indietro siamo stati costretti a farlo, accompagnato da tanto dolore e smarrimento, e questo ci crea disagio».

Si può dire, secondo te, che sia in atto una “narrazione” univoca di ciò che sta accadendo per il coronavirus? Se ne parla molto spesso con riferimento a situazioni sociali “medie” e “standard”, sono state quasi dimenticate la diversità delle condizioni sociali e economiche, le parti più povere della società, i campi profughi, le migrazioni in corso e temi simili. Perché?
Credo che quello che sta accadendo con il coronavirus da una parte metta tutti gli uomini e le donne davanti allo stesso pericolo, ma anche distoglie lo sguardo dalle situazioni specifiche di disagio che certe categorie sociali sono costrette a vivere come ulteriore aggravante della loro situazione di precarietà. Comunque non rimpiango la narrazione precedente. Anche prima quando si parlava di queste categorie la narrazione era superficiale e spesso ipocrita. Mi riferisco specialmente alla narrazione mediatica».
Adrian Paci, Untitled, 2020, 40×50 olio su tela,
courtesy l’artista, kaufmann repetto, Milano, New York
Nella tua ricerca artistica ti occupi di precarietà umana, dalle migrazioni alle guerra. A parte le situazioni drammatiche che si sono consumate negli ospedali, che cosa pensi dei toni apocalittici e bellici usati da gran parte dei media (e delle persone) per descrivere condizioni come, ad esempio, la quarantena? Secondo te possono esistere una comunicazione e una percezione distorte, anche da parte del cittadino comune?
«In situazioni di emergenza il discorso pubblico viene dominato da una retorica che sicuramente non ricopre la complessità della verità. Da una parte il cittadino che si sente in pericolo ha bisogno di aggrapparsi a punti di referimento forti e stabili e dall’altra il potere riesce a operare e a esercitare se stesso all’interno di una narrazione priva di sfumature. Tentare spazi di pensiero critico è necessario, ma in situazioni come queste, dominate  dalla comunicazione sui social, anche la critica a volte viene inflazionata e si confonde con i vari complottismi cheap che popolano la comunicazione virtuale. Mantenere uno spazio per la ricerca della verità corrisponde al tentativo di mantenere spazi di libertà e questa cosa riveste sia il contenuto che la forma del discorso prodotto».
Che cosa pensi sia necessario, in Italia, per sostenere gli artisti in questo momento? Gli aiuti dovrebbero venire dallo Stato, dai privati o da entrambi?
«Prima di tutto dobbiamo capire quanto l’arte sia importante e per che cosa. Ogni tanto conviene mettere in discussione la necessità dell’arte anche perché non esiste una cosa chiamata arte, ma esistono le varie opere e operazioni d’arte, esistono poi le strutture che dovrebbero dare spazio alle opere e ai progetti degli artisti, dagli spazi non profit alle gallerie, le collezioni, le biennali, le fiere etc. Forse qualcosa bisogna mettere in discussione in cerca di una nuova necessità. Poi credo che a sostenere questa arte necessaria devono essere in tanti, pubblico e privato, a livello nazionale e a livello locale… Quando parlo di “arte necessaria” ovviamente non mi riferisco ad una categoria generalizzata. Parlo della necessità che può essere anche individuale, intima».
Adrian Paci, Untitled 40×50 olio su tela, courtesy l’artista, Peter Kilchmann Gallery, Zurich
Personalmente come hai affrontato quest’emergenza sanitaria? Lo scoppio dell’emergenza ha interrotto o annullato alcuni tuoi progetti professionali, in Italia o all’estero? E quali saranno i progetti a cui prenderai parte nei prossimi mesi?
«L’ho affrontata convivendo con il disagio… Sì, avevo dei progetti come tanti altri che sono stati bloccati e rimandati. In questo periodo sto applicando l’insegnamento online con i miei studenti della Naba e devo confessare che non si sta rivelando quel disastro che temevo all’inizio. Con l’apertura dei musei presenterò un mio lavoro al Centro Pecci di Prato».
In Albania come viene affrontata l’emergenza coronavirus rispetto a istituzioni culturali (musei, teatri, etc) e agli artisti?
«Le istituzioni culturali sono rimaste chiuse e gli artisti a casa. Da lunedì si sta prevedendo una lenta apertura anche in Albania. Per fortuna la situazione da quella sponda dell’Adriatico non sembra così problematica come dalle nostre parti qua in Italia e in Lombardia».
In Italia molti artisti sono stati chiamati a donare o a realizzare opere per progetti di beneficenza. Quale pensi possa essere il ruolo dell’arte e degli artisti in momenti di grave emergenza per la collettività?

«Credo che quello della beneficenza sia un gesto lodevole e tutti hanno fatto bene a farlo, ma non c’entra con il ruolo dell’arte. Non credo che il ruolo dell’arte o degli artisti cambi nei momenti di emergenza rispetto ad altri momenti».

Che immagine presenterai per il progetto Poster Quotidiano?
«Ho scelto di presentare proprio un poster: il poster della mia mostra presso la Galleria Nazionale dell’Arte a Tirana che si è tenuta l’anno scorso a settembre».
Adrian Paci, poster della mostra e per “Poster Quotidiano”, 2020, courtesy l’artista

Come partecipare all’iniziativa

«I poster, firmati e numerati 1/20, sono in vendita con un contributo minimo di 100 euro e il ricavo viene direttamente versato a Fondazione Progetto Arca Onlus, che a Milano, Roma e Napoli fornisce assistenza ai senza tetto con le sue unità di strada e ha recentemente avviato un programma, d’intesa con i Comuni, per garantire sostegno alle tante famiglie in difficoltà».

«Il contributo potrà essere versato direttamente su un conto corrente di Progetto Arca indicando la casuale “Campagna Poster Quotidiano”, IBAN IT07 A030 6909 6061 0000 0014 086».

Per informazioni potete consultare il sito web di Poster Quotidiano, oppure scrivere a info@posterquotiano.it

«Un grazie speciale va a chi acquisterà le opere, perché ogni poster venduto si tradurrà in aiuto immediato e concreto alla quotidianità di chi è meno fortunato», hanno voluto sottolineare gli organizzatori, che hanno espresso la loro gratitudine anche «ad Art Defender, a Lara Facco P&C, a MediaRevolution.it, MGV Communication, a Collezione Nembrini e ai sostenitori che hanno voluto mantenere l’anonimato, perché con il loro contributo hanno permesso di far fronte ai costi vivi per la realizzazione di Poster Quotidiano».

Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea [Immigration Removal Centre], 2007, Videoproiezione, 5’30”, Collezione Giuseppe Iannaccone, courtesy l’artista e Collezione Giuseppe Iannaccone

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